Capitolo 13

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Un altro giorno è passato e di Lele ancora nessuna notizia.
Siamo tutti molto preoccupati. Diego ha provato a scrivergli ma lui non ha risposto, Gian l'ha chiamato e non ha risposto nemmeno a lui. Io non ho fatto nulla. Lo so, sono disgustoso ma non ci riesco, se penso che potrebbe non rispondere ad un mio messaggio o ad una mia chiamata il cuore mi si stringe e non ci riesco.
Sono in stazione, forse sto per fare una cazzata, ma sto per andare da lui.
Ho paura? Si. Tanta. Ho paura che possa cacciarmi o che possa dirmi che mi odia, ma devo andare da lui. Ho bisogno di lui per capire cosa mi sta succedendo, perché da solo non ci riesco.
Il mio telefono squilla ed io rispondo senza nemmeno vedere chi sia "ciao scusami.. tu sei tancredi?" Non riconosco la voce, ma mi sembra una donna "Si. Sono io. Ma chi è lei?" "Sono Antonella, la mamma di Lele." Sua madre mi sta chiamando? Cazzo. Se fosse successo qualcosa non me lo perdonerei mai "Lui sta bene vero?" Chiedo preoccupato "Diciamo di sì. Si sente in colpa per quello che è successo" la blocco "Non gli dica nulla. Sto per tornare a Roma. Ci vediamo stasera" mi saluta e poi attacca.
Sto arrivando Lele. Aspettami.
Salgo sul treno e mi metto le cuffie, accendo la musica e la prima canzone che parte è "non fa per me" di Holden.
Oggi le parole di questa canzone mi colpiscono particolarmente.
Riesco ad associare tutto quello che mi sta succedendo in ogni strofa.
"Mi hai portato al di là di ogni confine, sei stata il mio inizio e la mia fine" Lele, grazie a lui sono stato una persona felicissima, ma adesso pensarlo mi fa a pezzi "chiedevo qualcuno per me, qualcuno come te" guardo fuori dal finestrino e cerco di capire il senso di quella frase. Magari avere una ragazza come Lele accanto. Credo che non ne esistano, nemmeno Martina "ti avrei tenuto con me qualche istante, se avessi saputo che volevi andartene" se avessi saputo che non lo avrei visto per così tanto tempo, lo avrei stretto fortissimo l'ultima volta, e avrei fatto durare di più ogni nostro momento insieme.
Chiudo gli occhi e poco dopo mi addormento.
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Il treno si ferma e capisco di essere arrivato in stazione.
Solo adesso realizzo di aver affrontato un viaggio di tre ore per vederlo e per sapere come sta, e l'ansia mi mangia vivo. Potrebbe abbracciarmi o potrebbe prendermi a pugni. Ma non lo saprò mai se non mi muovo da questa dannata stazione.
Così, spinto da non so cosa comincio a camminare verso casa sua, trascinandomi dietro la mia piccola valigia con i vestiti per i prossimi due giorni, e dopo circa 40 minuti arrivo.
Busso alla porta sperando che non sia lui ad aprimi, e dopo pochi minuti la porta si apre rivelando una donna bionda con gli occhi verdi "Ciao tu devi essere Tancredi"mi sorride e mi fa accomodare, la ringrazio e poi mi siedo sul divano "Dove sta Lele?" Alza le spalle "Da quella ragazza" abbassa lo sguardo "Tancredi.. Cosa ne sta facendo lei di mio figlio?" La guardo negli occhi e la trovo preoccupata "Non lo so." Guardo il pavimento e penso alle sue parole cosa ne sta facendo Aurora di Lele?
Lo rende una persona migliore? No. Definitivamente no. "Mio figlio è diverso da quando c'è lei" la guardo e annuisco, apro bocca per dirle qualcosa ma la porta si apre rivelando Lele che è appena rincasato "Mamma sono a casa" non mi ha visto. Non ancora.
Entra in cucina e mi si para davanti "E tu che ci fai qui?" È sorpreso lo sento dal suo tono di voce e lo noto dal suo sguardo "Volevo vedere come stavi" provo a toccargli la mano ma lui mi scansa " Vado a lavoro" sua madre esce di casa e noi rimaniamo da soli. Uno di fronte all'altro.
"Lele come stai?" Mi avvicino ma lui si allontana "Tancredi lasciami in pace" è strano.. non è il mio Lele. I suoi occhi sono diversi "Lele, perché fai così?" "Io non faccio nulla. Lasciami in pace e basta" lo vedo che non lo pensa davvero, sta fingendo. Ma perché?
"Ricordati che lo capisco quando menti" si avvicina a me "cosa vuoi tancredi? Perché non mi lasci in pace? Non lo capisci che ti detesto?" Fitta al cuore. No. Non può essere vero "Lele, io ho bisogno di te" si avvicina ancora di più e le nostre labbra si scontrano ancora una volta, stavolta non ci riesco a tirarmi indietro anzi, con le mie mani gli incornicio il viso avvicinandolo ancora di più a me.
Le nostre labbra si schiudono e le nostre lingue si incontrano. Questa sensazione mi fa sentire così bene.
Le sue mani che mi sfiorano i fianchi e i nostri corpi vicini mi fanno stare così bene, che per un momento è come se nulla fosse mai cambiato.
Poi però si stacca "Me ne vado. È stato un sbaglio" ancora una volta.. ancora una volta ha giocato con i miei sentimenti. Le mie gambe cedono "Lele ti prego non andartene via così. Ho bisogno di te. Per favore" Le lacrime rigano il mio viso, mentre sono ormai in ginocchio davanti a Lele "No, non ti voglio mai più rivedere.Sei una persona disgustosa. Meriti di stare da solo" Mi guarda con disprezzo e poi se ne va, lasciandomi li, a terra, da solo. Quel sogno. Quel maledetto sogno si è avverato e mi ha distrutto.
Rimango lì per almeno mezz'ora.
Mi alzo da terra e lascio quella casa.
Corro a casa mia e suono il campanello "Edo. Piccolo mio" mia madre mi abbraccia, io la abbraccio e riprendo il mio pianto "amore che succede?" Mi asciugo le lacrime ed entro in casa "Niente Ma. Mi mancavi" .
Passo il pomeriggio con la mia famiglia finché il mio telefono squilla e il nome di Martina brilla sullo schermo "Hey tanc, so che anche tu sei a Roma. Ci vediamo tra 20 minuti davanti al Colosseo" e riattacca, non mi da nemmeno il tempo di accettare, di chiederle come facesse a sapere che sono a Roma o del perché lei fosse a Roma. Assurda!
Fatto sta che mi preparo ed esco subito di casa. La testa mi scoppia e gli occhi mi bruciano. Non posso ancora credere a quello che mi ha detto Lele. E mentre la sua voce si ripete nella mia testa, arrivo al Colosseo e trovo Martina seduta che mi aspetta "ciao" la saluto e lei si mette di fronte a me "Che cos'è successo ? Che vi siete detti?" La guardo e le faccio segnale di sedersi "Ci siamo baciati. Di nuovo" abbasso lo sguardo e lei mi solleva il viso con due dita "Ma lui ha detto di odiarmi ed é andato via" mi abbraccia "Tancredi cos'hai provato?" Non lo so.. non lo so cos'ho provato. "Martina perché mi chiedi queste cose invece di insultarmi? Insomma si suppone che tu ed io siamo fidanzati. Quindi perché non ti incazzi quando ti dico che ci siamo baciati?" Mi guarda e si fa seria "Perché lo ami. Non riesci a capirlo, ma tu lo ami. E no. Non lo ami come un amico. Tu sei innamorato nel vero senso della parola" nego con la testa "Io non sono gay" "Non c'è nulla di male ad esserlo Tanc. Devi solo accettarlo" sbuffo "Ma non ti fa male? Cioè non stai male sapendo che il tuo ragazzo potrebbe essere innamorato di un altro ragazzo?" I suoi occhi si fanno lucidi "Ricordi i vestiti che ti ho prestato quando sei venuto da me?" Annuisco "Beh erano di un mio ex. Credo che sia il ragazzo che più ho amato. Ma dopo 7 mesi di relazione lui ha capito di essere gay" una lacrima le riga il viso "Ora siamo amici" Sorride "Gli voglio un bene dell'anima. Proprio come lo voglio a te. Quindi ti dico solo: apri gli occhi e goditi la tua vita" mi abbraccia.
In questo momento mi sto rendendo conto che ha ragione: Sono innamorato di Lele.

"Come niente fosse"/Tancredi Galli"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora