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Quella notte fu devastante, quasi nemmeno la presenza del corvino servisse a tranquillizzarlo.
Appena si svegliò, venne colto da un tremendo mal di testa. Si ripromise di prendersi qualche tranquillante da quella sera per cercare di non disturbare ulteriormente il sonno dell'altro.
<<Perché alle terme?>> bofonchiò passando visibilmente la testa sul petto dell'altro, prendendogli una mano e mettendosela sulla testa. <<Voglio fare il percorso che non abbiamo fatto ieri.>>
Alzò la testa e sorrise al moro.
<<Buongiorno.>> ghignò portando una mano sul cavallo del pantalone dell'altro.
<<Ci siamo svegliati arzilli.>> continuò affilando lo sguardo.
<<Ma siccome hai deciso tu tutto il programma della giornata, ci conviene alzarci: non vorrei mai che il mio servo personale dovesse litigare con qualche anziano per il parcheggio.>>
Si alzò rapidamente, correndo verso la cucina per preparare la colazione, levando al corvino la possibilità di replica.
Si sentiva tremendamente in colpa, ecco qual era il problema.
Invece di aiutare l'altro, lo faceva allarmare sempre di più.

Assecondò il gesto dell'altro, accarezzandogli la testa e rispondendo lievemente a quel sorriso, ma l'altro non aveva risposto alla sua domanda.
Avrebbe tanto voluto assecondare la provocazione, ma decise di non farlo. Vederlo schizzare via in quel modo lo turbò, che l'altro stesse cercando un modo per stargli lontano?
Si prese tutto il tempo di andare in bagno e sciacquarsi il viso. Appoggiò la fronte sullo specchio del bagno guardando intensamente il suo riflesso, aveva preso la decisione giusta o lo stava sovraccaricando?
Tergiversò altri cinque minuti, concedendosi il tempo di una sigaretta, si rese conto che da parecchio tempo aveva perso quell'abitudine.
Forse entrambi avevano bisogno di un po' di tempo per loro stessi, gli cominciò a sorgere il dubbio che lui fosse la causa degli incubi del biondo.
Merda! Perché con quel ragazzo era così difficile fare la cosa giusta?
No! Questa volta non poteva sbagliare, il biondo gli aveva detto chiaramente che voleva averlo al suo fianco, gli sarebbe stato vicino!
Andò in cucina trovandolo già seduto ad aspettarlo, si sedette di fronte a lui.
Cosa doveva dirgli?
Iniziò a mangiare, ma quel silenzio era troppo irritante e la mancanza di sonno non aiutava, si dimenticò di tutti i propositi fatti la sera prima.
Perse la calma e sbatté il pugno sul tavolo.
<<Adesso basta, voglio sapere cosa ti succede!
Voglio sapere come stai!
Questa volta non eluderai la domanda! Vuoi che sia il tuo ragazzo, ma mi stai escludendo da tutto. Mi dici che stai bene e mi svieni davanti. Mi chiedi di lasciarti fare, ma vedo che stai crollando.
Per una volta puoi dirmi che diavolo ti sta passando per la testa? Vuoi che smetta di preoccuparmi per te? Allora dimmi cosa ti fa stare male!>> disse esasperato.
Non alzò la voce, ma il tono cupo lasciava trasparire che stava facendo fatica a controllarsi.

Si spense.
Posò lentamente il cucchiaio sulla tovaglietta ed abbassò lo sguardo.
Cosa doveva dirgli?
Non era colpa di nessuno dei due se gli incubi continuavano a presentarsi appena chiudeva gli occhi.
Non era colpa di nessuno dei due se stava lottando per riuscire a superare ogni cosa. Uno cercava di aiutare l'altro, ma ottenevano solo l'effetto opposto.
Ci mise troppo tempo per rispondere.
Gli aveva già spiegato quale fosse il problema, di più non sapeva cosa dirgli.
<<Sto bene. Riposo solo male, ma si sapeva già. Anche tu lo fai. Cos'altro devo dirti?>>
Lui cercava solo di non crollare e tentare di non stremare l'altro. Forse in quei giorni di vacanza avevano sbagliato a gestirsi gli orari, ma non rinnegava nessuno dei momenti vissuti con quel ragazzo.
Voleva solo che si riposasse, che pensasse anche un po' a se stesso, ma anche quella soluzione sembrava non funzionare.
<<Mi stai dietro da settimane, se non mesi. Come puoi preoccuparti per me, se non ti fermi un attimo a pensare a te? Ieri mi sono solo stancato un po' troppo, ma è stata una bellissima giornata, come quella che trascorreremo oggi e così per tutto il resto della vacanza. È colpa mia se sei in questo stato. Ostenti energie che non hai pur di distrarmi, ma se io sono crollato svenendo, tu mi sei già crollato quando mi hai salvato, di nuovo. Se dovesse succederti qualcosa, non me lo perdonerei. Sta usando me per distruggerti, quindi posso solo cercare di essere felice per rendere anche te così. Non pensavo di sbagliare cercando di anteporti ad ogni cosa. Volevo solo ricambiare l'affetto che mi dimostri, facendoti rilassare e distrarre, ma ho sbagliato ancora. Non era mia intenzione irritarti. Scusami.>>
Man mano che parlava si sentiva sempre più uno schifo.
Che non sapesse amare?
Probabilmente era così se ogni azione volgeva a disturbare l'animo dell'altro, invece di tranquillizzarlo.
Forse non era adatto a stargli accanto?
Forse quei giorni erano la prova che non potesse pensare ad un futuro con lui?
Gli si sgretolava il cuore solo all'idea.

The 21 chimes of New Year's Eve ( DabiHawks )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora