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Non sapeva attribuire a cosa, ma tutto quello che gli stava facendo quel ragazzo aveva effetti a lui sconosciuti.
Nemmeno quella famosa mattina si era sentito in quel modo.
Forse perché adesso era consapevole di quello che stavano facendo o forse perché aveva iniziato ad avere fiducia.
Non sapeva dove mettere le mani, il corpo reagiva da solo, la voce ormai non la riconosceva più.
Le mani del corvino, esperte, stimolavano punti a lui sconosciuti, creando un vortice di brividi e ondate di calore senza paragoni.
Non credette nemmeno quando la bocca calda del moro inglobò la sua erezione. Arrivare a tanto? Porca miseria, poteva essere così dannatamente erotico? Quelle sensazioni erano come una droga. Ora tornare a fare i suoi lavoretti sporchi sarebbe stato un problema.
Le ondate di calore convergevano tutte verso il basso ventre, ritrovandosi a boccheggiare per riprendere fiato, ma la bocca costantemente aperta gli fece scivolare la saliva fino al mento. Appena socchiudeva le palpebre, gli occhi disperdevano la soluzione salina.
Probabilmente stava dando all'altro un'immagine di sé pessima, quasi da ragazzo facile.
Ragazzo che durante le notti d'affari non provava nulla di tutto ciò, ritrovandosi a emettere solo qualche piccolo verso a bassa voce e alle volte nemmeno provava piacere.
Tutto totalmente opposto a quello che stava accadendo in quel momento.
Si alzò appena, il respiro mancava quasi fosse in apnea e strattonò i capelli del cacciatore, separandolo dalla sua erezione.
Non sapeva il motivo, ma lasciarsi andare all'orgasmo in quell'antro caldo non era una cosa che voleva, per adesso. Gli sembrava di ripetere il gesto che subiva sempre e non sapeva cosa potesse pensare l'altro.
L'intimità pulsava, dolorosa, ma avrebbe ritardato quell'immenso piacere al momento in cui si sarebbe completamente unito a lui.
Si accasciò sul tavolo, doveva almeno riprendere un minimo di controllo.
Sicuramente sarebbe stata una lunga notte e lui non voleva perdersi nulla.


Per un attimo, quel gesto lo irritò, voleva uscirsene con qualche frase del tipo 'non provarci mai più, sono io che decido', ma desistette perché vedere l'altro in quello stato trasognante lo calmò completamente.
Probabilmente aveva intuito le ragioni dell'altro e decise di rispettare la sua scelta, non voleva passare per l'ennesimo approfittatore di quel corpo segnato.
Ma, da buon predatore, non poteva farla passare liscia alla sua vittima, si sfilò i pantaloni e l'intimo <<Ti sei appena guadagnato una piccola tortura.>> disse con tono provocatorio, mentre saliva sul tavolo strofinando l'intimità su quella dell'altro.
Prese la maglia del biondo e la pose sugli occhi, privandolo della vista <<Gli occhi inibiscono le percezioni degli altri sensi. Voglio ti concentri solo sul mio tocco, sul mio odore, sulla mia voce e sul mio sapore...>> non sapeva nemmeno lui se fosse un ordine o una supplica.
Scese dal tavolo e posizionò il biondo a 90, in modo che non si facesse male. <<Aspetta qui e non muoverti. Rilassati, non scapperò, io ho preso la mia decisione.>> gli sussurrò. Prese dalla sua valigia il lubrificante e tornò vicino all'altro senza farsi sentire, chissà cosa stava provando l'altro ad aspettarlo.
Curò con dei baci ogni ferita di quella schiena, passando più volte la linea interglutea con il suo membro e soffermandosi furbamente sull'apertura.
Ghignò quando l'altro cercò di spingersi verso di lui, decise di dargli un piccolo contentino e si lubrificò la mano iniziando a prepararlo.


Sapeva perfettamente cosa volesse dire essere bendati.
Spesso lo facevano, con lui, mettendolo al centro di un cerchio e patendo ogni cosa da mille mani.
Fermo, immobile, come una bambola di piacere.
Piacere che lui non provava minimamente, se non schifo.
Le prime volte passava le giornate in camera, spesso piangeva, poi semplicemente aveva accettato la cosa e ci aveva fatto l'abitudine.
Invece l'idea di non vedere quello che stava macchinando il corvino, lo eccitava oltremodo.
Creta nelle sue mani.
Si ritrovò piegato sul ripiano del tavolo, sospirando ad ogni movimento, ma qualcosa lo smosse dentro.
"Io ho preso la mia decisione."
Non aveva mai sentito parole più belle.
Forse stava per commettere un errore.
Uno di quelli irreparabili.
Uno di quelli che distruggevano la vita se il sogno andava in frantumi.
Voleva quel ragazzo.
Non solo carnalmente.
Quel corvino era riuscito ad oltrepassare la barriera più spessa.
Merda.
Eppure la ragione perse importanza, quando le dita dell'altro iniziarono ad insediarsi in lui.
Dannazione, se aveva un coltello tra le mani non lo poteva sapere, ma si affidò al piccolo muscolo che pompava come un dannato da fargli dolere la cassa toracica.
Era la prima volta che provava per qualcuno qualcosa di diverso dagli istinti primordiali.
Come ne sarebbe uscito?
Sperò vivamente di uscirne vincitore: non avrebbe retto altra sofferenza.
Si appoggiò con i gomiti sul tavolo, le gambe tremavano non sapendo se avrebbero retto ancora, la voce usciva senza il suo controllo.
Quella lunga e piacevole tortura lo stava mettendo a dura prova.

The 21 chimes of New Year's Eve ( DabiHawks )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora