Capitolo 19

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L'agoscia che mi attanaglia da questa notte non mi ha lasciato un secondo, nemmeno ora che sono in viaggio verso Modena. Anzi più chilometri faccio più l'ansia si impossessa di me perché davvero non so come affrontare Camilla. Non so come riuscirò a guardarla negli occhi, in alcuni momenti vorrei nasconderle tutto, vorrei non dirle mai quello che è successo con Sofia ma se agissi così la mia coscienza starebbe ancora peggio e poi non èun rapporto basato sulla mezonia che voglio con lei. Quindi ormai da ore sto cercando le parole più consone per dirle la verità.  Ma non ci sono parole giuste in questo caso. La verità è che sono stato un cretino idiota!  Come ho potuto..... Ho paura che dopo averle confessato tutto non voglia più vedermi che si chiuda di nuovo al mondo e questa volta sarebbe solo colpa mia e sento forte addosso già da ora questa pesante responsabilità che quasi non mi fa respirare.
Sono fuori dal teatro che aspetto Camilla ormai da parecchio tempo e l'agitazione sale ogni secondo sempre di più..... E poi la vedo.... il berretto rosa in testa, la sua figura esile. Sta chiacchierando con una ragazza, sono contento.... ha fatto amicizia ma soprattutto sorride e mi fa male la consapevolezza, che ritorna prepotentemente ad impossessarsi di me, che questa volta sarò io a spezzare quel meraviglioso sorriso. Mi sale un nodo tremendo alla gola e proprio in quel momento mi vede. Scendo dalla macchina lei mi corre incontro e ci abbracciamo. Di sicuro lei percepisce che qualcosa non va perché si stacca subito e mi chiede "Lino, cosa c'è che non va?" " Parliamo dopo" le dico io e mi fiondo sulle sue labbra, forse un po' troppo prepotentemente perché incapace di sostenere ancora il suo sguardo.
Lei se ne accorge si stacca e con preoccupazione mi chiede nuovamente
C: Lino... cosa c'è che non va?
L: Parliamo a casa Camilla-le dico
C: Sapevo che la felicità non esiste che è solo un illusione.
L: Non dire così Camilla prima dammi almeno la possibilità di parlare.
Cosi saliamo in macchina e nel più assordante dei silenzi raggiungiamo casa mia. Chiusa la porta alle nostre spalle ho un desiderio irrefrenabile di abbracciarla ma lei si allontana dicendomi con un tono glaciale ma compito
C: Siamo a casa Lino.... ti ascolto.....
L: Sofia, la mia truccatrice, negli ultimi giorni mi provocava parecchio. Così le ho parlato di te le ho detto che tu per me conti più di ogni altra cosa al mondo che doveva lasciarmi perdere perché nel mio cuore c'è posto solo per te. Però ieri alla festa avevo bevuto un po' troppo....
C: Fermati, fermati ti prego non aggiungere altro mi fa troppo male, ho già capito
Le lacrime cominciano a sgorgare dai suoi occhi copiose così mi affretto a dirle
L: aspetta Camilla io non sono andato a letto con Sofia.... io avevo bevuto tanto mi ricordo che stavamo ballando poi più nulla finché non mi ritrovo sul letto di Andrea con lei addosso. Appena mi sono reso conto di quello che stava succedendo l'ho spinta via, quasi cadeva.... ma non l'abbiamo fatto Camilla credimi.
C: Mi dispiace che i passi avanti che io ho fatto non ti siano bastati. La mia paura si è concretizzata: lo sapevo che non avresti saputo aspettarmi.
Dice queste parole taglienti con una tale freddezza e lucidità, calma e delusione, non adirata, che mi sento squarciare il cuore.
Prende lentamente il suo cappotto si infila il berretto e si avvia alla porta.
L: Camilla ti prego aspetta non buttiamo via tutto perdonami, perdonami ti prego. Non andare...
C: Non ho nulla da perdonarti Lino tu hai fatto le tue scelte tutto qui.
L: Ero ubriaco non ho scelto. Camilla da lucido ho sempre scelto te.
C: Nessuno ti ha obbligato ad ingurgitare tutto quell'alcool. Ad ogni azione corrisponde una conseguenza.
Si avvia verso l'uscita ma io l'abbraccio da dietro lei si divincola e scappa. Scappa da me come aveva imparato a non fare più e se oggi lo ha fatto ancora è solo per colpa mia.

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