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Quindi era tutto a posto?
Avevano fatto pace?
Il buio lo accolse, deglutendo vistosamente, ma le parole del ragazzo lo stabilizzarono subito.
Annuì appena, senza aver modo di constatare cos'avesse in mente l'altro, ma sperò che fosse qualcosa di realmente piacevole.
Non voleva che l'ennesimo gesto rovinasse la giornata.
Sapeva che non poteva ancora comportarsi normalmente, la sua mente giocava ancora brutti scherzi, ma lentamente i gesti del corvino presero il sopravvento su ogni cosa.
Una bambola vivente che si fece trasportare in quel mondo infernale che solo l'altro sapeva creare.
Inarcò la schiena, permettendo all'altro più libertà di movimento, la testa rivolta verso l'alto.
Ormai gemeva.
Non seppe quando la mente si spense totalmente, ritrovandosi poi a emettere ogni singolo verso con note sempre più alte, la saliva che scendeva da un angolo della bocca impegnata a recuperare quanta più aria riuscisse, il corpo scosso da brividi sempre più caldi.
Quello era solo l'inizio, ne era consapevole.
Sarebbe stata una lunga e piacevole agonia.
Tentò di chiamare più volte l'altro, riuscendo a pronunciare solo la prima sillaba del suo nome.
Poteva lasciarsi andare?
Poteva farlo?
Iniziò ad andare incontro con il bacino ai movimenti della testa del ragazzo, l'orgasmo ormai imminente lo portò a tendersi verso l'alto mentre cercava quasi disperatamente il segnale per poter essere se stesso anche in quelle situazioni.

Sentiva il membro del ragazzo pulsare nella bocca, che si stesse trattenendo? Stava ancora pensando a poco prima?
Si diede uno schiaffo mentale: era ovvio!
Sapeva che l'altro rimuginasse spesso su quello che accadeva tra loro, non poteva pretendere che ci mettesse una pietra sopra, anzi quasi sicuramente si stava incolpando di tutto, finendo per non godersi il momento.
Non voleva rovinare tutto con altre parole.
Non voleva nemmeno togliersi da quella posizione, voleva assaporare completamente il gusto dell'altro. Se solo non lo avesse bendato e legato, gli sarebbe bastato guardarlo negli occhi per capire che ormai era acqua passata e che il corvino non si sarebbe mai più azzardato a fare una cosa simile.
Lasciò il fianco del ragazzo, in modo che dettasse il ritmo che preferiva.
Vagò con la mano sulla schiena dell'altro accarezzandogli la colonna vertebrale, premendo con i polpastrelli come se volesse fare un massaggio.
Avrebbe voluto baciarlo, avrebbe voluto prendergli la mano, ma avrebbe dovuto abbandonare quello che stava facendo e non era sua intenzione.
Voleva portare Keigo a godere totalmente di quel piacere quasi proibito.
Bastava il corpo del biondo a fargli capire che quelle attenzioni gli piacevano, ma in qualche modo si stava trattenendo.
Con la mano scivolò sulla pelle olivacea fino ad arrivare alla guancia che accarezzò teneramente. Sembrava un gesto stupido, ma gli era venuto istintivo farlo.
Con quella mano voleva trasmettergli sicurezza.
Voleva che si lasciasse andare, voleva che Keigo fosse se stesso perché lui non gli avrebbe fatto del male.
Non più.
Ora sapeva di quella sorta di limite.
Aumentò la pressione e la velocità delle stimolazioni, sia con la mano all'interno dell'apertura, sia con la bocca. L'altra mano scese dalla guancia per posarsi su un capezzolo che prese a torturare tra pollice e indice.
Era abbastanza per togliere le catene invisibili che stavano contenendo il ragazzo?

Stava sbagliando?
Quel tocco delicato sul suo viso significava che stava sbagliando?
Rallentò il ritmo, magari non si era reso conto che stava facendo del male al ragazzo.
Ormai era un bagno di sudore, non sapeva cosa fare, non sapeva se all'altro stesse piacendo quell'immagine di sé, non sapeva nulla.
Temeva di aver esagerato nuovamente.
Dannate insicurezze!
Solo quando si trattava del corvino uscivano come funghi!
Strinse la testiera del letto fra le mani, ormai a limite, resistere era pressoché impossibile, riversandosi senza volere in quell'altro caldo mentre il labbro inferiore si tagliava per i denti piantati.
Attese a lungo, il fiato udibile e il corpo scosso dai tremori.
Eccole le immagini che tornavano prepotenti.
Merda!
Appena avrebbe trovato Shigaraki Tomura gli avrebbe restituito ogni cosa.
Lo avrebbe riempito di pugni, uno per ogni ferita che aveva creato in entrambi, poi lo avrebbe torturato, facendogli provare esattamente le stesse cose cose che aveva dovuto patire a causa sua ed infine lo avrebbe fatto marcire in overdose.
Scosse la testa, non era il momento di pensarci.
<<Touya, ancora.>>
Avrebbero digiunato, sarebbero crollati stremati e avrebbero dormito fino al giorno seguente.
Quello era il giorno della loro intimità.
Voleva avere l'essenza di Touya per i prossimi dieci anni.

The 21 chimes of New Year's Eve ( DabiHawks )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora