-capitolo 32-

225 33 60
                                    




-TEMPO RELATIVO-

Midoriya's POV

Il tempo.
È relativo...
Come ogni cosa, infondo.
Chissà se davvero la vita ci lascia libertà di esprimere le opinioni.
L'unica cosa che so, della quale sono sicuro, è appunto la relatività del tempo.
Essa su può trovare in qualsiasi situazione, o sbaglio?

Infondo, il tempo è sempre presente con noi. Voglio dire, gira tutto intorno ad esso, sempre e costantemente.
Due anni sono relativi.
Diciassette anni pure.
Anche un quarto d'ora è relativo.
Fu il tempo che impiegammo io e Shouto a trovare uno spazietto solo per noi, una piccola palma che ci facesse da tetto sulla sabbia ormai fredda.
Ci allontanammo un bel po' dall'hotel, dalle persone. Era una giornata importante, quella.

Quanto è relativo, il tempo.
Sembrava che le uniche cose che lo scandissero fossero i nostri respiri calmi. Due persone semplici sdraiate sulla sabbia, no? Due persone che avrebbero dato la vita l'una per l'altra. Due persone che ci sarebbero sempre state l'una per l'altra. Due persone che avrebbero fermato il tempo per godersi i minuti l'una con l'altra.

Due persone che stavano per conoscersi.


Mi schiarì la voce, accoccolando la testa sul petto di Shouto, lasciando il mio corpo a contatto con la sabbia.
Era appena passata l'ora di cena.

Presi un respiro.
Stavo per raccontargli la storia della mia vita, e lui stava per raccontarla a me.

Lui mi carezzava dolcemente i capelli, io ero cullato dal ritmico movimento del suo petto quando respirava, e il più flebile batito cardiaco che scandiva lo scorrere dei secondi.

"Sono nato il quindici Luglio in Inghilterra, alla nascita non vennero trovati problemi, per fortuna. Mia madre decise di chiamarmi così data la sua grande ossessione per il verde: le ricordava la speranza. Probabilmente mi chiamò così per avere speranza, speranza in me.
Invece io risultai solo l'errore più grande che potesse fare. Mio padre, rimase con noi fino al compimento dei miei dodici anni.
Lui...Lui era una persona particolare.
Non capivo perchè, ma ogni giorno tornava a casa con una donna diversa, mia madre guardava la scena muta. Se provava a parlare lui la picchiava, fino a farla piangere. Ho ancora le sue urla impresse nella mia mente." mi sfogai stringendo i pugni.
"Hai presente, quella canzone? Someone To You"

"Lei me la cantava per coprire le urla delle altre ragazze al piano di sopra..." spiegai girando la testa verso Shouto.

"Fino a quando un giorno mio padre non arrivò al limite." sussurrai iniziando a piangere.
"Andò fuori di testa uccidendo mia madre e picchiando me." affermai per la prima volta, con gli occhi colmi di lacrime e la mente colma di ricordi.

Per la prima volta.
Avevo detto a qualcuno quello che successe.
Mi ricordai dei suoi urli.
Mi ricordai del suono di quelle maledette ambulanze.
Per la prima volta ammisi a me stesso la verità.

"Così sono nate queste." mi passai una mano sul braccio, ricoperto di cicatrici.
"Mi ricordo, come me le incise..." ammisi tirando su col naso, mentre il ragazzo si occupò di asciugarmi le lacrime.


-FlashBack-

Mi buttò a terra con una semplice spinta, iniziai ad indietreggiare fino a quando non trovai il muro.
Le lacrime che mi offuscavano la vista, il corpo di mia madre steso qualche metro più vicino, mio padre che mi urlava con quel dannato coltello in mano.
Iniziò ad incidermi il braccio, ad ogni taglio mormorava qualcosa.

Forever and Never //TodoDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora