XIV capitolo

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Sora, Satoshi e Satoru erano impegnati a combattere contro i marinai dell'unica nave da guerra della Marina che c'era.

«che facciamo? Le parole che quel tizio ha detto potrebbero rivelarsi vere» commentò colui che si era unito alla ciurma poco prima degli abitanti di Shize «e se quei tre si fossero uniti a noi solo per distruggerti dall'interno? Dopotutto in passato hanno catturato molti pirati...»

«non dire idiozie!» ringhiò Marco, battendo il pugno sulla bordura di legno su cui era appoggiato, gesto che sorprese tutti.

«Marco ha ragione, non lo farebbero mai.» aggiunse serio Ace, che se ne stava accanto all'amico con le braccia incrociate al petto «fanno parte della famiglia»

Colui che aveva osato parlare si scusò per poi zittirsi, sentendosi in imbarazzo.

La battaglia, se si poteva definire tale, si concluse con tutti i marinai messi al tappeto ad eccezione del Capitano di Vascello, anche se ques'ultimo non si trovava, e il suo braccio destro, Margaret, che se ne stava ferita in piedi davanti ai tre.

«quel fifone è scappato» ringhiò Satoru guardandosi intorno «tipico di lui. Sa solo scappare»

«non è vero!» ringhiò Margaret dolorante «lui non scappa mai!»

«si vede che non lo conosci bene» sospirò Satoshi.

«mettetela fuori gioco e preparatevi all'attacco finale» disse Sora per poi sparire dalla vista di tutti. Come ci riuscisse ogni volta era un mistero.

I due ragazzi misero al tappeto il Capitano di corvetta, in quello stesso istante si sentirono dei colpi di pistola: un Marine ancora cosciente aveva sparato nella direzione di Barbabianca, ma grazie al rapido intervento di Satoshi, i proiettili furono fermati impedendo cosi che il capitano venisse ferito.

«quanti proiettili ti restano?» domandò il rosso sistemandosi i guanti.

«abbastanza per l'ultimo attacco» rispose il cecchino caricando il fucile di precisione «su, mettiti in posizione»

Satoru si avvicinò alla nave da guerra della Marina per poi chiudere gli occhi mentre Satoshi teneva in mano, con una saldatura stretta, la propria arma.

Sulla corazzata, più precisamente dietro le spalle di Barbabianca, c'era Sora che aveva fatto da scudo umano al proprio capitano.

«perché l'hai fatto!?» urlò Travor attirando l'attenzione dei filibustieri mentre teneva la pistola, ancora fumante, in mano.

Quando tutti girarono lo sguardo nella sua direzione potevano vedere la castana ferita dai proiettili che l'avevano colpita alla spalla e al fianco destro, alla gamba e all'avambraccio sinistro.

«sono arrivato fin qui grazie ai poteri del frutto Nagi Nagi no Mi! Avrei potuto compiere il mio obiettivo! La mia missione!» continuò Travor, dopo aver disattivato la barriera del silenzio «se lo uccido voi, le Tre S, sareste liberi di venire con me!»

«ancora con questa storia? Non hai sentito ciò che ho detto prima?» borbottò Sora stringendo la presa intorno all'alabarda e camminando verso il Marine, anche se ad ogni passo perdeva sangue dalle ferite.

«Sora! Fermati, sei ferita!» urlò Thatch mettendosi davanti a lei, ma la nominata non gli diede retta, anzi, lo superò.

«se vuoi uccidere il mio capitano, mio padre, dovrai prima passare sul mio cadavere» disse la ragazza mettendo una mano sulla faccia di Trevor per poi colpire leggermente il suolo con la parte finale dell'arma e prendere il volo. Una folata di vento si alzò, travolgendo tutti in pieno, facendone cadere qualcuno a terra.

The daughter of the wind - Colei che venne scelta dal cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora