6. Lui verrà, oh, verrà!

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«Leggende ormai son perdute,
ma, ditemi, cosa sapete?
Del drago, tremenda creatura.
Del drago che soffia paura.

Lui verrà, sì, verrà
per riunire le città.
Sotto ali fiammeggianti,
non saremo più distanti.»

Jaira, dall'angolo più buio della taverna, sorseggiava in silenzio quella che la cameriera aveva detto essere una birra chiara; forse lo era stata, prima che l'annacquassero. Tra le ciocche spettinate e sporche, osservava Allan intento a cantare in mezzo a un gruppo di bambini che pendeva dalle sue labbra.

«Quando il drago soffierà,
non più fiamma scorrerà.
Noi gioiremo, acclameremo
ed uniti, infin, saremo.»

Si era ripreso bene dopo l'aggressione del mezz'elfo e mostrava con disinvoltura i segni e i lividi violacei intorno al collo. Jaira strinse la presa intorno al boccale e digrignò i denti, trattenendo la furia.

Quell'infame di un mezz'elfo era fuggito su uno dei due cavalli da tiro e la pioggia aveva cancellato le sue tracce. Addio alla taglia e alla possibilità di ricominciare.

«Lui verrà, oh, verrà!
E la pace porterà.
Ali, scaglie, zanne e artigli.
Dormirem sonni tranquilli.»

«Perché il canto dice che sarà un drago a portare la pace? Che guerra c'è adesso tra le tre Terre?»

Eatiel, dallo sgabello accanto a Jaira, la fece trasalire. Finron Halley era fuggito portandosi via le sue speranze, ma lei ci aveva guadagnato ben due pesi da trascinarsi appresso. Aveva provato a convincere Allan a levarsi di torno, una volta giunti a Bawic, ma lui non ne aveva voluto sapere ed Eatiel gli aveva dato man forte. Già, perché lei diceva di non volersi separare da loro, nonostante fossero poco più che sconosciuti.

Jaira rabbrividì e abbassò gli occhi sul fondo della birra. Ad Allan non avevano ancora detto nulla, ma l'elfa le aveva confidato che in quelle terribili visioni lui era sempre con una corda intorno al collo. Poteva essere un'infausta coincidenza, o gli spiriti stavano giocando con loro?

«Jaira?»

Guardò Eatiel e i contorni del mondo tornarono nitidi. C'erano giusto sei grossi tavoli nella taverna vicina al lago che avevano scelto per quella sera. Fungeva anche da locanda e il proprietario aveva fatto loro un buon prezzo, per due camere separate.

Si erano tenuti il cavallo rimasto e avevano venduto le armi, l'armatura e il carro sottratti ai fuorilegge, ricavandone una trentina di Zuli d'oro e qualcuno d'argento, ma Jaira si sarebbe dovuta trovare da fare in fretta o, a causa di quei due, li avrebbe terminati in un battito di ciglia.

Allan rideva assieme ai bambini nel lato opposto della tranquilla taverna accanto a un camino di pietra rossa spento e c'erano giusto una mezza dozzina di altri avventori sugli sgabelli in legno attorno ai tavoli. Sebbene la giornata fosse stata cupa e il tramonto giunto da un pezzo, nel locale c'era una luce calda, formata da moltissimi candelabri in metallo scuro appesi al soffitto e alle pareti.

Jaira ricordò la domanda che le aveva posto l'elfa e sospirò, rispondendo senza guardarla.

«L'ultima guerra tra Rosendale e Reah è finita senza un vinto né un vincitore. I sovrani hanno stretto un accordo di pace quando Re Helmund di Lebrook è stato incoronato dopo la morte in battaglia di suo padre. Quest'anno sarà il trentesimo anniversario.»

Il bardo aveva finito di cantare e si era messo a parlare col locandiere. Jaira, restando seduta, si poggiò con la schiena al muro e continuò.

«La leggenda del drago che salverà le tre Terre è molto antica, ma è giusto una fiaba per bambini.»

Il Canto della Rosa e del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora