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Aveva risposto solo a una delle due domande, continuava a non dire in modo esplicito cosa volesse lui, delegava le decisioni agli altri.
<<Ci vediamo raggio di sole, spero che tu riesca a trovare la tua libertà.>>
Si girò dalla parte opposta rispetto a quella del biondo.
Non avrebbe mai potuto chiudere il cuore a quel ragazzo, lo amava e lo avrebbe protetto nell'ombra.
Prese il telefono chiamando Endeavor.
<<Ascolta attentamente quello che ti dirò, d'ora in avanti ti contatterò solo una volta al mese, con un telefono usa e getta, vedi di tenere attivo questo numero.
Come tu già sai, sono una spia della Tokkou, ma farò tutto il possibile per distruggerla.
Non cercarmi perché non mi troverai.
Non vuole più avermi al suo fianco, ma continuerò a proteggerlo e il nemico principale per lui è l'agenzia. Farò in modo che non si avvicinino alla tua famiglia, non posso assicurarti lo stesso per te o per i tuoi sottoposti, se voglio arrivare al vertice devo guadagnarmi la sua fiducia.
Ci sentiamo Endeavor.>>
Lanciò il telefono nel primo cestino.
Prelevò in contanti il denaro dal conto che usava normale e lo stanziò in una delle molte carte della Tokkou con un'identità fasulla.
Comprò un nuovo computer e prenotò una stanza in un hotel, avrebbe cambiato base ogni notte.
Si chiuse all'interno della camera, oscurando tutte le finestre.
Iniziò a fare delle ricerche approfondite sulla lista che gli aveva lasciato il Generale.
Come sospettava, alcuni nomi erano dei falsi, mancavano diversi nominativi e alcuni erano inventati.
Dei primi 300 uomini che aveva controllato, 20 dei poliziotti riportati erano in realtà appartenenti alla Yakuza.
Selezionò 5 di essi, che avessero commesso crimini gravi e che non avessero a carico una famiglia, li mise a tacere per sempre con le sue mani.
Gli arrivò una mail su uno dei tanti account che aveva attivi per la Tokkou con una pubblicità, riportava in fondo un numero di cellulare.
Lo chiamò con il telefono dell'hotel.
<<Giovane Dabi, un lavoro eccellente! Ma mi chiedo il motivo per questo tuo cambio...>>
<<Sono stato compromesso, continuerò il mio lavoro senza essere infiltrato.>>
<<Sarai comunque un'ottima risorsa! Questa volta elimineremo definitivamente uno dei gruppi della Yakuza.>>

Bazzicò tra un parco e l'altro, tra una panchina e l'altra, tra un piccolo furto di frutta e l'altro.
Endevoar non lo aveva nemmeno più contattato.
Dabi era sparito nell'ombra.
Alla fine non aveva bisogno di nessuno.
Una notte gli si avvicinò un tipo.
Era alquanto bizzarro, ma accettò suo malgrado un semplice piatto di pasta.
Anche se l'avessero ucciso, a chi interessava?
Aveva vissuto una vita di sfruttamenti continui, morire non avrebbe rattristato nessuno.
<<Oggi sono in vena di bontà: gradiresti un piatto di pasta? Non accettare! Puzzi da far schifo!>>
Alzò la testa, rivelando due occhi spenti che ormai sembravano lune sbiadite.
Quel tipo gli ricordava il personaggio di un fumetto che aveva sfogliato una volta. Deadpool si chiamava, se ricordava bene. Sembrava una multicoscienza vivente: diceva una cosa, poi si contraddiceva per infine ridere da solo o disperarsi.
Un altro pazzo.
Eppure l'idea di ingerire qualcosa di diverso dall'ennesimo frutto, lo fece accettare. Magari quel tipo aveva anche qualcosa di valore da rubare, per poi rivenderle e guadagnarsi qualcosa.
<<Come ti chiami? Non me ne frega un cazzo, non dirmelo.>>
Sospirò dissentendo.
<<Non ha importanza. Mangerò e toglierò il disturbo.>>
<<Per me puoi restare quanto vuoi. Vattene subito! Poverino, chissà che ti è successo! Hai una faccia buffa, sai?>>
Già, un altro pazzo.
Eppure dopo aver mangiato, si rilassò sulla sedia da addormentarsi sul tavolo.
<<L'ho abbindolato. Posso ucciderlo, vero?>>
<<Smettila, Twice. Stagli alle costole. Deve crollare definitivamente: Dabi ha finito di prendere in giro la Tokkou.>>

Passava i giorni a vagare senza meta per le città dei vari distretti in cui alloggiava, per far perdere le sue tracce spesso commetteva omicidi anche a kilometri di distanza rispetto dell'hotel che fungeva da base.
Un piccolo angolo del suo cuore viveva con la speranza di incontrarlo da qualche parte.
I sensi di colpa lo attanagliavano, ma cercava ogni giorno di ripetersi che era meglio così: sarebbe riuscito a proteggerlo, anticipando le mosse della Tokkou qualora lo avessero preso di mira.
Aveva provato a cercarlo, ma quasi sicuramente Endeavor lo aveva nascosto.
Durante alcune notti si trasformava in una sorta di Dio della Morte, uccideva i criminali più pericolosi affiliati alla Yakuza senza pietà, aveva perso il conto dopo aver raggiunto quota 30.
Non tutte le missioni finivano bene, spesso ignorava la gravità delle ferite, trovandosi a scontare giorni di febbre alta per le infezioni.
Altre notti si ritrovava a bere in qualche locale poco raccomandabile, finendo per guadagnare lividi e ferite che la mattina tentava di ricordare come se li fosse procurati.
Soffriva senza quel ragazzo, sentiva tutto scivolargli addosso, quasi come se fosse uno spettatore di quello che faceva il suo corpo.
Viveva con l'unico obiettivo di spianare la strada a Endeavor per sterminare la Tokkou.
Viveva con il solo motivo di difendere quel ragazzo a cui aveva donato il cuore.
S'incolpava ogni giorno per non averlo fermato, per non averlo preso e riportato indietro.
Ogni volta che si addormentava, vedeva il suo corpo immerso in una luce che si allontanava sempre di più dalla sua mano. I primi giorni si svegliava con le lacrime a rigargli il viso, mentre confabulava il suo nome.
Tutti dicono che si capisce l'importanza di una persona solo dopo averla persa, non ci aveva mai creduto, non fino a quel momento.
Venne a conoscenza del fatto che insieme a lui lavorassero a quel caso altre quattro spie, non era riuscito a recuperare molte informazioni su di loro, ma le avrebbe passate ad Endeavor non appena avesse scoperto almeno i loro nomi.

The 21 chimes of New Year's Eve ( DabiHawks )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora