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Si era ammutolito.
Lui voleva solo scherzare, provocarlo, e invece quelle risposte dette con estrema calma gli diedero ben due schiaffi.
Non disse altro, ascoltando come svolgeva la missione.
Anche se era stata completata egregiamente, c'era qualcosa che lo insospettì: erano mesi che lavorava per la Yakuza, ma un semplice agente di commercio non poteva mantenere il sangue freddo in quel modo.
Che fosse appassionato di polizieschi?
<<Vado a preparare pranzo.>> disse sospirando ed alzandosi dallo sgabello sulla quale era seduto.
<<Rispondi alla mail, nel frattempo, scrivi tutto quello che hai scoperto. Quello è un pesce piccolo. Per ora può ancora respirare.>>
Preparò un semplice piatto di pasta con il pomodoro e delle bistecche di carne con patatine.
Si sentì meno motivato, anche se non ne capiva il motivo.
Fu quando si sedettero a tavola che Endevoar lo chiamò.
<<Chiedi a quel ragazzo se vuole unirsi. In fondo un po' di distrazione se la merita anche lui. Non sarà un festeggiamento, ma magari stare in un ambiente diverso può rilassarlo. Vi passeranno a prendere fra un paio d'ore.>>
Chiuse la telefonata e guardò il moro.
<<Fra un paio d'ore verranno a prenderci per portarci a casa Todoroki. Oggi è un giorno speciale. Se vuoi venire, ti è concesso farlo. Si mangerà cena lì e poi ci riporteranno qui. Ti va?>> domandò incerto.


E... ora? Cosa c'era che non andava?
Il biondo era diventato improvvisamente taciturno, aveva appena pranzato ed era più irritato del solito da quel silenzio.
Non provò nemmeno a tendere l'orecchio per sentire cosa dicesse Endeavor, era troppo immerso nei suoi pensieri.
Eppure per quante volte ripercorresse tutto quello che aveva fatto quella mattina non capiva dove avesse sbagliato! Il suo cervello stava iniziando ad andare in cortocircuito, per capire quel ragazzo non sarebbe bastato lo scibile di Wikipedia.
Si sarebbe aspettato di tutto, fuorché il silenzio. Paradossalmente le cose tra i due andavano meglio in tempi di guerra che di pace.
Non appena udì quella domanda, alzò le sue fiamme blu sui due soli. Era evidentemente che qualcosa non andasse, stava iniziando a conoscere quegli occhi dorati, per l'altro sarebbe diventato sempre più difficile mentire o nascondersi dietro un sorriso.
Temporeggiò alcuni secondi cercando di capire se chiederglielo direttamente o aspettare che il biondo dicesse qualcosa, ma in quest'ultimo caso avrebbe rischiato di aspettare le calende greche, l'altro non parlava mai delle cose che lo facevano star male.
<<Senti te lo chiederò una volta sola: che c'è che non va?>>
Diretto, una perfetta azione di sfondamento, affilò lo sguardo per cogliere ogni reazione.


Per poco non gli scivolò il bicchiere tra le mani.
Era così evidente?
Effettivamente non c'era nulla che non andasse, anzi andava tutto perfettamente bene.
<<Ti sei rammollito.>> disse solamente riprendendo a mangiare.
Ad ogni boccone l'imbarazzo cresceva sempre di più.
I cristalli gli stavano scrutando anche l'anima, ma non sapeva nemmeno lui che cosa avesse: spiegarlo sarebbe stato superfluo.
Probabilmente entrambi avevano mille sfaccettature e capire quale fosse reale era complicato.
Il corvino passava dall'essere arrogante all'essere dolce, poi dall'essere indifeso ed infine provocante. Per non parlare del suo intelletto e dell'adattarsi a qualsiasi situazione, anche a freddare qualcuno senza batter ciglio.
Quella mattina si sarebbe aspettato una presa di posizione da parte sua, la solita vittoria servita sul piatto d'argento, ma quella risposta detta in modo quasi naturale gli avevano fatto capire che forse aveva preso tutto infantilmente.
Spiegarlo all'altro non sarebbe stato facile: non sapeva cosa dirgli e soprattutto non capiva nemmeno lui quella sensazione.
Si alzò e sciacquò le stoviglie, dirigendosi verso il bagno.
<<Vado a farmi una rapida doccia. Vedi di non farmi fare ritardo.>>
Un piccolo malcelato invito a seguirlo: quella giornata sarebbe stata sfiancante e voleva godersi l'altro il più a lungo possibile.

The 21 chimes of New Year's Eve ( DabiHawks )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora