Was it so bad?

26 1 0
                                    

Se c'è una persona che può prendere parte al nostro sister's hour senza essere propriamente della famiglia Caputo: quella è Charlie, che ieri sera non si è assolutamente trattenuta dallo sputtanarmi con le mie sorelle.

Adesso sanno di Ben, lo avrebbero scoperto comunque sia chiaro, ma non nego che gli inviti ai loro appuntamenti di coppia mi spaventano e non poco.

La festa è stata carina, mi sono divertita, ho passato praticamente tutto il tempo in pista , riesco ancora a sentire la musica nelle orecchie.

Sono tornata stanotte alle 3 più o meno, Charlie doveva venire da me, ma l'ho convita ad andare da Zack, il quale ci teneva molto visto che ha casa libera per in weekend.

È la prima volta che la mia migliore amica si fidanza, il suo carattere molto forte la porta sempre a cercare troppo nell'altra persona. Infatti non so bene quale è il miglior modo per "condividerla" con Zack, ma non c'è bisogno di preoccuparsi.

Mi sono svegliata presto , dopo circa quattro sole ore di sonno mi sono ritrovata 171629 chiamate perse da Ben, che aveva comprato i cornetti e voleva fare colazione con me, ma si vergognava a citofonarmi perché temeva potesse rispondere una persona che non sono io.

Ha aspettato sotto casa 20 minuti o poco più prima che mi accorgessi di lui poverino, e se non se ne è andato, deve avere una buona ragione.

L'ho raggiunto in strada e siamo andati a casa sua, dove di sicuro c'è più privacy.

Adesso siamo qui, a mangiare cornetti ripieni, presi in una fantastica pasticceria di cui mi farò di sicuro dire il nome.

«questi cosi sono una bomba» dico estasiata dalla bontà del mio dolce, sporcandomi senza accorgermene di nutella.

«grazie» sussurro quando Ben mi fa il favore di pulirmi.

Ammetto che in questo momento il mio desiderio più grande sarebbe quello di stendermi su un letto a dormire, ma anche il cibo non è completamente da scartare come frammento di paradiso.

«scusa, ho fatto una cavolata a svegliarti presto il giorno dopo di una festa, vieni, andiamo in camera mia» si alza dispiaciuto, come si mi avesse letto nella mente, ma prima che possa fare un passo lo afferro per il polso e gli faccio segno di aspettare che io finisca il cibo.

Lui sorride ed annuisce piano.

Se c'è una cosa che mi piace dell'italiano: è l'arte del farsi capire a gesti.

La prima volta che ho messo piede in questa casa, esattamente una settimana fa, avevo trovato Ben a dormire e lo avevo svegliato a colpi di pistola d'acqua, oggi, nello stesso letto, mi ci sto per stendere io stanca morta.

Settimana prossima che succederà? ci scoperemo violentemente?

«ti prometto che non ti sveglierò con l'acqua» ride Ben sdraiandosi al mio fianco, è la seconda volta che pensiamo la stessa cosa allo stesso momento.

«mi fido» rispondo abbracciandolo, mettendo la testa nell'incavo del suo collo.

«quasi dimenticavo, com'è andata ieri sera?» chiedo cercando di tenere gli occhi aperti, mentre Ben mi stringe a se.

Se solo non fossi così stanca potrei godermi questo momento al massimo.

«Non molto bene purtroppo» ammette triste.

«ti va di raccontarmelo?» gli accarezzo un braccio, rimanendo ad occhi chiusi.

«solo se non sei troppo stanca» mi da un bacio sulla fronte.

«ovvio che ce la faccio, sono solo andata ad una festa» rido sforzandomi di tenere le palpebre tirate su. Devo avere delle occhiaie da paura.

«nessuno dei due mi han rivolto la parola» guarda in basso imbarazzato.

«Ben, lo sai vero che tu non sei dalla parte del torto vero?» chiedo mettendomi più comoda, per ascoltarlo e vederlo negli occhi contemporaneamente.

«non lo sai?! Ben seriamente?» alzo leggermente la voce mettendomi a sedere, prendo le sue mani nelle mie.

«sono i miei genitori...» sussurra rassegnato.

«nessuno, e dico nessuno, ha il diritto di farti sentire sbagliato» mi improvviso filosofa di vita.

«ma Lili é la mia famiglia» sbuffa lui, come se questo significasse qualcosa.

«famiglia è amore, famiglia è casa, se non ti senti libero di essere chi sei e di esprimere i tuoi sentimenti, come puoi definirla "famiglia"» spiego io cercando di tenere un tono calmo, lui non ha colpa, non devo riprendermela con lui.

Gli accarezzo il volto, la verità è che mi sono pentita delle parole che ho usato subito dopo che sono uscite dalla mia bocca.

«non siamo tutti uguali Lili, non tutti siamo fortunati come te» fa lui serio.

«okay hai ragione forse ho esagerato, non riesco mai a trattenermi dal dire ciò che mi passa per la mente scusa, non volevo assolutamente offenderti, ma il solo pensiero che tu soffra in questa maniera, e che tu non faccia nulla per alleviare il dolore, mi fa impazzire» gli spiego dispiaciuta.

«Lili cosa credi io debba fare?» mi chiede calmo.

«io sono Lili Caputo, ho 17 anni e..- cerco di dire quando Ben mi blocca.

«non ti seguo» sbuffa prima di farmi completare la prima frase.

«grazie al cazzo, se non finisco di parlare come puoi capire?» trattengo una risata,che in questa situazione sembrerebbe da manicomio.

Ben mi fa segno con la mano di continuare, trattenendo anche lui un sorriso, forse siamo entrambi da ricovero.

«io sono Lili Caputo, non Ben -non ho idea di come tu faccia di cognome-, i miei genitori mi supportano sempre e mi hanno insegnato a credere in me, abbiamo avuto due infanzie diverse, siamo diversi, ma ciò non toglie che siamo entrambe due persone, e tutte le persone, senza differenze, hanno il diritto alla felicità ed io non posso permettere che tu te ne privi» lascio scappare una lacrima.

«se fossi in te, me ne fregherei del mondo intero e farei il possibile per essere me stesso al 100%, chissene di ciò che pensano gli altri, l'unico giudizio importante è quello di te stesso, e non c'è niente di più brutto che non piacere a se stessi» continuo sincera.

«qua ci sei tu, c'è Aaron, c'è la mia nuova vita, ed è così dannatamente bella che vorrei poter fermare il tempo» ammette gesticolando un po', per poi accarezzarmi piano la guancia.

«lo vedi Ben, il problema non sono i tuoi, tu non sai cosa vuoi, ma io so cosa voglio io, so che quella cosa è la tua felicità, e se convincerti a trasferirti in un altro stato vorrebbe dire rimanere senza di te, ma saperti felice, io pagherei il biglietto aereo» lo stringo di nuovo a me; durante la mini discussione abbiamo cambiato posizione senza nemmeno accorgercene.

Rimaniamo fermi per un po', in ginocchio su questo letto, finché Ben non si butta all'indietro per stare più comodo e mi trascina con lui.

«ti do fastidio?» dico cercando di sistemarmi, dato che mi trovo esattamente su di lui.

«nah, non mi infastidisci quando sei piena di energie e salti ovunque, pensa se puoi farlo adesso» mi sorride.

«se sono stata troppo dura ti chiedo scusa, a volte mi lascio prendere la mano» alzo lo sguardo verso di lui.

«è bello sapere che c'è qualcuno che ci tiene a me» scuote la testa.

Mi addormento senza pensarci troppo, in pace con me stessa, certa più che mai di essere al sicuro , con un ragazzo che nonostante l'immagine dell'insensibile, ha un cuore che batte alla velocità della luce.

Lollypops #wattys202Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora