5 - 🔞

1.8K 91 45
                                    

Era rimasto senza parole.
Figlioletto?
Che cazzo stava dicendo?!
Sentì quella conversazione come se stesse ascoltando la sua pena di morte: gli occhi si strinsero e le mani iniziarono a sudare.
Il vetro rotto della finestra era l'ultima cosa che mancava a quella catapecchia!
Alla domanda si alzò e prese per il bavero il corvino.
<<Non ti dirò un cazzo. La fiducia devi conquistartela. Ora prendi quei giornali, apri quel cazzo di cassetto e ripari quella fottuta finestra. E non dire più che sono il figlioletto di quel bastardo, perché non sai un bel niente e non ti dirò un bel niente. Siamo intesi?>>
A che gioco stava giocando?
Bene, il ragazzo simpatico che aveva conosciuto sull'aereo era scomparso. Quello era il suo vero essere: un ragazzo che non guardava in faccia nessuno se non le sue vittime, incatenandole con i suoi occhi dorati.
Gli diede uno strattone e mollò la presa, andando a passo spedito verso il bagno.
Tolse la benda dal viso e prese a disinfettarsi la ferita.
Quel taglio gli aveva fatto aprire il occhi.
Non solo aveva messo in gioco la sua vita per salvare quella di uno sconosciuto, ma aveva capito che per quell'uomo, verso il quale provava affetto, lui non era niente.
Forse era questo che aveva fatto scaturire la reazione contro il suo nuovo coinquilino: essere considerato come un membro della famiglia di Enji Todoroki.
L'idea di una famiglia talmente falsa che era bastata una notte per distruggere quella convinzione.
Ora sarebbe stato controllato in ogni suo movimento, non aveva più libertà di agire.
Si sedette sul tavolino accanto al lavandino, le mani tra i capelli e lo sguardo fisso sul pavimento.
Eliminare lo stronzetto nell'altra stanza?
No, avrebbe dovuto poi fornire tutte le spiegazioni della notte precedente e sarebbe morto.
Chiamare i suoi collaboratori?
No, era sorvegliato e probabilmente avrebbero rintracciato anche il canale criptato usato sul secondo telefono.
Aveva le mani legate.
Doveva uccidere subito quel ragazzo quando era entrato nella villa.
Quello era stato il suo primo ed unico sbaglio.

Ci mancava solo una ragazzina che si chiude in bagno per piangere!
Guardò l'altro sbattere la porta, poi fece una rapida constatazione dei danni, prese lo scotch e attaccò ambo i lati dei pezzi di vetro più grandi, chiudendo la zona più vicina al foro del proiettile con della carta di giornale. Considerando che avrebbe dovuto dormire lui sul divano in salotto non ci teneva a morire congelato, quindi fece un'opera di tutto punto.
Si guardo un po' intorno alla stanza, le pareti spoglie, le stoviglie vecchie e rovinate, gli attrezzi per il fai da te messi in un angolo, quella casa sembrava più la tana di una marmotta. Non c'erano tracce di foto con genitori o amici, non c'erano poster o libri, non c'erano cd, nulla in quella casa che potesse suggerire qualche interesse particolare del biondo. Era la stessa identica casa vuota in cui abitava lui, solo messa mooolto peggio, in fondo lui era stato fortunato a trovare un lavoro ben pagato, quel ragazzo invece sembrava non aver avuto possibilità di scelta.
Il veleno che l'altro aveva negli occhi dorati al pronunciare la parola 'figlioletto', gli fece intendere che non aver goduto della presenza del padre durante la giovinezza era tutto di guadagnato, non poteva immaginare cosa potesse aver subito l'altro avendo accanto una persona del genere.
Aprì la porta del bagno, dove trovò Takami guardare un punto indefinito davanti a sé con uno sguardo omicida, probabilmente stava pensando a come farlo fuori.
Distolse lo sguardo verso il basso, <<Senti, non sono bravo con le persone, non che m'interessi averci a che fare, ho perso la fiducia che nutrivo in loro molto tempo fa. Non credo tu abbia avuto una vita facile, ti sto solo trattando come tratterei chiunque. T'informo che la finestra è stata riparata>> detto ciò, tornò in salotto e si buttò sul divano. Per Dabi suonavano come scuse, era il meglio che potesse fare.

No, non poteva risolvere ogni cosa con una frase fatta e poi dileguarsi.
Quel ragazzo era più complesso di qualsiasi sistema di sicurezza di livello S che aveva mai dovuto disinserire.
Chiuse gli occhi e fece un lungo respiro, rilassando i nervi, mettendosi davanti allo specchio per mettere un cerotto sullo sfregio e poi si diresse in cucina.
"Che palle." pensò digitando il numero del capo.
Si avvicinò alla finestra, osservando come il corvino avesse riparato il vetro e sorrise lievemente.
<<Che vuoi?>>
Si morse il labbro inferiore per trattenersi dal rispondere sgarbatamente.
<<Non abbiamo avuto modo di parlare da soli.>>
<<Dov'è?>>
<<Sul divano.>>
<<Dove l'hai conosciuto? Da quando vi frequentate? Perché non mi hai detto nulla?>>
Ah, ecco spiegato il motivo di quell'irritazione: averlo tenuto allo scuro.
<<In uno dei viaggi delle ultime missioni. Abbiamo condiviso insieme il volo. È un'agente di commercio, ma il caratteraccio dimostra tutt'altro, quindi ho ben pensato che potrebbe essere il mio partner nelle missioni. Prima di dirtelo, volevo constatare di persona che tipo fosse ed assicurarmi di potermi fidare. Non metterei mai a rischio te e la tua famiglia.>>
<<Accompagnalo a fare i bagagli. Fate la spesa e non uscite per una settimana. Devo far modificare i dati su di lui per dargli copertura. Non deludermi più, Keigo.>>
Quante bugie in dieci minuti di telefonata?
Un passo falso e nessuno l'avrebbe più salvato.
<<Alza il culo, andiamo a prendere le tue cose, a riempire la dispensa e per una settimana dovremo cercare di convivere senza scannarci.>> gli comunicò sedendosi sul bracciolo del divano a braccia incrociate.
<<Non farò più da intermediario, quindi vedi di non fare più mosse azzardate.>>

The 21 chimes of New Year's Eve ( DabiHawks )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora