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Continuava la sua ricerca senza mai perdere un attimo.
Le missioni erano un'ottima copertura per svolgere le indagini, ma nulla faceva ricondurre ad indizi per trovarlo.
Non poteva essere scomparso.
Endevoar usava ogni mezzo per aiutare il biondo a ritrovare il corvino, ma l'unica cosa certa era che Touya non era rientrato in Giappone.
Keigo si aggrappava sempre a quella fotografia pur di non perdere le speranze. Temeva che il suo ennesimo capriccio lo avesse fatto finire nelle mani della Tokkou e che lo avessero ucciso.
Piangeva, piangeva sempre.
Appena tornava a casa, si rintanava in camera a stringere quella polaroid, rivivendo ogni singolo istante trascorso con lui.
Aveva anche provato a contattarlo telefonicamente, ma il numero sembrava inesistente.
Sparito nel nulla.
I mesi passarono e il fatidico giorno arrivò.
Quella notte la Yakuza avrebbe fatto infiltrazione nella Tokkou con l'unico obiettivo di eliminare il loro capo.
Endevoar non era molto sicuro di poter fare affidamento sul biondo, ma quest'ultimo continuava a ripetere che forse avrebbe trovato quelle sue risposte.
Dire che fu un bagno di sangue è inutile: La notte dei lunghi coltelli si stava ripetendo in quella notte di Vigilia di San Silvestro, dove famiglie intere erano sedute a tavola a cenare, mentre i bambini rallegravano la serata ridendo e giocando per le stanze delle case.
Keigo invece si trovava a cercare di sopravvivere.
Arrivato nella stanza del capo della Tokkou, riuscì a mettere fuori gioco la maggior parte degli uomini, nascondendosi tra la nube creata dal fumogeno e accoltellandoli.
<<Sei in gamba, ragazzino.>> disse il possente uomo alzandosi dalla sua poltrona.
<<Sei sprecato come mafioso.>>
<<Dov'è Dabi?>> domandò sicuro, cercando di mantenere la lucidità che gli serviva per non cedere.
<<Eccolo.>>
La figura del corvino si presentò entrando dall'ombra e le lacrime minacciarono di uscire.
<<Sei vivo.>> riuscì solo a dire con gli occhi lucidi.
Fece un paio di passi verso il ragazzo, ma un uomo alle sue spalle gli sparò ad una gamba facendolo cadere al suolo.
La fotografia scivolò dalla tasca, iniziando ad impregnarsi di rosso cremisi, mentre la risata dell'azzurrino riecheggiava per tutta la stanza.
<<Scappa!>> urlò al moro, cercando di rialzarsi e parandosi davanti a lui.


In quell'ultimo mese nemmeno la vendetta lo allettava di più.
Il suo cuore si era svuotato di tutto, brancolava nel buio più totale, assecondando gli ordini che gli venivano impartiti.
Che senso aveva continuare a vivere? Porre fine alla vita dell'uomo che aveva rovinato la sua e poi?
Cos'avrebbe fatto?
Per qualche assurdo motivo si ritrovava spesso a camminare fino alla collina dove lo aveva portato una volta il biondo.
La distesa dei 'Non ti scordar di me' aveva lasciato spazio al paesaggio invernale.
Cosa sperava? Di incontrarlo? Che quel briciolo di cuore che continuava a battere fastidiosamente, avesse ragione a sperare che Keigo fosse buono?
Era tutto arido, spento, freddo come lui, nessuna fiamma brillava negli occhi di ghiaccio.
Keigo era diventato tutto per lui, gli aveva donato il suo cuore, il petto non doleva semplicemente perché non c'era più nulla che potesse fargli male.
Non aveva mai creduto nel futuro che si era immaginato, per paura che non si realizzasse.
Il tempo gli aveva dato ragione ancora una volta.
L'amore che aveva provato era quindi a senso unico?
Non riusciva nemmeno a odiarlo, se l'avesse incontrato probabile l'istinto di proteggerlo avrebbe prese il sopravvento, ma non aveva più importanza.
Era diventato una perfetta macchina per uccidere, nessun sentimento, nessuna emozione, solo fredda logica.
Aveva appena finito di eliminare alcuni uomini di Endeavor nel corridoio vicino per preparare una via di fuga al suo capo.
Entrò nella stanza quasi contemporaneamente al biondo, la sua figura divenne sempre più nitida man mano che il fumo si diradava.
Ascoltò quelle parole cercando di trattenere una risata.
Si avvicinò al lui, accovacciandosi per parlargli all'orecchio e accompagnandolo ad appoggiarsi al suo petto grazie alla presa sul collo.
<<Scappare? Forse non ti è chiaro chi tra i due sia quello in pericolo.
Non capisco il motivo per cui tu stia continuando con questa recita, non credi di avermi preso in giro abbastanza?>> chiese con tono indifferente.
<<All Might esci di qui.
Siamo circondati, ti ho aperto una via di fuga sul tetto, l'aereo ti aspetta. Fermerò chiunque tenti di seguirvi.>> disse rivolto al Generale della Tokkou.
<<Ottimo lavoro, giovane Dabi, mi hai servito bene.
Questo sarà il mio ultimo ordine per te, poi sarai libero: uccidi il ragazzo.>> ordinò prima di incamminarsi verso quell'uscita seguito dall'azzurrino.
Bene, ora erano soli. Nessun altro si sarebbe avvicinato al ragazzo.
Si prese tutto il tempo, andando a raccogliere quella piccola foto e freddando chiunque facesse capolino dalla porta, indipendentemente se fossero poliziotti o mafiosi.
La osservò per un po' e scoppiò a ridere.
<<Non capisco il motivo per cui tu ti stia portando appresso questa.
Cos'è quella faccia sorpresa? Ti ho già detto che non occorre più fingere. Sapevi fin dall'inizio chi io fossi realmente e risparmiami quelle lacrime. Devo farti i complimenti, alla fine sei stato un attore migliore di me: io ho fatto l'errore di innamorarmi veramente.>> disse, scuotendo la testa e alzandosi.
Si avvicinò all'altro e si inginocchiò di fronte a lui.
<<Probabilmente nessuno dei due uscirà vivo di qui.>> pensò ad alta voce, ma sapeva perfettamente che non sarebbe andata così: da quella stanza ne sarebbe uscito vivo solo uno.

The 21 chimes of New Year's Eve ( DabiHawks )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora