Capitolo 25

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Sono seduto per terra nel corridoio dove si trovano tutti i camerini, svuotato completamente. Simone accanto a me che mi cinge le spalle. Non sono stato capace di proteggerla penso ed è in quel momento che la sento urlare di nuovo:" Lasciatemi stare non toccatemi- e dopo il mio nome- Lino dove sei"
Io scatto in piedi e senza pensarci entro. I due paramedici o medici mi guardano allibiti e mi chiedono:"Chi è lei? Cioè sappiamo chi è ma rispetto alla ragazza?"
" Sono il compagno" mi affretto a dire
"Molto bene allora le cose stanno così.... la sua compagna non si fa toccare e noi dovremmo visitarla."
Mi giro verso Camilla che è ancora stesa a terra immobile mi inginocchiò vicino a lei l'accarezzo e le dico dolcemente:" questi signori devono vedere come stai. Io sono qui con te, non ti lascio ma permetti loro di fare il proprio lavoro."
Lei fa un cenno di assenso loro la scoprono e io sto per sentirmi male nel vedere piccole macchie di sangue in mezzo alle sue cosce. Sento lentamente le forze abbandonarmi ma poi penso a quanto lei in questo momento abbia bisogno di me, mi faccio forza e mi concentro solo sul suo viso dolcississimo, spaurito, solcato dal dolore che comincio ad accarezzare con delicatezza spostandole poi le ciocche di capelli che le scendevano sulle sue guance dietro le orecchie.
"Ha una lacerazione vaginale superficiale- mi dicono poco dopo- se la caverà con un paio di punti a livello fisico, più dura sarà venirne fuori dal punto di vista psicologico. Ora la portiamo in ospedale e farebbe bene a venire anche lei. È molto pallido, evidentemente siete entrambi sotto choc."
Simone è alla guida della mia macchina, non me la sentivo proprio di guidare sono accasciato sul sedile anteriore, perché non mi hanno permesso di salire in ambulanza, privo di qualsiasi scintilla di vita. Nella mia testa i pensieri corrono veloci soprattutto quello che fra 5 giorni devo tornare a Trieste.  Come posso lasciare Camilla qui da sola proprio ora? Come si sentirà sapendomi così lontano e per di più con Sofia che lavora lì. Mi sento disperato e non ho la lucidità per trovare una soluzione. Arriviato in pronto soccorso, mi dicono che Camilla e già entrata per le medicazioni. Sono parecchi minuti che quella porta rimane chiusa. L'ansia mi stringe sempre di più,  come una morsa, così decido di chiamare mia madre! Mi risponde ed io scoppiò in un pianto liberatorio. Mi sono imposto di essere forte per Camilla ma ora ho bisogno io di sfogarmi. Mamma, apprensiva com'è, è davvero molto preoccupata perché non riesce a capire cosa stia succedendo perché le mie parole escono miste a singhiozzi.
M: Lino per carità calmati e dimmi cosa è successo. Dove sei?
L: Sono a Modena
M: E perché? Non dovevi essere a Trieste questa settimana?
Così le racconto tutto: da Sofia al pugno e all'epilogo di oggi. Lei è sconvolta non parla  ma tira su col naso.
M:Povera piccola Camilla. Adesso smetti di piangere e stalle vicino.
L: Fra 5 giorni devo tornare a Trieste e non so come fare.... ho già saltato questa settimana non posso prenderne un'altra. Siamo stretti con i tempi e non so come risolvere la cosa per non lasciare sola Camilla.
M: Non disperati per questo.... la soluzione a ciò è molto semplice: portala con te. Fai bene a non voler lasciarla sola in questo momento, le dimostrerai anche così di non provare alcun interesse per quella Sofia.... che a onor del vero non mi sembra proprio una brava ragazza...
L: Sai che hai ragione spero che lei voglia venire.... non puoi capire come era ridotta mamma, sembrava che quel verme schifoso le avesse strappato anche l'anima.
M: Lino.... è inutile che ti dica che dovrai avere ancora più pazienza con lei. Ti dirò una cosa.... solo lei ho visto trattarti così, amarti per quello che sei, non per quello che fai e questo e il dono più bello che Camilla potesse farti. Perciò ora tocca a te donare qualcosa a lei: la tua pazienza. Poi forse dovrà intraprendere una terapia. Puoi parlare con tuo fratello.... potrebbe informarsi e consigliarti qualcuno di bravo a Modena.
L: Grazie mamma hai ragione, mi sento un po' meglio ora. So che sarà dura ma ce la faremo.
M: Mi raccomando appena potete venite a trovarci. Avrei proprio voglia di passare un po' di tempo con entrambi.
In quel momento finalmente la porta dietro la quale c'era Camilla si apre, mi affretto a salutare mia madre, le prometto che le darò costantemente notizie e corro da lei.

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