No words

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«la sua fidanzata» mi dice schifata, guardandomi con aria di chi vorrebbe ammazzarti, facendo crollare con una sola frase il mio intero mondo.

Un amante, questo è ciò che sono stata per due mesi interi, usata e buttata lì, a che scopo mi chiedo poi.

Cosa voleva da me quel bastardo che chiamavo fidanzato?

Sono uscita dalla casa gridando "mi dispiace", diretto ovviamente solo alla ragazza, che nonostante a primo impatto mi stesse altamente sulle palle, i sensi di colpa nei suoi confronti, tralasciando il fatto che io e lei siamo teoricamente sulla stessa barca, che aggiungerei essere il Titanic, erano veramente troppi.

Ho sceso le scale velocemente, per quella che credo sia stata l'ultima volta. Ho la vista offuscata dalle lacrime, mi sento una merda e non mi piace.

Sono in pessime condizioni, indosso ancora la maglietta di Ben, che mi copre a malapena il sedere, e per la fretta non ho preso nemmeno le scarpe, sono scalza sull'asfalto.

Mi fermo davanti al portone, lo guardo cercando di calmarmi, ma l'agitazione che provo in questo momento sembra non voler sparire così facilmente.

Ho bisogno di un abbraccio, mi sento improvvisamente vuota, come se tutto ciò che ho creduto fosse vero, in realtà fosse solo un bellissimo sogno, dal quale però sono stata costretta a svegliarmi.

Mi siedo sul pavimento, attaccando le spalle al muro. Non ho voglia di andare a casa, non voglio accettare che è così che finirà.

«Lili che cazzo fai cosi?» urla una figura alta avvicinandosi a me.

Riconosco la voce di Aaron, che avrebbe dovuto cenare con noi una volta tornato dal lavoro.

Io lo guardo triste, e lui alla vista dei miei occhi rossi ha un sussulto, quasi come se non mi riconoscesse, ad esser sinceri non mi riconoscerei nemmeno io.

«oh mio dio piccola» sussurra tirandomi prima in piedi, e poi in un abbraccio, che in questo momento è ciò di cui avevo più bisogno.

«ti ha fatto qualcuno del male?» mi accarezza la schiena, posso sentire dal suo tono quanto è preoccupato.

«n-n-n-o» farfuglio singhiozzando.

«c'entra Ben? Perché sei ridotta così?» continua, ed io riesco solamente ad annuire.

«andiamo in macchina, così ne parliamo meglio, ci stai?» Mi avanza di poco per guardarmi bene dall'alto verso il basso, ed io annuisco di nuovo.

«ma non hai nemmeno le scarpe! Cazzo» esclama prendendomi in braccio, per portarmi alla macchina poco distante.

Il tragitto è breve e silenzioso, la mia testa è sulla sua spalla, e le lacrime gli bagnano la maglietta. Ho il sedere coperto solo dalle sue mani, ma adesso non potrebbe importarmi di meno.

«tieni prendi questo» mi passa un telo da mare per coprirmi le gambe. Non sa che che di lui non potrei mai vergognarmi.

«ci facciamo un giro in macchina ci stai? Così mi puoi raccontare bene tutto quello che è successo, okay piccola?» Continua dolce, ed io non posso fare altro che sforzarmi di sorridergli, per tutto quello che sta facendo per me.

«il gatto ti ha mangiato la lingua? Che hanno fatto alla mia chiacchierona preferita?» cerca di distrarmi, mettendo in moto la macchina per uscire dal parcheggio, che in questa zona è letteralmente impossibile da trovare.

«tradita..» sussurro guardandolo con gratitudine, e lui appoggia la sua mano sul mio ginocchio, in una stretta fatta solo nel tentativo di sostituire un abbraccio.

Aaron non risponde, ed io mi convinco a raccontargli tutto ciò che è successo negli ultimi 20 minuti, non tralasciando nemmeno un dettaglio.

«bella merda...» sussurra Aaron triste, quando finisco di parlare.

«già» appoggio la testa sul finestrino.

«senti, ti potrà sembrare un discorso fatto, ma sono sicurissimo che sistemerete» dice serio ma dolce allo stesso tempo.

«sistemare? Come si sistema il fatto che per due mesi c'era una ragazza ad aspettarlo in Inghilterra, e lui era qui in Italia a dirmi che mi amava?» alzo la voce.

«adesso ti suonerà scontato, e probabilmente inizierai ad odiare anche me, ma conosco Ben, lo conosco benissimo, e le sue giornate si dividono tra lavoro, dove tu vai a trovarlo praticamente sempre, uscite con te, e lo studio notturno, ed in quei momenti in cui non è con te, è con me e-» io lo interrompo.

«Aaron, credevo di conoscerlo anche io, ne ero così sicura che quando ho visto quella ragazza entrare in casa, ho provato a convincermi fosse solo un brutto scherzo finito male, ma non era così, Ben mi ha tradito, ed io non posso e non voglio perdonarlo, sopratutto perché lui adesso è lì, in quel benedetto appartamento con una ragazza che non sono io, mentre io sono nella macchina del suo migliore amico a deprimerlo con le mie storie, non ti sembra abbastanza?» mi abbraccio le gambe sopra il sedile.

Per tutte le lacrime che ho versato, mi brucia la gola.

«Lili Ben non parla che di te, è completamente preso da te, da come parli, da come pensi, dalla tua bellezza, mi fa una testa enorme tutti i giorni per elencarmi i tuoi pregi quando non ci sei, pende dalle tue labbra...» dice prima che io lo blocchi per la seconda volta.

«Aaron tu lo sapevi?» mi faccio seria.

«quando ci siamo presentati mi aveva detto essere fidanzato, ma quella la non l'ha mai nemmeno nominata, non ho mai visto una sua foto, ne ascoltato una lunga descrizione su come riesce a parlare di cavolate per ore senza prendere fiato, o di come si arrotola i capelli quando deve pensare velocemente ad una risposta inteligente da dare, e potrei continuare  fino a domani con le innumerevoli cose che so su di te, solo grazie a lui, ma penso che sia sufficiente per farti capire quanto ti ama»

«vorrei poterti dire che questo conti qualcosa, vorrei potesse essere la verità, ma purtroppo lui è con lei adesso, mentre io mi deprimo inutilmente a cercare di capire cosa ho sbagliato, quando in realtà io di sbagliato non ho fatto proprio nulla» dico triste guardando in basso.

«ti prometto che le cose si sistemeranno» fa lui  serio.

«non voglio che si sistemino le cose, voglio essere felice, e con una persona del genere, non ci riesco» un'ultima lacrima solitaria scende sulla mia guancia.

Lollypops #wattys202Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora