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Non capiva quel ragazzo.
C'era qualcosa tra di loro, ma non sapeva dire cosa.
Passavano da incomprensioni a momenti d'imbarazzo (solo lui, però), per poi finire nel limbo delle mille domande senza risposte.
Keigo guardò con la coda dell'occhio il corvino, rimanendone incantato: la leggera e fresca brezza gli muoveva leggermente i capelli, gli occhi persi in chissà che pensieri e il viso dalle mille espressioni ora era impassibile.
Era un ragazzo misterioso, spesso si chiedeva se lo stava conoscendo per quello che realmente era.
Spesso si chiedeva se quel ragazzo potesse rappresentare la sua felicità.
Perché gli interessava tanto?
Perché se ne era invaghito?
Forse perché era l'unico che lo trattava come una persona e non come un oggetto?
Nessuno, nessuno gli aveva mai detto "Perché volevo farti star bene.".
Quindi essere felice era affidarsi ad una persona e renderla felice?
Se uno dei due stava bene, di conseguenza anche l'altro lo era, giusto?
Forse questa era un'altra delle decisioni che avrebbe preso, sperando di non pentirsene mai.
Si sedette a cavalcioni sul moro, posandogli le braccia ai lati della testa e si abbassò fino a sfiorargli le labbra con le proprie, lo sguardo incatenato ai cristalli.
<<Ho deciso che tu sarai la mia felicità.>> sussurrò sorridendo.


Si stupì quando quel ragazzo si sedette sopra di lui e azzerò le distanze, senza essere costretto a farlo, senza averlo provocato, senza aver dovuto prendere l'iniziativa.
Quegli occhi dorati erano come dei libri proibiti: inaccessibili a tutti, perché nessuno era in grado leggere e comprendere la lingua con cui erano stati scritti. Erano pieni di parole, di frasi, d'immagini, alcune intuitive, altre che non sarebbe bastata una vita per studiarne il significato, ma... una cosa era certa: lui sarebbe riuscito ad apprenderli col tempo, a capirli o, almeno, a intuirli.
"Ho deciso che tu sarai la mia felicità"
Come poteva riuscire a essere la felicità dell'altro se lui aveva deciso di chiudere il suo cuore a quel sentimento e non crederci più?
Sperò solo di essere all'altezza di custodire quel tesoro tanto prezioso che gli aveva affidato il biondo.
<<Quando dici certe cose, diventi oltremodo irritante!>> capricciò in imbarazzo, anche se il gesto che fece poco dopo contraddisse totalmente quelle parole, si sporse e baciò di nuovo quel ragazzo, abbracciandolo stretto.


Che.
Palle.
Possibile che l'altro sapesse dire solamente che era irritante?
Eppure non voleva esserlo.
Quel leggero imbarazzo lo stupì: quindi anche il corvino dagli occhi di ghiaccio provava quel tipo di emozioni?
Gli occhi dorati si fecero luminosi per lo stupore, perdendosi in quel bacio che non sapeva identificare.
Il moro non era un tipo dolce, eppure quel bacio che lo travolse gli provocava emozioni diverse da quelle provate in ogni gesto ricevuto dal corvino.
Sembrava che accogliesse la sua richiesta, sembrava che stesse approvando la sua decisione.
Gli scappò un sorriso, abbandonandosi sul corpo del ragazzo ed affondando le mani tra i capelli scuri.
<<Lo prendo per un sì.>> sussurrò. <<Grazie.>>


Poterlo accarezzare teneramente sulla nuca, assaporare la gioia che emanava l'altro e scaldarsi con il suo calore, fecero crepare le barriere di Dabi, ma non abbastanza da sgretolarle. In fondo aveva impiegato anni a costruirle e avevano acquisito una certa resistenza.
Passarono il pomeriggio in quella posizione, senza scambiarsi molte parole, il silenzio era sufficiente a riempire l'aria. Gli venne anche il dubbio che il biondo si fosse addormentato, poco importava! Potevano tranquillamente permettersi quell'attimo per loro.
Purtroppo le giornate invernali non erano generose e il tempo che i ragazzi avevano a disposizione si era esaurito velocemente, il tramonto era ormai giunto e non era il caso di restare a dormire fuori a causa delle temperature notturne ancora rigide.
Lo fece alzare da sé e camminarono verso casa. Dopo essersi tolti i cappotti abbracciò da dietro il biondo. <<Io vado a farmi il bagno, preparo la vasca. Se vuoi raggiungermi... sai dove trovarmi!>> gli sussurrò, questa volta senza la sua solita malizia, era solo un trepido invito.
Andò in bagno, riempì la vasca assicurandosi che l'acqua fosse bella calda, ci aggiunse dei sali profumati, si spogliò ed entrò. Appoggiò la schiena sul bordo con la speranza di veder comparire l'altro dalla porta.

The 21 chimes of New Year's Eve ( DabiHawks )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora