21. Il lupo deve proteggere gli agnelli (parte 1)

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La prima cosa che Eatiel udì fu un pianto disperato, ma non proveniva dagli spettri. Aveva le membra fredde e qualcuno la stava sorreggendo, donandole parte del suo calore.

Con un gemito, strizzò le palpebre per inumidire gli occhi che sentiva secchi e il verde del prato tornò a mostrarsi, assieme all'odore del mare e ai lamenti delle anime intrappolate in lei.

«Eatiel, sei viva!»

Lo era?

Era vita quell'insieme di giorni che l'avevano condotta a quel momento? Era vita la consapevolezza di essere assoggettati a qualcosa di inarrivabile e terrificante?

Appoggiata al petto di Jaira, le strinse il tessuto della camicia e si fece più piccola, raggomitolandosi in quel calore terapeutico. La guerriera aveva pianto per lei, credendola morta, mentre invece Eatiel era solo da un'altra parte ad assistere alla fine che le sarebbe toccata se non avesse ubbidito.

«Non c'è niente di buono in ciò che devo fare. Gli spiriti sono esseri orribili.»

Non poté far nulla per impedire a Jaira di girarla e si ritrovò faccia a faccia con lei che ancora la teneva. I capelli scuri le ricadevano ai lati del viso senza nasconderlo e gocce traslucide bagnavano le lunghe ciglia, i segni del loro passaggio ben impressi sulle sue guance; da un lato scendevano dritti, dall'altro erano deviati dalle cicatrici a formare il delta ramificato di un fiume di dolore.

Tutto ciò che Eatiel faceva o era costretta a vivere portava il marchio della sofferenza, per lei e per chi le stava intorno. Non avrebbe dovuto legarsi così ad altre persone, condannandole a sopportare il peso della sua maledizione senza fine.

Jaira ci mise un po' a ricomporsi e tirò su col naso, spostando le pupille lungo il corpo e il viso di Eatiel, ricercandone ogni millimetro.

«Sei viva...» Bisbigliò e i lati delle labbra si alzarono appena, prima di tornare seria e concentrata. «Cos'hai visto?»

L'emissaria abbassò il capo e si scostò, indietreggiando quel tanto che le bastò a mettersi in piedi.

«Oltre a me, ci sono altre due emissarie. La negromante si chiama Zellania e ora è diventata più pericolosa, anche se non so qual è la nuova capacità che Celenwe le ha donato.»

L'immagine dell'arto incancrenito che si staccava da lei tornò prepotente e persino gli spettri si esibirono in fastidiosi e pronunciati conati di vomito. Eatiel scosse la testa nel tentativo di scacciare quelle memorie e Jaira si alzò.

«Ci ha seguiti? Sai dov'è? E la terza? Dobbiamo temere anche lei?»

L'elfa sospirò, la prese per mano, sentendola subito irrigidirsi, e s'incamminò verso la locanda.

«Non so risponderti. Da come ha parlato, non sono riuscita a capire le intenzioni dell'emissaria di Varodil, ma Serendhien vuole che io la trovi.»

Jaira si fermò e trascinarla fu impossibile.

«Dobbiamo combattere anche lo spirito della magia? No, è assurdo. La storia di Allan, quella roba che ci ha cantato... È stato Galadar da mortale a impossessarsi della seconda lacrima e lui era l'emissario di Varodil, prima di ascendere.»

Eatiel comprese al volo dove Jaira volesse andare a parare ed esitò abbassando lo sguardo.

«Sì, Galadar aveva formato un'alleanza con gli altri emissari contro quelli di Meg'golun e Celenwe. Credo sia questo che intendeva Serendhien quando mi ha detto di trovare Shi'nnyl. Spero che possa combattere assieme a me, anche se non vorrei farlo.»

Si rabbuiò, prima d'intercettare di nuovo gli occhi di Jaira.

«Io devo seguire questa missione, ma non voglio obbligarvi a rischiare la vita a causa mia. La lacrima è caduta a est, quindi è lì che sono certa ci raduneremo. Forse, sarebbe meglio per voi che io me ne vada, lasciandovi liberi. Potreste restare nascosti, trovare un posto sicuro.»

Il Canto della Rosa e del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora