16. Il liuto arcano (parte 2)

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Si ritrovò eretta nell'oscurità. Il vento era scomparso. Non c'era niente intorno a lei, solo un buio denso e secco, tuttavia poteva vedere poiché era lei stessa a irradiare luce attraverso la pelle e la tunica bianca di seta.

Gli spettri erano spariti, come ogni altra cosa a parte Luther che stava fluttuando a mezz'aria; accanto a lui, a destra e sinistra, c'erano due piccole palline luminose che lei riconobbe come due anime. Erano singolari, però: erano piccole, strappate, incomplete.

«Oh, questa sì che è una sorpresa!»

Una voce riempì il silenzio ed Eatiel si guardò intorno, senza però scorgere nessuno. L'uomo che le stava parlando aveva usato la lingua degli spiriti.

«Dove mi trovo? Dov'è Serendhien?»

Eatiel utilizzò il medesimo linguaggio senza bisogno di pensarci e l'oscurità cominciò a condensarsi davanti a lei, pervasa da scie rosse e pulsanti.

«Devi essere davvero motivata, emissaria, per giungere al mio cospetto senza essere invitata.»

Le vene di potere arcano plasmarono il buio e un corpo si formò davanti a lei: un uomo dagli arti fumosi e il volto indefinibile. Ombre e potere arcano, nient'altro. Non ci fu bisogno di presentazioni, perché Eatiel comprese subito che quello era Varodil, lo spirito della magia.

A discapito di tutto, lei non sentiva alcun timore e parlare le venne naturale.

«Siete stato voi a possedere il liuto e a stringere un patto con Allan Drayt?»

Lo spirito non aveva bocca né occhi, eppure Eatiel percepì forte e chiara una risata divertita provenire da lui. Si mosse per girarle intorno, rapido, e la sua figura s'ingrandì fino a diventare gigantesca.

«Io non stringo patti con i mortali, in special modo con gli umani.»

Eatiel assottigliò le palpebre e incrociò le braccia sotto al seno.

«Eppure io ho desiderato di scoprire a chi appartenessero le voci nel liuto e mi sono ritrovata qui.»

Varodil sogghignò è tornò di dimensioni umane, posizionandosi dietro a Luther e allungando gli arti superiori intorno alle due anime strappate, carezzandole.

«È successo perché eri in contatto con il liuto, mentre lo facevi, e questo è molto divertente. Serendhien ha scelto bene la sua emissaria, dovrò andare a farle i complimenti. Ho sentito dire che ora si è messa a cospirare assieme a Ilimroth. Dimmi, è vero?»

L'elfa si morse il labbro inferiore, indecisa. Sì, lo spirito della morte era apparso nello stagno di Serendhien e le aveva parlato, ma era difficile capire cosa le due avessero in mente.

«Siete uno spirito, dovreste saperlo senza bisogno di chiederlo a una mortale.»

Le scie vermiglie del suo corpo saettarono e lui le si avvicinò senza premurarsi di nascondere un certo entusiasmo.

«Ottima risposta, sei fedele al tuo spirito anche se non vorresti esserlo. Sarà davvero interessante vedere cosa accadrà quando incontrerai la mia emissaria.»

Eatiel non riuscì a trattenere la sorpresa e il suo corpo sobbalzò, tradendola e facendo di nuovo scoppiare a ridere lo spirito.

«Sei simpatica, sai? La disperazione di Alanmaeth è vicina, vicinissima. So che un'altra emissaria ti ha presa di mira; Celenwe non ha pietà e sta usando ogni mezzo in suo possesso per assicurarsi la vittoria, eppure mi sembra che tu abbia trovato un buon modo per difenderti.»

Eatiel sentì i muscoli pesanti come pietre e non riuscì a reagire in alcun modo quando Varodil allungò quello che poteva assomigliare a un dito e s'incurvò per toccarle la punta del naso. Il breve contatto le mozzò il fiato e sentì prepotente la maestosità di quell'essere.

Il Canto della Rosa e del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora