Fuck school

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I voti, ciò che di più inutile c'è al mondo, come se un numero potesse definire chi sei, quante cose sai, la tua intelligenza, o ancora peggio, il tuo impegno.

Non mi è mai importato particolarmente della scuola, svolgo i miei compiti, studio quanto basta per arrivare alla sufficienza, e per il resto me ne frego da sempre.

Niente corsi extra, nessuna moina con i prof. Interventi se mi piace la lezione, zitta ed in silenzio se il mio compagno di banco è una mutria, leggero chiacchiericcio se al contrario mi sta simpatico, ma mai niente che potesse infastidire quelli volenterosi di imparare.

A mio papà sta bene, la verità è che l'unica cosa che vorrebbe per me è che mi sposassi, avessi figli, e fossi felice. Discorso un po' maschilista forse, ma considerando che è finito sposato con una infermiera sempre pronta all'opera, direi che quello che intende é che secondo lui non c'è niente di meglio che godersi la famiglia al 100%, e che un uomo è felice di sapere la propria moglie con i figli, perché secondo la sua concezione questo vorrebbe dire trattarla da regina.

Mia mamma lavora letteralmente da sempre invece, si è laureata ad infermieristica all'età di 25 anni, con una figlia di 4, ed ancora incinta di quelle che poi ha scoperto essere due gemelle. È una forza della natura. Tiene ai suoi pazienti quanto che alla sua famiglia, e l'ammiro tanto. Neanche a lei importa molto se noi prendiamo 4 o 10. Il 6 è d'obbligo, ed i brutti voti sono fatti per essere recuperati.

Ho ripetuto quest'ultima frase un centinaio di volte nell'ultima ora, il mio fidanzato non la pensa proprio così, ed è più in ansia di me per un 4 che sono riuscita a prendere in fisica ad una settimana da Natale.

«non capisco come fai a stare così calma» Sussurra Ben mentre siamo sul divano di casa sua.

«non capisco come fai a sopravvivere con tutta questa ansia» fa un piccolo sorriso.

«anni ed anni di esperienza»

«preferisco altri tipi di esperienze» sostengo avvicinando le mie labbra alle sue, e lui porta le sue mani sulle mie chiappe.

Sono ormai 7 mesi che ci frequentiamo, e quasi inizio a pensare di essergli totalmente invisibile, sessualmente parlando, non lo abbiamo mai fatto. Sono ancora vergine.

Ci stacchiamo ansimando dopo pochi minuti, con le labbra gonfie, e ci guardiamo sorridenti. Siamo appena stati bloccati dal suono del citofono, che segna l'arrivo di Aaron ed Emily.

Nessuno dei due si alza per andare a rispondere, hanno le chiavi, non ho voglia di spostarmi in questo momento, a dicembre non c'è niente di più bello che stare abbracciati.

«Ben...» sussurro al suo orecchio.

«Lili...» mi copia curioso.

«ma io non ti eccito nemmeno un pochino?» chiedo titubante, e leggermente imbarazzata.

Mi sono finalmente tolta il peso di una domanda che mi tormentava da tempo ormai.

«cosa te lo fa pensare?» mi chiede confuso, e mi accarezza il volto con la punta delle dita.

«non lo so, sento di non piacerti sotto quel puro di vista...» abbasso lo sguardo.

«perché non lo abbiamo mai fatto?» mi chiede rialzandomi la testa dolcemente con una mano.

«forse» ammetto imbarazzata.

«ma ehi Lili, primo non vergognarti, non piace per niente vederti così, mi fai sentire uno schifo, e secondo, sei la ragazza più eccitante che io abbia mai visto, e se non lo abbiamo ancora mai fatto, è solo perché so che sei vergine, e voglio metterti fretta» mi dice lui, abbracciami una volta finito di parlare.

«ma non c'è bisogno di qualcosa di speciale, non mi sembra un gran evento» sostengo non riuscendo a trattenere un sorriso.

«ti prometto che ne riparliamo» mi sussurra Ben all'orecchio, quando la porta viene aperta da Aaron ed Emily.

«non potete capì che ci è successo» commenta Aaron ridendo, mentre la sua ragazza lo guarda malissimo.

«ci avete messo un sacco a salire le scale» Ben si alza e va a prendere le buste dalle mani dei nostri amici, che erano andati a ritirare il sushi al ristorante dietro casa di Emily, che non è molto lontano da qui.

Avremmo potuto ordinare con Glovo, ma non ho capito cosa abbiamo i miei amici contro il cibo consegnato a domicilio.

«abbiamo preso l'ascensore...» Emily lancia un'altra occhiata omicida al povero Aaron, che non riesce a smettere di ridere per non so quale ragione.

«l'ascensore per due miseri piani?» chiedo curiosa. Io piuttosto che aspettare l'ascensore che arrivi preferisco farmi 100 rampe a piedi.

«si rega siamo rimasti bloccati, mi stavo a taja» Aaron e Ben poggiano il nostro cibo sul tavolo in cucina.

«me ne sono accorta, io me la facevo sotto, e tu ridevi come non so cosa» continua Emily scazzata.

«daii non prenderla così, è stato divertente» le da un abbraccio veloce, ed un bacio a stampo.

«divertente?! È andata via la luce, e l'ascensore continuava ad andare su e giù, e non sapevamo nemmeno a che piano stessimo...» Emily si siede, ed io mi metto di fronte a lei.

«pareva di sta in un horror, pazzesco giuro» Aaron si mette in bocca un nighiri.

«tu inizi a inquietarmi...» lo prendo in giro.

«confermo» fa Ben allegro.

«arda esagerati» ci risponde lui, continuando a mangiare.

«ma poi tu non eri claustrofobica?» chiedo ad Emily curiosa, ricordando una volta in primo liceo, nella quale era rimasta chiusa in bagno, ed io non riuscivo ad aprirle la porta.

«esattamente» mi risponde decisa.

«cazzo...» sussurra Aaron grattandosi il dietro della testa dispiaciuto, iniziando, forse, a capire il motivo di questa reazione da parte di Emily, che poi sarebbe la reazione di qualunque persona sana di mente, ma che il mio amico fosse un po' strambo l'ho sempre saputo.

Io e Ben ci guardiamo a vicenda, mentre i due discutono tra di loro. Siamo entrambi convinti che Emily lo perdonerà subito, nonostante la differenze che ci sono tra loro due, si amano da impazzire.

Ben mi appoggia un braccio sulle spalle, e mi  sorride.

«ti amo» sussurro incantata nei suoi occhi.

«ti amo anche io» mi risponde felice.

Lollypops #wattys202Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora