Capitolo 65

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"Finalmente ti sei svegliato" Martina mi stringe tra le sue braccia e qualche lacrima le riga il viso "Perché state tutti in queste condizioni?" Chiedo poi rivolgendomi agli altri, anche loro con i visi stracolmi di lacrime, persino Diego "Tanche non ti svegliavi da tre giorni" mi dice Cecia accarezzandomi una mano.

Tre giorni? Mi ci sono davvero voluti tre giorni per trovare l'uscita da quella stanza?

"Hai perso molto sangue, perché hai preso in pieno una vena. Eri in gravissime condizioni quando ti abbiamo trovato" Diego mi appoggia una mano sulla spalla "Non fare mai più una cosa del genere. Ci hai spaventati a morte" abbasso lo sguardo sulle mie mani "Era l'unico modo che avevo per stare meglio" tutti mi puntano gli occhi addosso facendomi rendere conto di averlo appena detto e non pensato.

Noto i ragazzi guardami sorpresi, mentre Martina con sguardo triste mi chiede il permesso prima di iniziare a raccontare a tutti i casini che ho combinato in questi mesi.

Quando finisce di parlare Diego le lancia un'occhiataccia "Famme capì: Te sapevi tutto e non ce l'hai detto? Ma stai fori?" Lei abbassa lo sguardo "Diego io non volevo che lo sapeste" Martina mi afferra una mano "Ha ragione tanc, avrei dovuto dirglielo" Le ragazze la abbracciano, mentre Gian le da una pacca sulla spalla "Capisco il tuo gesto. Cercava solo di non tradire la sua fiducia, capiscila Diè" Diego abbassa lo sguardo "Mi spiace essere stato così acido, ma pensare che avremmo potuto perderlo mi distrugge" gli sorrido "Sto qui fratè, rilassati" Mi batte il cinque e dopo qualche minuto un medico entra in stanza, chiedendo a tutti di uscire.

Quando rimaniamo da soli, il dottore comincia a visitarmi "C'è qualcosa che ti fa male?" Mi accarezzo i capelli e lo guardo negli occhi "Ho le braccia molto indolenzite"Lui annuisce "È tutto normale"si siede accanto a me "Non conosco le ragioni del tuo gesto, ma è stato molto grave ragazzo mio. Quando l'ambulanza è venuta a prenderti avevi davvero pochissime possibilità di sopravvivere. I tuoi amici ti hanno trovato immerso in una pozza di sangue" i miei occhi si fanno lucidi.
Saranno traumatizzati.

"Adesso sembra che sia tutto apposto, ma ti terremo sotto osservazione per qualche altro giorno" mi saluta ed esce dalla stanza.

"Che ha detto?" Gian rientra in stanza seguito da Diego "Devo rimanere qui per qualche giorno, ma va tutto bene" dopo aver annuito, mi informano che le ragazze sono dovute tornare a casa per delle questioni di lavoro e poi cominciamo a parlare.

"Cosa ti ha spinto a fare quello che hai fatto?" Diego cerca sempre di essere comprensivo con me, ed io so quanto sia difficile per lui, così diciamo che ci metto meno tempo ad aprirmi "Ho ripensato a troppe cose. Mi sono sentito dire tante di quelle cazzate, che sono crollato. Crollato davvero" sul suo viso, come su quello di Gian, compare un velo di tristezza "Il motivo è lui?"Abbasso lo sguardo ignorando la domanda di Gian

"Voglio solo sapere come sta" Diego mi accarezza una spalla "Beh, perdere il bambino è stato un brutto colpo e si sta ancora riprendendo, ma preferisco stare qui con te, che li con lui che non fa altro che farsi dare ordini da quella smorfiosa" Gian gli dà un leggero schiaffo sulla spalla "Non possiamo paragonare il problema di tancredi con il suo. Tanche stava per perdere la vita, non ha una fidanzata fuori di testa, per fortuna" sorrido leggermente davanti alla sua affermazione "Siete due matti regà" loro mi abbracciano ed io li stringo.

Sono la mia famiglia. I miei fratelli.

Qualcuno bussa alla porta e senza aspettare che gli dia il permesso spalanca la porta "Amore mio" mia madre mi corre incontro e mi abbraccia, cominciando a piangere, seguita dalle mie sorelle e persino da mio padre "Che ci fate tutti qui?" Gian e Diego abbassano lo sguardo, mentre le mie sorelle mi saltano al collo "Abbiamo saputo stamattina del tuo incidente. Che domande fai?" Mi risponde mio padre con tono serio "Siamo felici di averti trovato sveglio, avevamo paura di non trovarti" lancio un'occhiataccia a mia sorella Berenice "Sei melodrammatica" le rispondo, guadagnandomi una carezza da mia madre, che chiede a tutti di lasciarci da soli.

Quando rimaniamo io e mia madre, lei si siede accanto a me e mi accarezza una mano "piccolo mio" il mio cuore si ristringe. Solo lui mi chiamava piccolo..

"Che ti succede Tanc?" Abbasso lo sguardo "Parlane con me. Sono la tua mamma. Io ti capirò e ti starò accanto" se solo fosse così semplice mamma.
"Si tratta di qualche ragazza che ti ha spezzato il cuore?" La guardo negli occhi "Più o meno" le dico con un filo di voce "Che significa Tanc?" Una cosa che ho sempre desiderato di avere, è la tranquillità e la compostezza che ha mia madre anche nella peggiore delle situazioni ma, purtroppo per me, sono impulsivo ed irascibile proprio come mio padre "Diciamo che ci hai preso, ma non del tutto"Lei mi guarda interrogativa e mi accarezza una guancia "Sei innamorato di un ragazzo bambino mio?" Abbasso lo sguardo e arrossisco "So che sarà imbarazzante per te.. ma, io mi sono reso conto che mi piacciono i ragazzi. Capirò se non vorrai più vedermi" mia madre mi lascia un bacio sulla fronte "Sei il mio bambino. Non rinuncerei a te nemmeno se fossi un criminale e dovrei farlo solo perché ami? Non è importante chi, ma ami, e questo mi rende fiera di essere la tua mamma" una lacrima le riga il viso ed io la abbraccio "Mi sei mancata mamma" mi bacia una guancia "Torna da me bambino mio. Solo per qualche giorno. Ti farà bene" la stringo tra le mie abbraccia ed annuisco "Va bene mamma" non so quando uscirò da questo posto, ma so per certo che non voglio stare nella stessa casa di Lele. Non per ora almeno.

Resto abbracciato a mia madre per un po', pensando a qualcosa da dire ai miei amici prima di andarmene

"Come niente fosse"/Tancredi Galli"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora