30. Devi salire (parte 2)

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I golunnar avevano condotto Allan con sicurezza lungo le vie della città bassa. Sebbene quella fosse stata la zona meno colpita dalla furia dei maghi, ovunque c'era gente disperata o affrettata a spostarsi da un luogo all'altro.

La battaglia era avvenuta due giorni prima, eppure sembrava che l'aria mattutina fosse ancora impregnata dal fumo delle strutture bruciate, dalla polvere della roccia infranta. Neley era nel caos.

La maggior parte dei soldati della guardia cittadina era morta nello scontro e, tra i pochi sopravvissuti, in molti avevano scelto di seguire il principe nella sua marcia verso la capitale, così come avevano fatto anche gli incantatori usciti allo scoperto. Senza più le guardie, i disonesti avevano già cominciato a saccheggiare le abitazioni della borghesia, spostando poi la loro attenzione anche sulla gente semplice.

Lucius aveva dato ad Allan un mantello scuro in modo da celare il volto sotto al cappuccio e non essere disturbato; sotto di esso, il liuto appeso alla schiena aveva un peso e un ingombro del tutto diversi da Luther, ma Allan avrebbe dovuto abituarcisi in fretta.

Camminavano lesti e le persone non li disturbavano. In effetti, sarebbe stato poco saggio mettersi a bisticciare con due figli di Meg'golun in una situazione come quella, specialmente perché Lucius correva a testa alta tenendo in mano l'arco e Daianira non faceva nulla per celare i due grossi pugnali legati alla cintura.

Fu una fortuna che a salvarlo fossero stati due esponenti di quella razza malvista dai più, almeno poteva star certo che in pochi avrebbero avuto il coraggio di avvicinarsi. Senza Luther, Allan si sentiva in qualche modo in difetto, nonostante fosse ben conscio che le sue abilità funzionassero a dovere con qualsivoglia strumento tra le braccia.

Raggiunto un canale di scolo che dalla città alta portava dritto al mare, i golunnar lo incitarono a seguirlo nelle acque scure.

Allan esitò, lottando contro alla voglia di chiedere loro se ci fosse un'altra via per andare dalla persona che, avevano detto, lo avrebbe aiutato a raggiungere Tareah. Desistette. Li conosceva poco, ma era certo non fossero persone di scarso intelletto: se ci fosse stata un'altra via, l'avrebbero di certo già intrapresa.

Allan si fece coraggio e li seguì; coi liquami fino alle cosce e l'odore nauseante che minacciava di fargli vomitare la fugace colazione, percorsero qualche metro per poi acquattarsi davanti a una bassa volta in pietra che doveva essere il passaggio che conduceva parte di quelle acque scure in chissà quale anfratto nel sottosuolo. Lucius raccattò dalla borsa che teneva a tracolla una piccola lampada a olio, ma Allan lo bloccò: sarebbe stato più semplice far luce coi suoi incantesimi.

Proseguirono in quella scomoda posizione per un paio di minuti e all'udito fine del bardo non sfuggì il sempre più alto scrosciare di qualcosa che s'infrangeva in lontananza. Pareva si stessero avvicinando a una cascata e, infatti, non si stupì quando giunsero alla fine del percorso, dove la corrente spingeva l'orrido liquido che li circondava giù per uno scuro e stretto baratro.

Allan scrutò i dintorni senza capire, poiché il passaggio angusto in cui si erano infilati era tanto piccolo da obbligarli ad avanzare uno dietro l'altro e non c'era nulla se non le pareti e la muffita volta sulle loro teste; dubitava che sarebbe stato intelligente buttarsi giù per la cascata di liquami e osservò i golunnar con un'espressione forse fin troppo eloquente, poiché Daianira rise nel girarsi per guardarlo, poi si spostò contro alla parete di destra e cominciò a spingere, aiutata da Lucius.

«Di qua.»

Il muro scricchiolò e Allan restò senza parole nel vedere una porzione di esso smuoversi all'indietro, scivolando poi di lato. Non c'era nulla a tenerlo e, concentrandosi, non gli fu difficile scorgere la magia permearne ogni centimetro.

Il Canto della Rosa e del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora