Ben fa cenno ad un suo collega, con cui non ho mai parlato, di sostituirlo. Mi guarda per un secondo, e poi inizia a camminare verso una porta, che ho sempre creduto fosse quella del bagno.
Per mia sorpresa si apre su delle scale, che sono molto curiosa di scoprire dove portino.
«non vuoi violentarmi vero?» provo a scherzare per distrarmi dalla situazione surreale.
C'è puzza di chiuso, polvere negli angoli, e alcune scatole sparse. Non è di sicuro il posto più accogliente del mondo, ma mi fa piacere che mi ci abbia portato.
«cosa nono, se ti ho dato questa impressione torniamo su, I mean...» farfuglia lui imbarazzato. Probabilmente il mio tono di voce era più serio del previsto.
«non ero seria sciocchino» sussurro forzando un sorriso, andando a sedermi su una specie di divano vecchio. Lui mi segue a ruota, ma si mette a debita distanza da me.
«che c'è? Sei tu quello spaventato?» provo di nuovo a fare la simpatica.
Non mi piace concentrarmi sulle cose tristi.
«no» risponde guardandomi negli occhi.
«che è successo?» chiede, dopo 30 secondi in cui nessuno dei due aveva detto nulla.
«quando?» non so se sia giusto o sbagliato che lui sappia i miei "problemi" personali, è pochissimo che lo conosco.
«Lili fai la seria, lo vedo che stai male, che ti succede?» si tira indietro i capelli preoccupato.
«da cosa capisci che sto male?» Chiedo sinceramente curiosa, sistemandomi meglio sul divano.
«da come ti muovi e da come scherzi, non sei tu, sembri triste» fa serio.
Che tra noi stesse nascendo un'amicizia mi sembrava ovvio anche ieri, ma non pensavo che gli sarebbe iniziato ad importare di me così velocemente.
«figo, non sapevo mi osservassi, comunque si sono triste» ammetto spostando il mio sguardo verso il basso.
«e posso sapere il motivo?» chiede cauto, mettendosi in una posizione più comoda, con il corpo rivolto verso il mio.
«...si» rispondo titubante.
«è complicato» sbuffo, non trovando le giuste parole per cominciare.
«sono qua ad ascoltarti, prenditi il tempo che ti serve» sussurra facendomi un piccolo sorriso.
Incredibile come possano cambiare le cose in poco più di una settimana.
«allora, iniziamo dall'inizio, si lo so che sta frase non ha senso ma lasciami fare» provo, causandogli una breve risata per tono di voce che ho usato.
«sono stata adottata ormai 15 anni fa, e come ti ho già raccontato, ho quattro sorelle ed un fratello» spiego per poi fare una pausa, per dargli il tempo di rispondere.
Ben non mi interrompe invece, e devo ammettere che questo mi fa piuttosto piacere.
«i miei genitori sono fantastici, li adoro, e così la mia intera famiglia, c'è solo una persona che non sopporto, o meglio, che non sopporta me» continuo bloccandomi di nuovo.
Lui sembra deciso a stare zitto, ma nella mia concezione normale di conversazione non esiste che una persona non parli.
«Alberto, il padre di mio padre, il nonno delle mie sorelle» ammetto.
«oggi stavamo pranzando, e lui è arrivato a casa nostra, io non ricordavo dovesse venire, e quando l'ho visto sono rimasta scioccata, non mi ha nemmeno salutata ti rendi conto?» ho bisogno che dica qualcosa, anche una sola sillaba, mi sembra di star parlando da sola.
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Lollypops #wattys202
Teen FictionUn gioco stupido, Un gelataio scorbutico, Una leccalecca invitante, Ed una ragazza pazza, Esiste qualcosa di più scoppiettante? Se l'incoscienza adolescenziale avesse un nome, probabilmente sarebbe quello di Lili Caputo. Scema al punto giusto...