"i'm his gf"

22 3 0
                                    

Due mesi di relazione volati via come il vento, all'insegna del divertimento e dell'amore, perché si, ormai mi è chiaro che sono innamorata di Ben.

Nei romanzi rosa che piacciono tanto a Naomi, c'è sempre un punto dove le ragazze pensano a tutto quello che gli è successo, e realizzano quanto il loro attuale moroso sia stato essenziale per la loro crescita.

Descrizioni divine, cambi di vita totali; le solite sfigatelle che all'improvviso vengono filate dal belloccio di turno, che casualmente si innamora di loro e gli stravolge la vita.

La mia vita era bellissima anche prima. Ero felice, ero completa, sentivo di non aver bisogno di niente. E forse per me l'amore è questo: sapere di bastare a me stessa, ma avere la voglia di più, e questo più, non può che avere il nome di Ben.

Abbiamo deciso di non festeggiare, non che ci sia realmente qualcosa da festeggiare; ogni giorno è bello perché unico, non ne esistono di più importanti, tranne Natale ovviamente.

Pomeriggio in piscina e cena a casa sua, semplice ma divertente. Cosa potrei chiedere di più?

«è così fottutemente stressante fare un bagno così!» esclama Ben non appena riemergo dall'acqua.

«che succede?» gli allaccio le braccia al collo e trattengo una risata.

«ci sono troppe persone nell'acqua, c'è puzza di pipì perché questi cavolo di bambini non se la sanno tenere, e come se non fosse sufficiente, tu nemmeno mi fili» sbuffa appoggiando la sua testa sulla mia spalla.

«pensa che tra soli 10 giorni saremo in vacanza, forse ti aiuta» gli ricordo.

«10 giorni, solo 10 giorni» Sussurra impaziente.

«hai qualche idea migliore su dove andare? Con questo caldo assurdo sono poche le possibilità» cerco di aiutarlo in qualche modo.

«mi accontenterei di averti sulla superficie con me, si può fare?» mi prega con gli occhi. In effetti stare da soli non deve essere molto divertente.

«farò del mio meglio» alzo le spalle.

Ci spostiamo insieme verso un angolo della piscina in cui non si tocca, dove i bambini con i braccioli non vengono portati.

Per l'ennesima volta in questa giornata mi pento di non aver insistito di più con i miei genitori per far fare una piscina nel nostro giardino.

«ti stai annoiando, vai pure sotto acqua Lili non c'è problema» si tiene al bordo Ben.

«nah, facciamo una gara, chi vince ha diritto ad una settimana di grattini» quasi grido io, per poi iniziare a nuotare sotto acqua il più veloce possibile.

Arrivo al "traguardo" per prima e tutta orgogliosa comincio a girare intorno a Ben, in una sottospecie di danza della vittoria, mentre mi trovo ancora immersa nella piscina.

«gne gne gne sei solo partita prima» fa il finto offeso prendendomi per i fianchi

«Aww ma che bel bimbo geloso abbiamo qui » gli pizzico le guance imitando le vecchiette.

«non è divertente» sbuffa di nuovo.

«oh si che lo è» affermo facendogli un buffetto sul naso.

«tanto fare i grattini stava sempre a me comunque» sostiene, ricominciando a nuotare verso il punto da cui ci siamo spostati poco fa.

«bella battuta, te li faccio talmente tanto spesso io a te che ormai lo dai pure per scontato» cerco di dire senza rischiare di affogare.

«farò finta di crederci» mi canzona lui.

Il tragitto in macchina è piuttosto breve, casa di Ben è vicina alla piscina pubblica, e di conseguenza ci mettiamo poco a raggiungerla.

Ho scritto a mia madre per avvertirla che non sarei tornata a casa per cena, e lei mi ha risposto che se voglio posso anche dormire fuori, con una emoji molto inquietante, i miei genitori mi spaventano sempre di più.

Ormai passo più tempo qui che a casa mia. Da un pezzo infatti sono io a dire loro dove sono gli oggetti che cercano.

Mi faccio una doccia fredda ed indosso una maglietta che mi ha prestato Ben per stare più comoda mentre i miei vestiti si asciugano, dato che sono stati a contatto con il costume bagnato.

Freschi di doccia ci mettiamo sul divano, Aaron deve ancora tornare e gli abbiamo promesso che avremmo cenato insieme.

«pensa che brutto un mondo in cui a tutti piacciono le stesse cose» sparo la prima cavolata mezza filosofica che mi viene in mente.

Quello che preferisco di Ben sono questi momenti, con me e lui abbracciati sul divano, le coccole, ed i discorsi che facciamo. Possiamo parlare di qualsiasi cosa, dalle formiche, alla concezione di essere di Parmenide.

«strano non significa necessariamente brutto» puntualizza lui.

«no, ma la mancanza di unicità si» sostengo io
con un sorriso sulle labbra.

«però sarebbe tutto così facile» sussurra al mio orecchio.

«dov'è il divertimento se tutto è facile e scontato?» Lo guardo negli occhi.

Lui non risponde, forse sta pensando a qualcosa con cui ribattere.

«Lili devo dirti una cosa» si fa serio, alzandosi per mettersi seduto.

«che succede?» chiedo sistemandomi.

«ecco, io ti giuro ti chiedo scusa per tutto, non era mia intenzione» farfuglia lui frettolosamente gesticolando con le mani.

«Ben calmo, non serve fare così, arriva al punto» rimango calma.

«ti giuro vorrei fosse semplice farlo...» inizia lui, ma io lo interrompo.

«Ben mi stai mettendo ansia, si può sapere che hai?» dico cominciando con le paranoie.

Prima che possa aprire bocca per rispondermi, il campanello suona ed io d'istinto, convinta sia Il mio amato cibo, vado all'ingresso.

Spalanco la porta con un sorriso sul volto, non ho veramente paura di ciò che mi vuole dire Ben, o almeno cerco di contenerla. Cosa può aver fatto di tanto sbagliato? Vorrà solo dirmi che alla fine ha deciso di lasciare Roma.  L'ho spinto io per mesi a farlo, non vedo ,però, il perché di questa ansia che ha.

«ciao, conosci Ben?» dice con un Italiano un po' goffo la ragazza bionda che mi trovo davanti.

Io rimango per un secondo a bocca aperta, mentre lei entra confusa ed un po' arrabbiata dentro l'appartamento, si dirige spedita verso il mio fidanzato, che intanto si era alzato, con uno sguardo preoccupato che non promette nulla di buono.

«una tua amica?» mi indica la ragazza come se avessi la peste. Ha un accento britannico marcato, deve essere una sua conoscente.

«ferme ferme, posso spiegare tutto lo giuro» Ben mi fissa dispiaciuto. Usa anche lui l'inglese.

Continuo a cercare di trattenere la preoccupazione.

«chi sei tu?» chiedo alla ragazza. Ringrazio mentalmente mia cugina per avermi obbligato ad imparare l'inglese.

«la sua fidanzata» mi dice schifata, guardandomi con aria di chi vorrebbe ammazzarti, facendo crollare con una sola frase il mio intero mondo.

Lollypops #wattys202Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora