Frugo tra le scatole che non vedevo da tempo alla ricerca di un modo carino per distrarmi.
Sono tornata a casa da una sola ora, ma l'imbarazzo che ho provato oggi non l'avevo mai sentito in vite mia.Ben ha ricambiato il bacio, ma dato il contesto in cui ci trovavamo persino una pietra l'avrebbe fatto. Il problema è stato il secondo esatto in cui ci siamo staccati.
Nessuno dei due sapeva cosa dire, o fare, ci fissavamo confusi, cercando le parole giuste da utilizzare, ma in quel momento nulla sembrava intelligente abbastanza, e se lo dico io, che parlo persino nel sonno, è la verità.
Cat, la famosa gatta della vicina, è entrata dalla finestra ed io approfittando della mia terribile allergia ai gatti sono scappata dalla casa gridando di rischiare uno shock anafilattico.
Trovo una corda per saltare e dei vecchi pesi, e per un secondo mi passa per la testa che non ci sia miglior metodo per scaricare la tensione che un bel allenamento, ma subito mi ricordo di non amare molto sudare.
Continuo a frugare in mezzo alle vecchie cose riposte in cantina, e quando vedo i nostri vecchi giocattoli, non posso che sorridere ai mille ricordi.
Bambole nude con vestiti pitturati e disegnati, Barbie con capelli tagliati e sporchi di chissà cosa, peluche spelacchiati: mi manchi infanzia adorata.
Ancora oggi mi chiedo perché io e le mie sorelle ci divertissimo tanto a rovinare in questa maniera i nostri oggetti, forse eravamo semplicemente strane.
Prendo in mano Lilla, la bambola che è messa peggio: ha i capelli bianchi e sparati in aria per non so quale ragione, la faccia di 3 tonalità più scure rispetto all'originale, una gamba mozzata, un occhio rotto, ed i vestiti cuciti completamente tagliati in un vano tentativo di farle cambiare stile.
Pomeriggi interi passati in giardino con Lilla, liti strazianti con mamma che voleva buttarla e comprarcene una nuova, inchiostro di penne sprecato a farle tatuaggi, ma ancora un sorriso sul volto ogni volta che la ritrovo.
Non ero ancora nata quando la regalarono a Rebecca, che allora aveva 3 anni, nessuno si sarebbe aspettato che Lilla era destinata ad essere il simbolo di unione di 5 sorelle un po' pazzerelle e fuori di testa.
Senza Lilla la mia infanzia non sarebbe stata la stessa; senza Ben cosa sarei?
Rimetto tutto nella scatola ancora sorridente e piena di polvere tra i capelli torno in camera mia a farmi una doccia.
Dovrei chiamare Charlie, o Emily con la quale ultimamente sto legando molto, potrei parlare con le mie sorelle, o con mio padre, ma in questi momenti mi sento come tagliata fuori dal mondo, in un universo parallelo, dove esisto, ma non riesco ad interagire.
Rimango sotto l'acqua più del previsto, a mia discolpa posso dire che non so resistere al getto freddo.
Quando torno in camera mia trovo mia sorella stesa sul mio letto.
«che hai?» mi chiede Tara giocando con un cuscino a forma di emoji che mi è stato regalato da Charlie qualche anno fa.
«nulla, mi sono solo fatta una doccia» alzo le spalle indicando l'asciugamano che ho addosso.
«scema intendo che hai tu» ripete facendomi segno di sedermi vicino a lei.
«amo ma che vuoi che ho?» Rispondo confusa.
«dai Lili di solito quando abbiamo ospiti non stai ferma un attimo, adesso invece sei in camera tua, che ti succede?» continua seria, non contenta di ciò che le ho detto.
«abbiamo ospiti?» chiedo sorpresa, dirigendomi velocemente verso l'armadio per prendere qualcosa da indossare per scendere a salutare.
«esattamente ciò che intendevo, dopo ne riparliamo, adesso vado giù, sbrigati» sbuffa Tara uscendo dalla stanza.
Passo la mia mano sopra due pile di magliette, non avendo idea di quale prendere, nonostante non cambi granché: ogni mio outfit "sembra un pigiama ma non è un pigiama ma mi fa sentire in pigiama" è praticamente uguale.
Si lo so, dovrei trovare un nome più corto.
Mentre afferro una maglietta bianca con una scritta al centro la porta si apre, ed una voce maschile echeggia nella stanza.
«ehi bella, ti sono mancato?»
Mi giro confusa, non sicura della persona a cui possa appartenere la voce, speravo inconsciamente si tratti di Ben, in cuor mio però sapevo fosse impossibile.
«Shawn» sussurro guardandolo.
«ciao anche a te bellezza» risponde lui venendomi incontro per poi darmi un bacio sulla guancia.
Ma tutta sta confidenza?
«mi piace come sei vestita, fa molto vedo/non vedo» scherza ricordandomi solo adesso di essere ancora in asciugamano.
«se ti piace questo effetto posso darti un pugno sull'occhio, così lo vivi tutti i giorni» ribatto seria.
Questo ragazzo NON mi piace, lo ripeterò fino alla fine dei tempi.
«non serve essere scortesi, facevo solo un complimento» alza le spalle con un sorriso da stronzo.
«ed io un ordine ad uscire dalla mia camera» dico con lo stesso tono di prima.
«cos'è? Una minaccia?» chiede sfidandomi con gli occhi.
«no, è un cavallo non lo vedi?» sbuffo sarcastica spingendolo via dalla mia vista.
«okay okay me ne vado piccola, tranquilla» ride uscendo; finalmente oserei aggiungere.
Non ricordavo minimamente di avere ospiti a cena, ed ad esser sinceri non credo nemmeno di essere stata informata riguardo ciò, ma questo conta ormai poco.
Scendo le scale cercando di alzare al massimo l'asticella della felicità pensando a cose allegre che mi fanno sorridere, non voglio mica essere una mutria.
«buona sera, io sono Lili» stringo la mano dei genitori di Shawn, Giacomo, suo padre, l'avevo già conosciuto il giorno in cui sono andata a vedere la partita a casa di John, ma mi ci ero scambiata solo due parole, mentre sua moglie non l'avevo mai incontrata.
Mamma e papà hanno amici in comune che condividono da sempre e che noi conosciamo bene tanto da esser per noi come parte della famiglia, ci sono ad esempio i genitori di Charlie, o quelli di Edoardo, e poi ci sono gli amici solo di mamma, o solo di papà, che prima o poi diventeranno di entrambi.
Giacomo e mio padre non si conoscono da molto, lui è un nuovo impiegato dell'azienda dove lavora anche mio papà , sono nuovi in città, o almeno così mi ha raccontato il mio babbo.
Non c'è persona con la quale mio padre riesce a non fare amicizia.
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Lollypops #wattys202
Teen FictionUn gioco stupido, Un gelataio scorbutico, Una leccalecca invitante, Ed una ragazza pazza, Esiste qualcosa di più scoppiettante? Se l'incoscienza adolescenziale avesse un nome, probabilmente sarebbe quello di Lili Caputo. Scema al punto giusto...