27. Lei ci sta guardando

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Othen era davvero molto stanco, ma era comprensibile, visto che stavano usando il suo potere per spostarsi.

L'alba era giunta da parecchio e lui dormiva beato, disteso su un fianco sul materasso della modesta locanda che avevano scelto per ristorarsi, a Beofild. Le tende di tessuto spesso filtravano la luce, ma erano chiare ed Eatiel non aveva difficoltà a studiare i lineamenti del volto del principe, i giochi di ombre disegnati sul viso, sul petto nudo.

Avevano optato per una sistemazione semplice, una stanza molto piccola con solo quel letto in una struttura di legno grezzo. Toccare le pareti era pericoloso, visto che non erano levigate ed era facile graffiarsi, ma l'odore di corteccia che si sprigionava dai muri, dal soffitto e persino dai pavimenti le ricordò i suoi boschi.

Le mancavano.

Sdraiata accanto al principe, Eatiel sorrideva nel contarne i respiri, perdendosi nelle memorie, quelle felici. Era brava a escludere ciò che voleva cancellare, anche se le continue risa isteriche e i fischi degli spettri minacciavano d'infastidirla. Aveva persino dovuto allontanare ogni piccolo oggetto dalla loro posizione, perché più volte quelle anime dispettose si erano divertite a interrompere il riposo, gettando loro addosso qualsiasi cosa riuscissero a possedere.

Tornò a riflettere su Shi'nnyl, rivivendo quegli istanti di tormento come se il peso della lacrima la stesse ancora schiacciando. Anche lei aveva desiderato impossessarsene con intensità innaturale, ma sapeva fosse un qualcosa di inculcatole nella mente a forza.

La realtà era semplice: Eatiel era felice che ora il problema fosse passato in mano a Shi'nnyl. Non voleva più sentir nominare quell'artefatto, non voleva più preoccuparsene. Forse anche per quello aveva deciso di votare tutta sé stessa alla causa del principe.

Finito lo scontro con Dooko e il battibecco acceso sulle sorti del gruppo, Othen aveva aperto un passaggio per la cittadina ai piedi della montagna. Aveva detto che lui si trovava lì, quando il vento l'aveva chiamato. Il piano del principe prevedeva che per andare più rapidi avrebbero usato le sue capacità per giungere prima a Beofild e poi a Teegate, dove c'era il tempio di Varodil più grande delle tre Terre. In esso risiedeva il sommo cultista dello spirito della magia e Allan aveva detto che le sue arti arcane e spirituali fossero fuori dalla norma. Lo avrebbero convinto in qualche modo ad aiutarli, perché loro dovevano arrivare a Tareah e Othen non avrebbe mai avuto il potere necessario a teletrasportarli al di là del Mar Mezzo.

Si erano riposati nel villaggio fino alla mattina successiva, poi Jaira aveva dovuto dire addio al suo stallone, visto che non era proprio possibile far passare i cavalli nelle fenditure di Othen. La guerriera aveva minacciato quella povera gente, dicendo che si sarebbe arrabbiata molto se al ritorno non avesse trovato Gyles ad aspettarla. Eatiel sospirò, ricordando l'irruenza della sua compagna.

Othen mugolò qualcosa e si voltò supino, aprendo un poco gli occhi celesti verso di lei; fu bellissimo vederlo sorridere, lasciare che allungasse le dita a spostarle una ciocca dietro al lungo orecchio a punta con movimenti lenti, quasi rituali.

«Un dolce risveglio.»

Eatiel arrossì, abbassandosi per sentire il sapore delle sue labbra. Si accoccolò poi accanto a lui, con una guancia adagiata sul petto, condividendo il calore della pelle nuda.

«Sei riuscito a riposare?»

Othen cominciò a solleticarle la schiena con movimenti circolari dei polpastrelli, riempiendola di piacevolissimi brividi.

«Come un bambino.»

L'elfa corrugò la fronte e alzò il capo per poterlo vedere in viso.

«Mi era sembrato avessi fatto un brutto sogno. Questa notte ti sei messo seduto e sei uscito di fretta.»

Il Canto della Rosa e del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora