Capitolo 21

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E rieccomi ancora una volta a vagare come un'anima in pena per le strade di Milano alle 21 di sera.
Stasera é tutto così tranquillo. Non ci sono le macchine a creare il panico, si intravede solo qualche luce che sbuca fuori dalle finestre, e da alcune di esse si possono notare intere famiglie sedute a tavola. Una in particolare colpisce la mia attenzione: Una bambina corre dal padre, che la aspetta al tavolo, e gli salta in braccio.
Probabilmente non lo vede da stamattina.
Chissà cosa provano le bambine a non vedere il padre durante la giornata, perché insomma si sa che le femmine adorano i padri, mentre i maschi sono ossessionati dalle madri.

Un giorno mi piacerebbe avere una bambina che mi consideri la sua roccia, insomma si, forse non sono così forte, ma per mia figlia lo sarei. Sarei per lei tutto quello che non sono mai stato, persino una principessa se servisse.
Perché infondo questo è il compito di un genitore no? Dare la propria vita per i figli, anche se questo significa fare qualcosa che generalmente non faresti.

Mi allontano da quella finestra e continuo a camminare verso il solito parchetto.
Appena arrivo supero le aiuole e mi siedo a terra cominciando a fare reso conto di tutto quello che è successo in questi due mesi.

Prima la rottura con Giulia, l'arrivo di aurora, la conoscenza con Martina che oserei dire sia stata la cosa migliore, la rissa al secret party, la discussione con Lele, tutte le volte che ci siamo baciati, lui che mi rifiuta,io che mi rendo conto di amarlo e aurora che mi da del frocio..

E poi ieri, ieri è stato così bello che basta e avanza per dimenticare le cose brutte avvenute in questi due mesi.
Riesco ancora a sentire le sue labbra sul mio collo, i nostri respiri intrecciati, le sue mani sui miei fianchi e le nostre lingue che si muovevano all'unisono.

Delle gocce cominciano a bagnarmi il capo, ma non mi muovo. Resto li, seduto su quel prato a lasciare che la pioggia mi bagni e si porti via tutto il dolore che ho dentro. Perché si, sono distrutto.
Sono distrutto perché non riesco ad accettare che dopo tutto quello che c'è stato tra noi, lui non l'abbia ancora lasciata, ma la cosa che mi distrugge ancora più è sapere che molto probabilmente non lo farà mai, perché insomma, diciamocelo chiaramente: chi lascerebbe una ragazza per stare con un ragazzo?Soprattutto con un ragazzo come me.

Il mio telefono vibra in tasca, ma io non rispondo e continuo la mia riflessione.

Lui la lascerà? No, assolutamente no. Non può, lei é una ragazza, nessuno lo guarderebbe male se la baciasse in pieno duomo.
Invece due ragazzi che si baciano?Lasciano senza parole, e tutti stanno lì con gli occhi puntanti addosso, quasi come fossero delle vecchie cornacchie.

Il mio telefono riprende a suonare, e decido di non rispondere, ma vedendo il nome di Gian cambio quasi subito idea.
"Tancredi ma dove sei? Sono le 23 e sta piovendo a dirotto" cosa? Le 23? Ma due minuti fa non erano le 21? "Sto bene bro. Non aspettatemi" cominciano a tremarmi i denti, spero solo che non l'abbia sentito "Tancredi, torna a casa. Se c'è qualche problema ne parliamo. Ma torna" attacco senza rispondergli e mi stendo con la schiena sul prato.

6 nuovi messaggi da Martina
"Dove sei?" "Che è successo" "Come stai?"
"Se c'è qualche problema parlane" "Se hai bisogno di aiuto chiamami" "Tancredi rispondi mi stai facendo preoccupare"

Digito un semplice "sto bene" e spengo il telefono. È così difficile capire che voglio stare da solo?

La pioggia mi bagna mentre il mio tremolio aumenta.
Chiudo gli occhi sperando di riuscire a rilassarmi un po' e dopo qualche minuto mi addormento.

Sento qualcuno sollevarmi e apro subito gli occhi.
Lele mi tiene in braccio e con l'altra mano tiene un ombrello.
Sono tutto bagnato e continuo a tremare "Hai tutto il labbro blu Tancredi. Stai congelando" cammina velocemente e dopo, non so quanto, arriviamo a casa.
Gli altri ci vengono incontro e lui mi mette giù, ma le mie gambe cedono ed io cado a terra sbattendo la guancia sinistra.
Lele mi solleva e mi siede sul divano, mentre Gian prende un phon e comincia ad asciugarmi i capelli e Diego mi misura la febbre "38,6" Lele sospira e mi prende in braccio conducendomi sotto la doccia.
Mi toglie la felpa e apre l'acqua fredda, dopodiché entra dentro, con me ancora tra le sue braccia. Istintivamente sussulto e mi aggrappo al suo collo "Potevi avvisarmi" balbetto, lui mi chiede scusa e mi accarezza la guancia, sul punto che ho sbattuto prima "Come stai?" Scosto la sua mano "mi fa male la testa" mi passa una mano tra i capelli, e io mi allontano leggermente da lui "Sei ancora arrabbiato con me?" Lo guardo "Lele, lasciami solo" devo togliermi questi maledetti pantaloni e non posso farlo davanti a lui.
Lele si avvicina a me, ma qualcuno batte sulla porta "Lele è passata mezz'ora. Uscite da quella doccia o verrà la febbre anche a te" è Diego, lui punta i suoi occhi nei miei ed io annuisco "Ha ragione." Abbassa lo sguardo ed esce dalla doccia.
Si toglie la maglia e i pantaloni e avvolge una tovaglia intorno ai boxer, uscendo poi definitivamente dal bagno.
Finalmente mi tolgo i pantaloni e mi rimetto sotto il getto dell'acqua.

Quando esco sento la testa pesante e con qualche difficoltà mi infilo l'accappatoio, per poi dirigermi in camera mia.
Mi metto un pigiama e mi infilo sotto le coperte "Come stai Tanche?" Gian si avvicina e mi appoggia una mano sulla fronte "Hai ancora la febbre. Aspetta qui vado a prenderti qualcosa" annuisco "Dove vuoi che vada?" Se ne va e dopo qualche minuto torna con una compressa e dell'acqua.
Dopo avermi fatto prendere la pastiglia si siede accanto a me "Tanc, perché sei uscito di casa senza dire nulla a Lele? Era preoccupato per te quando io e Diego siamo rientrati" mi copro il naso con la coperta "Non volevo stare con lui." Gian abbassa la coperta "Perché?" Mi ricopro e lo spingo delicatamente "Perché non volevo. Questo è tutto" annuisce ed esce dalla stanza.

Mi torna in mente l'espressione di Lele, quando l'ho cacciato via e mi sento in colpa.
E se fossi io quello sbagliato?

Io non devo sperare che lui lasci Aurora, devo solo dimenticarlo.
Sarà difficile? Senz'altro, ma devo. Per me e per lui.

"Come niente fosse"/Tancredi Galli"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora