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Il corpo si tese in preda a qualche forza mistica scaturita dal cuore e si riversò nel biondo qualche istante dopo, pronunciando quel nome ormai familiare <<Keigo...>> in un sussulto, che pose fine a quell'ennesima unione.
Dovette reggersi sulle braccia per non cadere di peso sopra il biondo. Per quel giorno era meglio finirla lì, altrimenti avrebbe rischiato di sfondare il ragazzo, già ridotto così avrebbe avuto qualche difficoltà a camminare.
Quando il respiro iniziò a regolarizzarsi, uscì lentamente dal biondo, liberando le gambe del ragazzo da quella posizione dolorosa e le adagiò entrambe sul letto. Alzò gli occhi incontrando il viso dell'altro: le palpebre abbassate, boccheggiava ancora, le guance in fiamme, i capelli ancora bagnati e le lacrime di piacere che segnavano i lati degli occhi.
Si avvicinò piano al suo viso, muovendosi sulle braccia e si abbassò a baciargli la fronte, il naso e la bocca, soffermandosi su quest'ultima. Portò una mano sulla guancia del ragazzo, accarezzandola teneramente, era un bacio semplice, di quelli che raggiungono l'anima per la loro delicatezza, che ti fanno volare, che ti fanno sognare.
<<Per oggi ci fermiamo qui, ora lascia che mi prenda cura di te.>> gli suggerì prima di sorridergli.
Si sdraiò in parte all'altro, abbracciandolo e portandolo vicino a sé. Gli fece appoggiare il capo sopra il suo braccio e iniziò ad accarezzargli dolcemente il petto, l'addome e i fianchi, posando di tanto in tanto qualche bacio sulla sua spalla.
<<Stai bene?>> chiese alzando appena la testa per guardarlo negli occhi.


Quando sentì il seme del corvino entrargli quasi prepotente all'interno, si sentì completo.
Lo accolse con un sospiro appagato.
Era la prima volta che si sentiva così.
Felice.
Ed era anche la prima volta che qualcuno usasse su di lui gesti dolci, carichi di sentimento.
Si fece avvolgere da quelle braccia, simili alle spire di un serpente che ti stringono fino a non lasciarti più via di scampo.
Sentiva il cuore battere all'impazzata, ma non sapeva attribuire se fosse per l'amplesso appena concluso o se era per quei delicati gesti.
A malapena riuscì ad annuire alla domanda, arrossendo totalmente per la premura, non capendo cosa spingesse il ragazzo ad avergli detto quelle cose.
No, falso.
Aveva capito perfettamente.
In modo appena percettibile sentiva anche il cuore del corvino battere.
Lo sentiva dalla schiena a contatto con il petto del ragazzo.
Si girò nell'abbraccio, nascondendo il viso nell'incavo del collo dell'altro.
Deglutì appena, sussurrando come una leggera brezza <<Ti amo anch'io.>>


Non poteva credere alle parole uscite dalla bocca del biondo, pensava che avrebbe impiegato più tempo a dirle. Forse tra i due, quello che sapeva amare incondizionatamente, senza saperlo, era proprio quel dolce ragazzo.
Si sentiva... felice, il mondo per un attimo aveva iniziato a brillare di luce propria. Il fuoco che sentiva ardere nel petto avvampò di nuovo, come se quel biondino ci avesse gettato della benzina.
Lo strinse nell'abbraccio e posò un bacio tra i suoi capelli. Da lì in poi non avrebbero avuto vita facile, si erano infilati in un bel guaio, ma lui non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro, in un modo o nell'altro avrebbe portato il biondo fuori da quella vita. Scosse la testa per liberarsi di ogni pensiero negativo, per quella notte non voleva pensarci.
Rimase ancora qualche minuto a coccolarlo, dopodiché lo prese a mo' di sposa e lo portò in bagno.
Lo adagiò nella vasca insieme a lui, cercando di fargli meno male possibile e lo lavò con cura, usando un tocco completamente diverso da quello provocante usato prima. Lo asciugò e lo adagiò sul divano, mentre lui arrangiava qualcosa per cena.
Si compiacque della docilità del biondo, per quella sera lo avrebbe un po' viziato.
Andò a cambiare velocemente le lenzuola perché lui aveva fretta, fretta di tornare sul letto accoccolato al biondo, di sentire il suo profumo, di avvertire il suo calore, di sentire il suo respiro.


Era tutto strano, quasi un sogno ad occhi aperti.
Non che decise di approfittare del ragazzo, ma si sentiva bene quando l'altro si prendeva cura di lui e vedeva in quei cristalli una luce nuova, diversa, quasi avessero acquisito vitalità.
Era merito suo?
Aveva coinvolto quel ragazzo nella vita più schifosa che si potesse mai avere e l'altro che fa? Gliene restituisce una da favola.
Un appartamento quasi lussuoso e soprattutto caldo, un affetto mai provato prima, essere trattato umanamente e non come qualcuno da sfruttare.
Era tutto perfetto, azzardò a pensare.
Anzi, ad autoconvincersene.
Perché un membro della Yakuza non può essere felice.
Un membro della Yakuza non merita tutto quello, dopo aver strappato la felicità a famiglie intere.
Lui sicuramente non se lo meritava.
L'incarico che ebbe il giorno successivo consisteva in uno scambio di droga con una piccola banda nella prefettura di Yokohama.
Si alzò presto, lasciando un piccolo bacio sulla fronte al corvino e si fece scortare da una vettura in un edificio in pieno centro.
<<Buongiorno!>> esclamò amichevolmente con il suo cliente.
Fu fin troppo semplice: estorsione pura.
Dalle ricerche effettuate dai suoi uomini, quell'uomo stava cercando di infilare qualche membro nella Yakuza per ottenere il controllo del distretto.
Pessima mossa.
La sera, su tutte le stazioni radio, si annunciava lo sterminio di una famiglia intera.
Rientrare nell'appartamento del corvino era per lui un toccasana.
Tra loro le cose funzionavano bene, riuscendo così a distrarsi dalle missioni che ogni giorno doveva compiere.
Endevoar aveva ben pensato di non farli lavorare insieme: un coinvolgimento emotivo durante le missioni non poteva giovare a nessuno se le cose si fossero complicate.
Dopo circa una settimana vennero convocati entrambi nella villa Todoroki.
Salutò i familiari del capo con cordialità, entrando nell'ufficio del boss e sedendosi su una delle poltrone, sentendosi irrequieto per quella riunione.
<<Domani sera si terrà una festa.>> esordì Endevoar.
La tachicardia prese a portare il biondo in un leggero stato di ansia. Sapeva perfettamente cosa volesse dire, ma lo preoccupava la reazione del moro. Lo guardò con la coda dell'occhio: non doveva azzardarsi a dire o fare qualcosa che poteva mettere entrambi in una posizione difficile.
<<Dabi tu intratterrai alcuni uomini.>> continuò porgendogli un fascicolo con foto e generalità. <<Hawks ha ottime capacità persuasive, ma domani dovrà utilizzarle in un altro modo. Tu, invece, volto nuovo, entrerai come affiliato ad un altro clan per scoprire cosa nascondono e se ci sono movimenti sospetti. Nessuno sa chi sei, quindi per te non dovrebbe essere difficile.>>
<<È necessario che ci sia anche lui?>> azzardò a domandare Keigo.
Bastò uno sguardo del capo come risposta.
Il tragitto verso casa fu silenzioso.
Non sapeva cosa chiedere o dire al moro.
<<È il mio lavoro. Un domani potrebbero affidarti la stessa cosa e non possiamo rifiutare. Sopporterai?>>
Da un lato voleva che in quel gruppo ci fosse anche il corvino, dall'altra non voleva che lo vedesse seviziato da chissà quanti uomini.

The 21 chimes of New Year's Eve ( DabiHawks )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora