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Ricambiò quel bacio bisognoso.
Era passato tempo dall'ultima volta che il biondo gli aveva riservato quel contatto così ardito, che nascondeva una tacita richiesta.
Decise che aveva tempo per essere il Touya pervertito e aggressivo, ma per quella volta voleva provare a essere dolce, voleva portare il ragazzo verso altri mondi, voleva continuare a farlo sognare.
Risalì la schiena del biondo sopra la maglietta, abbracciandolo e stringendo il tessuto tra i pugni.
Si gustò quel bacio carico di emozioni, quasi liberatorio dopo quel lungo periodo.
Passò il labbro inferiore dell'altro con la lingua, come un bambino che bussa alla porta dell'amico per giocare insieme.
Appena avvertì la bocca schiudersi, entrò dirompente al pari di un uragano.
Non riusciva a essere esclusivamente dolce, non poteva incatenare completamente quella sua natura irruenta che sentiva emergere prepotentemente.
Ma voleva far sentire all'altro quanto lo amasse.
Non si sarebbe trattenuto, lo avrebbe reso suo nell'unico modo che conosceva, ma ci avrebbe messo anche tenerezza.
Le mani scesero sui glutei, sollevandolo da terra e facendosi circondare la vita con le gambe. Lo sbatté contro la parete, proteggendogli la nuca con la mano.
Quel bacio prese una piega nuova, carica di passione, carica di voglia di appartenenza reciproca, carica d'impazienza, carica d'affetto.
Si staccò per riprendere fiato, era già ansante, quanto aveva atteso quel momento?
Keigo era diventato la sua vita, sentiva la linfa vitale fluire dal biondo a lui. Non avrebbe permesso che la sua fonte inesauribile di luce si spegnesse.
<<Ti amo, Keigo.>>
Non riusciva a trovare altre parole per dirlo, erano quasi banali, ma cariche di significato.
<<Voglio viverti, voglio farti mio!>> affermò con voce roca guardandolo negli occhi.
Quegli occhi non erano la sua rovina, quegli occhi erano la sua salvezza.

C'era qualcosa di strano, diverso, quasi che quella baita e quel tramonto li avessero immersi in un luogo magico, creato da solo loro due e nient'altro.
Avete presente la rosa eterna nella campana di vetro in La Bella e La Bestia?
Ecco, Keigo si sentiva come se loro fossero diventati quella rosa.
Non sapeva come, ma non voleva uscire da quel luogo mistico e sicuro.
La dolcezza del corvino fu inaspettatamente travolta da un'onda di passione, sentiva il proprio fiato corto, le labbra dell'altro erano un invito a cui non riusciva a resistere.
Gli sorrise nuovamente a quelle affermazioni, spostando gli occhi su quel viso, come per notare l'assenza delle preoccupazioni che avevano perseguitato il moro fino al giorno precedente.
Avrebbe curato in quelle due settimane anche quelle occhiaie, ma già l'essere lontani da qualsiasi fonte di pericolo, era un grosso passo avanti verso la loro eterna felicità.
<<Quanto parli.>> scherzò pizzicandogli il labbro inferiore tra i canini, prendendo poi a scivolargli con piccoli baci lungo la mascella per arrivare al collo e risalire con la punta della lingua fino al lobo.
<<Allora prendimi.>> sussurrò ripagandolo dello stesso tono di voce.
Voleva riprovare quelle sensazioni interrotte durante la sua convalescenza in ospedale, voleva di nuovo essere libero di gemere il suo nome.
<<Prendimi Touya, fammi tuo, fammi qualunque cosa.>> continuò mentre la mente valicava il confine della Lussuria.

Quelle parole erano un modo velato per chiedere al biondo se si sentisse pronto, aveva imparato che se lo avesse riempito di domande, l'altro le avrebbe eluse chiudendosi a riccio.
Quindi aveva semplicemente espresso chiaramente le sue intenzioni, aspettando di sentire il volere dell'altro.
Rientrò in camera, tenendolo in braccio e non interrompendo quella serie infinita di piccoli baci sorridenti sulle labbra. Doveva ammettere che quel romanticismo, a piccole dosi, gli piaceva.
Lo distese sul letto salendoci sopra e sorreggendosi sulle braccia. Se ogni volta con quella posizione voleva esprimere la sua dominanza sull'altro, quel giorno voleva comunicare protezione, voleva farlo sentire al sicuro in quel caldo posticino tra le sue braccia riservato solo a lui.
Si prese del tempo per studiarne il viso. Lo conosceva a memoria, ma ogni volta scopriva un particolare che gli era sempre sfuggito.
Vincolò lo sguardo dell'altro al suo, osservando il profilo degli occhi particolarmente affilato e le due iridi dorate che brillavano di luce propria. Vide l'immagine di se stesso riflessa da quei due specchi, scoprendo lati del suo carattere che non credeva di possedere.
In quel momento si innamorò anche del modo in cui quel ragazzo lo stava cambiando, inconsciamente riusciva a far emergere le poche cose buone dimenticate in un angolo del suo cuore.
Sorrise prima di scendere sulle sue labbra, interrompendo quegli istanti di pace. Tormentò le labbra dell'altro come bufera di neve, dilagando poi sul collo. Venne pervaso da quel profumo di Acqua di Colonia, gli effetti sulla sua lucidità iniziarono subito, affievolendola.
Infilò le mani ormai calde, grazie allo stato di piacevole agitazione, sotto la maglia del biondo.
Risalì piano fino al petto, sentendo i muscoli meno definiti del solito e le costole più sporgenti, ma non per questo modificò il suo tocco voglioso e passionale.
Sfilò la pesante felpa dal ragazzo, rivelando quel corpo che aveva desiderato giorno e notte.
Si avventò direttamente sui pettorali, stuzzicando i capezzoli tra le labbra, mentre le mani scendevano già a slacciare i jeans, abbassandoli appena sotto l'intimo.
Una mano si posò sopra i boxer per ingolosire il suo nascente rigonfiamento, mentre l'altra vagava su quel corpo in cerca di un appiglio.
Sapeva che né lui, né l'altro, avrebbero resistito a lungo, ma non lo avrebbe tormentato come al solito: questa volta avrebbe regalato subito a entrambi quello che desideravano.

The 21 chimes of New Year's Eve ( DabiHawks )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora