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Tutto quello non lo sfiorò minimamente.
<<Nessuno mi ha mai detto di essere irritante. Hai il primato, amico.>> punzecchiò ridendo nuovamente.
Anche se l'avessero pensato, i morti non parlano e, dei suoi colleghi, non gli importava sapere la loro opinione: rapporto esclusivamente di lavoro.
Relazionarsi agli altri era assai complicato, specialmente se si appartiene alla Yakuza. Basta poco per perdere famiglia/amici/fidanzata-o/gatto/cane/tutta la fattoria.
E poi, esser solo rendeva indipendente e libero da qualsiasi legame. Aveva sì e no qualche amico, ma erano talmente pochi e poco frequentati, che di molti non ricordava nemmeno il volto.
Lui era così: passava e spariva come un angelo in volo, lasciando un segno al suo passaggio che difficilmente si dimenticava, ma che non si sarebbe visibilmente trasformato in un qualsiasi rapporto.
<<Veramente se sto in silenzio per mezz'ora mi dirai il tuo nome?>>
Guardò l'orologio e poi si voltò ghignante, quasi con una punta di malizia.
<<Trascorrere del tempo con una persona senza conoscerne il nome è più interessante che sapere come si chiama, non trovi? Per me rimarrai Mr. Occhi di Ghiaccio e Piercing a vita.>>
Tuttavia, come si chiamasse il suo vicino, era una cosa che non lo incuriosiva minimamente. Si stava intrattenendo solamente per non cedere alla noia, ma smise comunque di parlare anche per più della mezz'ora che l'altro gli aveva imposto.
Prese dalla tasca un IPod e infilò gli auricolari alle orecchie.
Nonostante tutto arrivarono a destinazione senza dir altro.
Il volo aveva ritardato più del previsto, uscendo dal portellone posteriore, sparendo dalla vista del corvino dopo un <<Buon anno.>> e una mano alzata in segno di saluto.
Tamburellava con il piede e le mani in tasca, mentre attendeva sul rullo la sua valigetta, ma un insolito capogiro lo accolse quando al volo prese il suo bagaglio e si diresse verso l'uscita.
Dopo uno slalom tra le persone che gli bloccavano la strada andando lente, sbatté gli occhi ritrovandosi al di fuori dall'aeroporto, ma l'uscita che aveva preso non era quella che voleva.
Eppure era sicuro di aver preso quella giusta!
Ricordava persino di aver alzato la testa per controllare la scritta sopra le porte.
Doveva esser molto stanco.
Non c'era spiegazione.
Chiamò il taxi e si fece portare a casa.
La valigetta sembrava in qualche modo più leggerà rispetto a come se la ricordava.
Dopo essersi tolto la giacca e gli occhiali dalla bionda chioma, spostò un libro sulla libreria per scoprire la parete con la cassaforte.
Aprì la valigetta per essere sicuro del denaro contenente, ma quella serie di documenti e biglietti da visita gli fecero solo uscire un <<Merda.>>

Pace! Dolce, rilassante e meravigliosa pace! Il viaggio in aereo era terminato così, senza più nessuna parola da dover pronunciare forzatamente.
Dopo l'atterraggio si era dileguato più velocemente possibile insieme alla folla, non avrebbe più dovuto avere a che fare con quel tipo stravagante. Il mal di testa stava aumentando sempre più d'intensità, il dolore pulsante sembrava stesse scandendo i secondi, guardò sbadatamente l'orologio al suo polso, segnava le 23:59, mancava poco al nuovo anno, non che gli interessasse molto, sarebbe stato un giorno come gli altri.
Iniziò a sentire le diverse campane dei templi buddisti suonare i 108 rintocchi canonici, secondo la tradizione di quella religione simboleggiavano i peccati originali, con quel rito i cittadini sarebbero stati perdonati e liberati dai desideri mondani. Gli scappò un amaro sorriso al pensiero che quei rintocchi non sarebbero bastati ad espiare tutti quelli che aveva commesso lui in 25 anni.
Fece un passo per recuperare la sua valigia e sentì le forze venire meno, ma rinsavì subito, accorgendosi che stava sbagliando valigia, anche se molto simile alla sua, stava prendendo quella di un certo Keigo Takami... dove aveva già sentito questo nome?
Ritirò la mano e prese quella corretta, avviandosi verso l'uscita.
Lungo i corridoi ebbe un nuovo capogiro e tentò di appoggiarsi alla parete, ma trovò solo il vuoto, eppure... era sicuro di essere vicino al muro, rischiò addirittura di andare addosso a un passante.
Uscì da quell'aeroporto esattamente dalla parte opposta rispetto a quella prevista, poco male l'importante era tornare velocemente a casa. Prese una delle tante metro che fermavano vicino a casa sua e si sedette in un angolino buio in fondo al mezzo.
Gli cadde l'occhio su un angolino sbattuto della valigetta e imprecò mentalmente perché era parecchio geloso delle sue poche cose e l'idea che gli avessero rovinato quell'oggetto lo mandava in bestia. Osservò meglio... quella non era la sua valigia! Aveva rifiniture simili, ma i colori erano leggermente più sbiaditi, mentre la sua era nuova di zecca. Aprì la valigia e la richiuse con nonchalance, subito dopo aver visto il contenuto... a occhio e croce ci sarà stato un terzo di milione!
Chi era il pollo che trasportava quell'assurda quantità di denaro in aereo? E soprattutto, perché?
Inutile girarci attorno, c'era solo un motivo per cui una persona tenesse con sé cifre così assurde e non le trasferisse in uno o più conti correnti, quello era denaro sporco! Probabilmente destinato a essere riciclato. Ora... era attanagliato da un piccolissimo dubbio e se... quella valigetta avesse al suo interno anche un localizzatore? Non poteva dirigersi a casa sua, perché avrebbero scoperto dove abitasse, quindi decise di scendere parecchie fermate oltre la sua e iniziò a girare in cerca di un posto dove passare la notte.
Entrò in un Love Hotel e aspettò quella chiamata, perché era sicuro che qualsiasi persona avesse smarrito quel denaro, lo avrebbe cercato subito.

The 21 chimes of New Year's Eve ( DabiHawks )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora