Capitolo 64

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"Che avete fatto in ospedale?" Ci chiede Zoe quando rientriamo a casa, e al pensiero io e Gian sorridiamo "abbiamo conosciuto un piccolo guerriero: si chiama Toby, è pazzesco" Zoe mi guarda stupita "Non avrei mai pensato di sentirti parlare così di un ragazzino. Tutto bene Tanche?" Scoppio a ridere, finché non mi ricordo di non aver ancora trovato il mio telefono.

Corro in camera mia e comincio a mettere tutto sotto sopra, devo trovarlo.

Rimango paralizzato quando, al posto del mio telefono, tiro fuori le lettere e i disegni che ho preparato per Lele. Così dopo una leggera crisi di nervi le lancio contro il muro e corro in salotto "Non riesco a trovarlo più. Sono fottuto" metto sottosopra il salotto, finché stremato mi stendo sul divano.

L'ho perso per sempre.
Ne comprerò un altro.

"Hai dimenticato questo, da Aurora" lui mi porge il mio telefono, con occhi disprezzanti e si allontana da me in meno di quindici secondi.

Afferro il mio telefono e avvio un video:
"Non credo che arriverò al nostro prossimo appuntamento amico mio. Credo che morirò prima.
Ero sul punto di fare una pazzia stamattina, e a pensarci bene ho anche fatto una cazzata bella grossa" spengo il video e mi ritiro in camera mia.
Mi ci vuole una bella dormita, ma prima devo mettere apposto tutto il casino che ho creato.

Sistemato tutto mi stendo sul letto e chiudo gli occhi:
"Mi dispiace per tutto quello che è successo. Sono stato un bastardo, ma non c'è stato un giorno in cui io non ti abbia pensato"
"Stavolta nessuno ci separerà"
"Tu sei mio Tancredi."
"Sei letteralmente perfetto"
"Tu sei mio Tanc, non ti lascerò scappare via da me"
"Il mio cuore batte fortissimo quando stai con me"

Con questi ricordi che mi attraversano la mente, mi ritrovo seduto ai piedi del letto con più di quindici lunghi e profondi tagli per braccio.

Avrei potuto evitarlo, eppure è stato come se qualcuno mi avesse obbligato a farlo.

Erano solo parole, nient'altro.
Non pensava nulla di quello che diceva.

La testa comincia scoppiare e la stanza comincia a girare intorno a me, ed è questione di pochi minuti prima di ritrovarmi scaraventato per terra.

Non riesco a vedere nulla, l'unica cosa che sento sono delle voci ovattate che urlano qualcosa di, a me, incomprensibile.

La cosa che più detesto ormai è questo maledetto tunnel dal quale vengo avvolto ogni maledetta volta.
Eppure stavolta c'è qualcosa di diverso. Le pareti sono più strette e non si sente nemmeno il minimo suono.

Arrivo con il viso a terra e con un po' di fatica mi sollevo.
Non sto più precipitando, ma il luogo in cui sono, mi spaventa e non poco.

Una stanza completamente nera. Non c'è una porta. Non c'è una finestra. Non c'è un muro.
Non c'è letteralmente nulla.
Solo una grande distesa vuota e buia.
E adesso come ci esco da qui?

Comincio a camminare, sperando di trovare qualcuno o qualcosa, ma sfortunatamente per me, in questo inferno non c'è proprio nessuno.

È la giusta punizione per essere stato uno stronzo tutta la vita, no?

Chissà cosa staranno facendo i miei amici.
Cosa starà facendo lui.
Saranno tutti felici di non avermi tra i piedi. Lui soprattutto.

Eppure vorrei potergli dimostrare di non aver fatto nulla, non solo per tornarci insieme, ma per dimostrargli che non sono così bastardo come lui crede.

Mi siedo per terra e mi porto le ginocchia alla fronte:
Davvero vuoi tornare con lui?
"Vorrei, ma non credo che sarebbe una buona idea. Lui non si fida di me. La sua è una confusione temporanea"
Ti distruggerà pezzo per pezzo.
Non smetterà mai di farlo.
Vuoi davvero permetterglielo?
"No. Non voglio essere distrutto da lui. Lo ha già fatto troppe volte. Non riesco più a sopportalo" delle lacrime cominciano a rigarmi il viso e delicatamente le asciugo.

Sono davvero finito in una stanza senza via d'uscita, a parlare da solo?

Mi metto in piedi e comincio a correre.
Devo venire via da questo posto, e devo farlo anche in fretta.

"Lil io lo so che mi senti, e non so cosa tu stia facendo, ma muoviti a tornare. Ho bisogno di farti arrabbiare. Ho bisogno di rubarti le felpe. Voglio entrare in camera tua di nascosto. Ma voglio farlo con te pronto ad urlarmi contro. Quindi ti prego, torna da me" Zoe. Bambina.
"Ci sto provando Zozzi, ci sto provando con tutto me stesso" urlo nell'aria sperando di farmi sentire, ma ovviamente la mia voce è troppo bassa e spezzata.

"Tancredi. Ti conosco da quando abbiamo sei anni, sei cavolo di anni, alzati subito da questo letto e torniamo a ballare il ballo del qua qua insieme. Ti prego" Cecia, mia Cecia.
"Voglio ballare con te Cecia" urlo con tutto me stesso, iniziando a correre.

"Tanche, abbiamo così tante cose da fare insieme. Così tante cose da dirci. Per favore, non abbandonarmi, sei la mia unica forza. Resta con me" Peia. Martina. Biondina mia.
Corro fortissimo fino ad intravedere un piccolo puntino di luce, in lontananza.

"Fratello mio, siamo sempre stati noi due, non cambiare questa mia abitudine. Ho bisogno di prenderti in giro quando fai lo stronzo. Ne ho bisogno Tanc.Ho bisogno di mio fratello" Gian.
Continuo a correre, e mi avvicino sempre di più alla piccola luce.

"Bello mio, tu sei un folle, ma sei fortissimo.
Hai sempre spaccato tutto bro, continua a farlo, te prego"Le parole di Diego mi fanno sorridere e allo stesso tempo mi caricano.

Quando non sento più nessuno aumento la mia corsa, fino ad attraversare quel minuscolo puntino, per ritrovarmi su un letto d'ospedale.

Cerco di sollevare la schiena, ma non ci riesco, così con un filo di voce, senza nemmeno rifletterci, chiamo la prima persona che mi viene in mente "Lele" la porta della stanza si apre rivelando una Zoe con gli occhi lucidi che comincia a saltare dalla gioia "Regá correte. Si è svegliato" prima di chiederle il motivo di tutta quella felicità, me la ritrovo con le braccia intorno al mio collo, seguita poi da tutti gli altri. Tranne lui.

"Come niente fosse"/Tancredi Galli"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora