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- ehi, non aver paura...noi non ti faremo del male.
- gli altri sono tutti morti?
Cazzo, non sapevo cosa rispondere a quel bambino; in fondo ora solo un BAMBINO, cazzo.
- quanti anni hai, piccolo?
- otto. Ti ho chiesto se sono morti...
- ...ehm...sì.
Fece un sospiro di sollievo.
- tu che cosa fai qui?
- io lavoravo per loro, mi facevano consegnare i loro pacchi...qualche volta rubavo e trasportavo le loro cose.
- ah, capisco. Beh ora sei libero...ce l'hai una famiglia?
- no, avevo solo mio padre...lavorava per loro ma è morto l'anno scorso. Da lì hanno iniziato a trattarmi male e a picchiarmi.
- mmh, quindi che farai? Secondo me dovremmo chiamare anonimamente la...
- no!
- cosa?
- no la polizia. Non voglio...per favore.
Guardai Saray in speranza di ricevere supporto, dato che non sono brava con i bambini.
- senti piccolino, noi non possiamo lasciarti qui...è impossibile.
- e perché?
- non c'è un perché, è così e basta.
- pffff, se vi offro dei soldi mi ascolterete?
- ahaha sveglio il bambino eh?
- non sto scherzando.
- ma che dici? Zule hai sentito? Ma dai...
Quel bambino, nonostante fosse così piccolo, riuscì ad incuriosirmi. Per come parlava sembrava molto più grande della sua età, ma poi lo guardavi in faccia e ti rendevi conto di quanto era piccolo. Così gli chiesi:
- spiegati meglio.
- io ho molti soldi e ve li posso dare tutti, se non chiamate la polizia.
- fammeli vedere...se non li vedo non ci credo.
- seguitemi.
Lo seguimmo in un'altra stanza, poi in un corridoio molto buio e a quel punto:
- fermi! Potrebbe essere una trappola. Non mi piace qui...
- nessuna trappola.
- ehi tappetto, non fare tanto il saputello con me...non ti conviene.
- Zule, smettila...ha solo otto anni! Ricorda che i bambini sono sacri...
Mi rimproverò Saray.
- senti, se questa è una trappola, ti farai molto male...potresti addirittura morire. Non ti conviene lavorare per loro se ti trattano male e ti picchiano.
- è tanto tempo che volevo scappare da loro, ma adesso che sono morti, finalmente sono libero e mio padre ne sarebbe orgoglioso.
- va bene...cosa c'è dietro quella tenda?
- quello che volete.
Spostò la tenda e vedemmo una stanza ENORME con bancali pieni di banconote messe sottovuoto. C'erano anche bancali colmi di cocaina ed eroina di prima qualità.
- porca...di quella puttana...
- cazzo...ma che storia è questa?
- è la storia di tre persone molto fortunate che erediteranno la fortuna di una banda di narcotrafficanti.
Risposi a Saray.
- avete visto quanti soldi ho?
- eh già, avevi ragione...
- comunque, adesso che i capi più importanti sono morti, che succederà con gli altri?
- chi sono gli altri? Non erano mica tutti morti?
- no, solo quelli più pericolosi...gli altri lavorano come me.
- ma hanno tutti la tua età?
- no, io sono il più piccolo qui. Non ci sono altri bambini.
- e ragazzini?
- neanche. Ve l'ho detto, gli altri sono tutti grandi.
Mi girai verso Hierro e Saray con uno sguardo malizioso, ma nessuno dei due riuscì a capire le mie vere intenzioni.
- perché ci guardi così?
- indovinate.
- beh...la cosa sicura è che ci porteremo via tutti i soldi, perciò...iniziamo a caricarli in auto poco alla volta?
- beh amica...pensa più in grande.
- chiamiamo qualcuno che ci porti un furgone?
Intervenne Hierro.
- ma no...proprio non ci arrivate?
Si guardarono con aria dubbiosa e continuai:
- rimane tutto qui, sia i soldi che la droga.
- e dovremmo andarcene via così? Sai quanti soldi vale quella roba? Almeno il doppio di tutti i bancali di soldi che vedi!
Sbottò Saray
- lo so bene...è per questo che questo magazzino diventerà nostro.
- ...
- volete i soldi? Beh allora impegnatevi a vendere tutta questa merce, ragazzi!
- tu sei matta. Non possiamo metterci a vendere droga...non dopo tutto quello che abbiamo passato. Qui ci giochiamo il culo Zule, tu più di tutti.
- io non ho parlato di andare a venderla nei parchi di Madrid; pensavo più a sostituire i colombiani, impossessarci delle loro fortune e continuare la "dinastia".
- vuoi diventare una signora della droga?
- questo nome non mi si addice ma è molto sensuale.
- oh cazzo...
- che ne dite?
- non lo so...mi puzza questa cosa.
- Hierro?
- Zulema...sai il rischio che corriamo e controllare una banda di narcotrafficanti non è facile e nessuno di noi l'ha mai fatto prima.
- si impara.
- prima o poi la tua faccia finirà su qualche giornale se non addirittura in televisione. A quel punto tutta la messa in scena della tua morte cadrà. Sarai FOTTUTA...
- potremmo non mostrare MAI le nostre facce, hahaha.
- no Zule, non ti seguo.
- hai presente Sia, la cantante australiana?
- più o meno, l'ho sentita nominare ma non ho presente la sua faccia.
- appunto per questo. Le sue canzoni e la sua voce sono molto conosciute, ma il suo volto no...e sai perché?
Hierro fece di no con la testa.
- perché lei non mostra mai il suo viso in pubblico. Noi faremo lo stesso, nessuno della nostra banda saprà mai che faccia abbiamo. Saremo misteriosi, cupi, oscuri, TEMUTI.
- beh, quanto ti piace spessare temuta...
Disse lui prendendomi per i fianchi.
- non adesso...
- e...con cosa ci copriremo il volto? Con delle maschere?
- non lo so...magari con delle maschere senza volto completamente nere.
- perché nere?
- dovresti sapere che è il mio colore preferito.
Saray allora:
- ok, ok devo ammettere che l'idea non è male se è come dici tu. Ma credo che abbiamo un problema.
- il bambino?
- già, lui ci ha già visti.
- cazzo...
- sì ma dovremo avere qualcuno di fidato, una persona sola che conosce i nostri volti e potrebbe essere lui.
- un bambino di otto anni?!?!
- beh, che intendi fare, ammaz-
Saray si ammutolì per cercare di non spaventarlo e io intanto pensavo ad una soluzione.
- intanto lo terremo con noi per un po', finché non capiamo qual è la cosa migliore da fare con lui. Adesso dai... spostiamo i corpi e bruciamo tutto.
In un paio d'ore sistemammo tutto senza lasciare tracce.
- dai, torniamo domani. Saremo riposati e potremo pensare con lucidità.
- d'accordo, quindi tu...David vieni con noi, ok?
Il bambino mi disse di sì e GIURO che non avevo mai visto un bambino così felice, come lo era lui. Notai la sua allegria e il sorriso che gli si era stampato sulla faccia, quando gli dissi quella frase. Immagino che non avesse ricevuto affetto, né amore, né tantomeno tanto cibo, dato che era molto magro. Probabilmente lo tenevano un po' come schiavo, un bambino ingenuo che potesse far loro comodo nei momenti del bisogno.
- senti David, tu sai come possiamo contattare qualcuno della banda? Un numero di telefono, una mail...di chiunque.
- sì, ho il numero di un ragazzo molto simpatico. Lui mi portava sempre il pane e i biscotti di nascosto, mi ha sempre difeso.
- bene, secondo te lui riuscirebbe a comunicare con tutti gli altri?
- sì, si vedono sempre. Tutti i giorni alle sei di sera c'è una specie di riunione qui al magazzino. La gente si diverte, giocano a carte, guardano la tv...
- bene, allora dovresti darmi il suo numero.
Mi porse un bigliettino con il numero di cellulare e me lo infilai in tasca. Andammo tutti in macchina e arrivammo a casa di Saray.

Behhh sto pensando a come proseguire la storia per il meglio e sinceramente non ho molte idee😢

Muore solo chi viene dimenticato (la storia di Zulema Zahir)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora