XX capitolo

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La castana riprendendo conoscenza vide che si trovava in una stanza buia, sentiva le forze mancarle pian piano mentre la testa sembrava pulsarle.

Tirandosi su percepì qualcosa dietro la schiena, delle manette le bloccavano i polsi mentre intorno alla caviglia sinistra aveva legato una catena con una palla di cannone.

Si guardò intorno, dopo che la sua vista si era abituata all'oscurità, vide che c'era una singola porta e che nella stessa stanza delle figure sedute contro la parete.

«da quanto tempo siete qui dentro?» domandò Sora alle prigioniere.

«da una settimana o poco più» rispose una di loro con voce bassa, aveva i capelli sciolti e biondi, due occhi azzurri, i lineamenti morbidi e un fisico perfetto. Se non fosse stata incatenata e sporca di polvere, con i vestiti rovinati si poteva dire che fosse una modella «hanno detto che sei un pirata»

«si, è cosi» annuì la nuova arrivata mentre passava le mani sotto la schiena, il sedere portandole alle ginocchia sollevando poi le gambe e con qualche difficolta riuscì ad averle davanti «conoscendo i miei compagni dovrebbero venirmi a cercare»

«non sperarci» disse un altra prigioniera, essa aveva i capelli neri, gli occhi verdi e, cosi come la prima, i vestiti sporchi e rovinati «ti sostituiranno con un rimpiazzo»

«un rimpiazzo? Che vuoi dire?»

«non si sa come riescono a creare un altra te: identica in aspetto, modo di pensare e di parlare»

Sora rimase abbastanza sorpresa dalla scoperto, però i suoi fratelli avrebbero dovuto riconoscerla. Giusto?

Scacciò via quel pensieri. Erano i suoi fratelli, la sua famiglia, dovevano capire che il rimpiazzo non era quella vera. Doveva avere fiducia in loro.

«comunque sia dobbiamo provare a scappare» esordì la piratessa prendendo una forcina che aveva tra i capelli, iniziando a smanettare con la serratura della catena che aveva al piede.

«è inutile» mormorò la bionda «siamo spacciate, non riusciremo mai ad andare via da questo posto»

«se voi volete arrendervi fatte pure, ma io non posso stare qui a deprimermi» dichiarò Sora dopo essersi riuscita a liberare dalla palla legata alla caviglia e alzarsi «ho fatto una promessa e devo mantenerla»

Si avvicinò alla porta mettendosi di lato  pronta ad attaccate chiunque fosse entrato. Non avendo a disposizione i propri poteri avrebbe dovuto ricorrere alla semplice lotta corpo a corpo.

Sentì dei passi e poi la porta della cella aprirsi, era una guardia venuta per controllare la situazione.

«non vi av-»

Non poté finire la frase che una ginocchiata in pancia e un colpo dietro alla nuca lo fece collassare a terra, privo di sensi.

Prese le chiavi che esso aveva in tasca, provandole tutte per vedere quale era quella giusta per le manette.

«che sia maledetta l'agalmatolite» borbottò la castana massaggiandosi i polsi doloranti.

«agalmatolite?» domandò confusa la bionda «possiedi i poteri di uno dei Frutti del Diavolo?»

«è cosi» rispose Sora lanciando le chiavi alla ragazza «se volete tornare libere, usatele e scappate»

Aggiunse alla fine prima di uscire da quella stanza e correre in cerca dell'uscita, senza sapere che i suoi compagni avevano fatto irruzione nella torre.

«dobbiamo trovare nostra sorella a tutti i costi!» urlò Marco mentre avanzava, mettendo k.o. tutti i soldati che gli si paravano davanti.

Lui, Thatch, Satoshi, Izo e tutti gli altri stavano combattendo facendosi strada, e dividendosi, andando alla ricerca di Sora. Alcuni tra loro arrivarono davanti ad un ascensore dal quale uscì colei che cercavano.

The daughter of the wind - Colei che venne scelta dal cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora