Un'amica

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E così finii a vivere con la bionda per due anni; la nostra specialità erano le rapine nelle gioiellerie e nei casinò. Con i soldi che guadagnavamo, ci comprammo la nostra prima "casa" ovvero una roulotte e ci stanziammo fuori Madrid, vicino ad un campo. Era piccola ma funzionale, ogni volta che ci spostavamo, la nostra casa veniva con noi.
- niente animali domestici, te lo dico. Non voglio avere un affetto da cui non vorrei separarmi.
-...
- ah e niente scorpioni Zulema...ti conosco.
Mi aveva detto, e aveva ragione.
Il nostro era un "matrimonio" di convenienza che prima o poi sarebbe esploso, mantenevamo una distanza di sicurezza per non ammazzarci a vicenda, né troppo lontane né troppo vicine; purtroppo non capimmo mai chi delle due comandasse...litigavamo spesso ma forse in fondo ci volevamo un po' di bene. Macarena non mi era mai stata simpatica, abbiamo due caratteri completamente diversi e vi ricordo che abbiamo sempre cercato di ucciderci in carcere; con il tempo però cercammo di aiutarci a vicenda per non rimanere sole perché era quello che eravamo.

Da un giorno all'altro, iniziai a sentirmi poco bene, avevo un mal di testa frequente e fastidioso, perciò per evitare pericoli seri, andai da un medico per farmi visitare. Mi fecero fare una tac e il medico mi diede tutt'altro che buone notizie:
- ho i risultati...
- si tolga quella faccia da pena e sputi il rospo, vada al dunque.
- nel suo cervello si è sviluppata una massa nella parete frontale; in parole più semplici ha un cancro al cervello ed è troppo sviluppato per essere curato.
- quindi ho un alieno nella testa...capisco.
- potrà avere delle allucinazioni, vuoti di memoria e disorientamento. Per alleviare questi sintomi le prescriverò delle pillole.
Accesi una sigaretta e iniziai a fumarla.
- venga dentro per la ricetta. Qui non si può fumare.
- dottore, quanto mi rimane?
- mesi...
Non so neanche descrivere come mi sentivo...come al capolinea. Forse dopo tutto quello che avevo fatto, me lo meritavo di morire. Direi anche di averla presa bene ma quello che non accettavo era di morire in un letto d'ospedale, senza lottare, senza dignità. Non potevo telefonare a mia figlia e dirle di venirmi a salutare in ospedale, questo NO.
Quando il medico mi disse che avrei iniziato ad avere le allucinazioni, aveva ragione. Mi sentivo come in carcere e allo specchio vedevo un'altra Zulema, oltre al mio riflesso...come un clone che mi parlava.
- io ti ucciderò, accettalo.
- smettila, non sei reale. Sei solo il frutto della mia immaginazione.
- sì è vero, ma ti consiglio di ascoltarmi perché ti ammazzerò.
- basta!
- smettila Zulema, non serve. Non puoi sconfiggermi.
- basta stare dentro di me quando faccio colazione, quando pranzo, quando ceno, quando dormo. Solo se io lo voglio, se IO lo vogliooo!!!
- smetti di lottare, non fare la coraggiosa con me.
Quando accadevano questo tipo di cose, prendevo la mia pastiglia, e nel giro di dieci minuti, tutto passava. Quando Macarena era presente, riuscivo a trattenermi dal rispondere alle provocazioni di quella me stessa e facevo come se nulla fosse; prendevo i medicinali in segreto. Non volevo assolutamente che Maca sospettasse qualcosa, nessuno avrebbe dovuto guardarmi con occhi diversi o provare pena per me...non volevo apparire debole, perché non lo ero. Fisicamente stavo bene, non avevo vuoti di memoria o disorientamento...solo allucinazioni. Vi starete chiedendo che cosa avevo intenzione di fare con Fatima. Tutte le notti ci pensavo, dormivo poco per pensare a qualcosa, io sono così. 'Le dico la verità? Oppure è meglio andarla a trovare, non è il caso che venga qui per me. La chiamo e vediamo cosa mi sento di dirle...'
- ehi, ciao.
- ciao mamma, ti avrei chiamata giusto domani...ho fatto il mio ultimo esame e domani mi diranno i risultati, poi dopodomani faranno la cerimonia delle lauree. Quanto vorrei che fossi qui con me!
- sono felice per te Fatima...
- ti sento strana, va tutto bene?
- se per bene intendi che non sono ancora finita in carcere, sì. Senti...dopo la laurea, vorrei che venissi da me. Ho bisogno di dirti una cosa molto importante che non posso raccontarti al telefono.
- oh mio dio, mi devo preoccupare?
- Fatima, ne parliamo quando sarai qui. Mi raccomando, parti subito dopo la cerimonia...ti farò avere l'indirizzo.
- sei nei guai vero?
- non esattamente. Non pensare troppo a me per i prossimi due giorni, ok? Io me la cavo sempre da sola, SEMPRE.
Fatima arrivò, vide Macarena, e non conoscendola, non capì cosa fare; sapeva che ero ricercata in Spagna e non poteva rischiare di parlare di me con una sconosciuta.
- ehm ciao, posso aiutarti?
- tu vivi qui da sola?
- no, perché?
- io sto cercando una persona, che mi ha dato questo indirizzo...ma non sei tu.
- cerchi per caso Zulema?
- sì, proprio lei. È dentro la roulotte?
- no, è uscita ma è di ritorno. Tu chi sei?
- sono Fatima, sua figlia.
- ah, sì sì. Dai, vieni dentro. Piacere io sono Macarena, la sua coinquilina e anche ex compagna di carcere. So che anche tu sei stata a Cruz del Norte, ma in quel periodo ero in coma...
Arrivai e sorpresi Fatima e Maca, mentre parlavano di me. Fatima corse ad abbracciarmi e io ricambiai.
- Maca, abbiamo bisogno di privacy...per favore.
- sì, vado a fare la spesa.
Finalmente noi due sole. Non potete immaginare l'ansia che provavo, avevo il cuore a mille e trattenevo a stento le lacrime.
- beh? Perché mi hai fatta correre qui, così di fretta?
- perché volevo vederti e congratularmi con te...dottoressa!
- non raccontarmi balle!
- nessuna balla, è tutto vero...ma c'è dell'altro. Tieniti forte perché non è una bella notizia. Ho un tumore al cervello, che non si può curare...mi hanno dato dei mesi. Ho le allucinazioni e sto prendendo delle pillole...
- oddio, mamma!
Disse Fatima piangendo. Io rimasi con l'espressione seria e continuai:
- volevo che tu lo sapessi. Non vedermi come una persona debole però, perché non lo sono e proprio per questo sto organizzando una rapina molto importante.
- tu sei matta!
- no, ho solo bisogno di vivere il più a lungo possibile. Te lo dico chiaro, non voglio finire in ospedale, senza forze e senza poterti nemmeno riconoscere. Non voglio che l'ultimo ricordo che avrai di me sia questo, quindi voglio rischiare che qualcuno mi ammazzi prima, e se non succederà lo farò con le mie mani.

Aspettate...aspettate perché ancora non sono state dette delle cose....🤷🏽‍♀️di cosa starò parlando???

Muore solo chi viene dimenticato (la storia di Zulema Zahir)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora