Direttamente dall'inferno

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Io ormai avevo perso conoscenza.
- di quante settimane è?
- circa sette settimane. Non lo so di preciso...
Disse Saray.
- va bene, la ferita sembra essere molto grave per il feto, lei invece si salverà se non ci saranno complicazioni.
- che genere di complicazioni?
- non si può mai sapere, comunque voi state tranquilli e attendete qui fuori. Quando avremo finito, vi chiameremo.
- potremo vederla?
- certo, ma questo solo quando si sentirà meglio e sarà stabile.
- bene.
Hierro non stava tranquillo un attimo, faceva avanti e indietro per il corridoio e sudava freddo. Saray nel frattempo avvisò Fatima, cercando di non farla preoccupare troppo.
- ehi Fatima, ciao.
- ciao Saray, perché mi stai chiamando con il numero di mia madre.
- beh...lei ha avuto un incidente.
- che cosa? Che genere di incidente?
- le hanno sparato i colombiani.
- oh mio dio! Ma dove siete, in ospedale?
Iniziò a piangere.
- sì.
- e come sta? Se la caverà?
- i medici dicono che per lei non ci sono grossi problemi...ma per il bambino sì.
- oh cazzo...ma dove è stata colpita?
- in piena pancia...quel bastardo aveva un fucile di precisone e manco farlo apposta, mira alla sua pancia.
- porta puttana, arrivo subito.
Dopo neanche 10 minuti, arrivò Fatima in ospedale, e raggiunse Hierro e Saray. In lacrime e molto preoccupata, chiese:
- dov'è finito quel bastardo?
- è scappato. Il suo obbiettivo era di uccidere tua madre, ma non sapeva che era incinta. Il bambino le ha fatto da scudo, proteggendo gli organi vitali.
- quindi è morto?
- non ci hanno detto ancora nulla, ma...
Saray fece una faccia sconsolata e poi continuò.
- le possibilità che sia vivo sono davvero poche o quasi inesistenti.
- Saray, promettimi che troveremo quel figlio di puttana, giuramelo.
- te lo giuro. Gli sparerò così tanti colpi in testa, che lo farò pentire di averne sparato solo uno nella pancia della mia amica.
Le due si abbracciarono e Hierro osservava la scena, seduto su una sedia. Fatima e Saray si avvicinarono a lui, vedendolo così giù di morale e con il viso bagnato di lacrime.
- mi dispiace molto...
Gli disse Saray, mettendogli una mano sulla spalla.
- desideravo così tanto un figlio con lei. Non sono mai stato un tipo a cui piacciono tanto i bambini, ma con lei è tutto diverso. Solo l'idea di avere in casa tante mini Zulema, mi faceva impazzire, cazzo. Io con lei arriverei in capo al mondo, ma se dovessi perderla...pffff, mi ammazzerei con le mie stesse mani.
- non dire così. Lei è forte e vedrai che ce la farà. Per quanto riguarda il bambino...beh ci riproverete.
- lo spero, anche perché sé questa brutta esperienza l'ha traumatizzata, non vorrà mai più avere figli.
- ne parlerete con calma, ma io conosco Zule...è disposta a fare qualsiasi cosa per le persone che ama.
Il medico uscì dalla sala operatoria e si abbassò la mascherina. Tutti sobbalzarono dalle sedie e si avvicinarono a lui.
- beh, come sta?
- la signora sta bene, si riprenderà in un paio di giorni.
Fece una pausa.
- però purtroppo non possiamo dire lo stesso per il bambino...lui non ce l'ha fatta.
Hierro tirò un calcio violento al bidone della spazzatura e urlò dal dolore.
- calmati, per favore.
Gli disse Saray, pensando che stesse dando troppo nell'occhio.
- a cosa dobbiamo tutta questa disperazione, agente?
- sono un amico molto caro della signora...sono...tremendamente dispiaciuto per lei.
- capisco, anche io. Mi dispiace molto.
- possiamo vederla?
- certo, è già nella sua stanza ed è sveglia.
Stavo seduta su quel letto ad osservare la parete bianca. Non pensavo a niente, solo a quanto fossi irresponsabile. Mi perdevo nel vuoto con lo sguardo e continuavo a credere che al posto del bambino, sarei dovuta morire io, anche se questo era proprio impossibile. Sette settimane di gravidanza possono sembrare poche, ma io già sentivo di aver creato una specie di legame con quel fagiolino che avevo dentro di me. Quando pensavo a lui, pensavo automaticamente a Hierro, un pezzo di lui viveva e cresceva dentro la mia pancia. Non versai neanche una lacrima...nel corso della mia vita sopportai talmente tante cose, che in quel momento le avevo esaurite. L'unica cosa che riuscivo a provare era rabbia. Il senso di vendetta si impossessò del mio corpo e della mia mente; mi sentivo vuota senza quel bambino dentro di me ma subito, quella sensazione sparì, quando mi riempii di fuoco. Lo stesso fuoco che veniva direttamente dall'inferno. Con questo intendo dire, che la Zulema che conoscevate, è tornata; non intendo che era sparita, ma per un periodo quella parte di me, l'avevo accantonata, facendo prevalere tutta la gioia che sentivo. L'elfo del fottuto inferno è tornato su questa terra, ragazzi.

Capitolo molto forte a parer mio...pieno di emozioni e sentimenti💔

Muore solo chi viene dimenticato (la storia di Zulema Zahir)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora