22. Axsa (parte 2)

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Era singolare il fatto che lì dentro facesse quasi freddo.

Il nano li aveva condotti lungo il pendio, su un sentiero stretto e sdrucciolevole. Man mano che salivano, lo spettacolo dell'insediamento devastato dall'incendio e dal passaggio della bestia si faceva sempre più evidente, poiché l'altezza permise loro di avere una visione d'insieme davvero struggente. Un paio di volte, Thali tirò su col naso. Ad Allan stava ormai simpatico, in fondo, ed era felice che almeno un minatore si fosse salvato.

In neanche dieci minuti avevano raggiunto una piccola apertura tra le rocce che, a detta della guida, li avrebbe condotti proprio nel mezzo dei cunicoli. In pratica, si erano calati dall'alto grazie a una corda. Per Allan ed Eatiel non ci furono particolari problemi, ma Jaira si era dovuta stringere per riuscire a infilarsi in quel pertugio.

Thali disse che avrebbe lasciato la corda lì appesa e se ne andò; per qualche minuto restarono in quel corridoio scavato nella montagna, sotto al fascio di luce, osservando Eatiel ferma a occhi chiusi. Respirava in modo profondo e sembrava ascoltare qualcosa che ad Allan e Jaira era inudibile. Non la disturbarono e la lasciarono fare finché non si mosse, sicura, verso la loro destra.

«Di qua.»

Per Allan una strada valeva l'altra, dato che non c'era assolutamente nulla a parte pietra scura scavata a picconate, ovunque. Allontanatisi dalla luce del giorno, invocò le sue palline luminose e seguì Eatiel mesto, imbracciando Luther per ogni evenienza.

C'era un silenzio spettrale e la temperatura diminuì con il loro addentrarsi in quel cunicolo. Passarono un paio di bivi, ma l'elfa si muoveva senza indugiare. Spesso erano costretti a procedere in fila per quanto le pareti si facevano ravvicinate, altre volte Jaira dovette abbassarsi per non colpire la pietra con la testa.

Dopo una buona mezz'ora di cammino incessante, il passaggio si aprì in uno spiazzo più ampio e Allan si bloccò col sudore freddo a colargli lungo la spina dorsale, quando si rese conto che il suolo era pieno di cadaveri di goblin morti.

Jaira estrasse la spada dal fodero sulla schiena e si portò l'altra mano a coprirsi il naso; in effetti, alle narici sovvenne presto un penetrante odore di marcio. La distesa di piccoli mostriciattoli verdi e calvi, dai denti aguzzi e le orecchie appuntite, fece intuire ad Allan che in quel luogo c'era stato uno scontro. Si fece coraggio e superò le compagne, facendo muovere le luci fluttuanti in modo da illuminare tutta la zona. La volta sopra di loro era alta poco meno di tre metri e pareva un'area circolare; lungo una parete c'erano dei secchi rovesciati con all'interno un minerale scuro che il bardo non riconobbe.

Tra i corpi dei goblin c'era polvere, o forse era cenere? Allan non lo capì, però era parecchia e se ne accorse nel constatare che, muovendosi, stava lasciando delle impronte.

«Saranno stati i cacciatori di cui ha parlato il nano?»

Jaira parlò sovrappensiero e l'eco della sua voce riempì gli spazi. Eatiel era rimasta indietro, ma ci mise poco a raggiungerli poiché allungò il passo di colpo.

«No, si sono scontrati con i non-morti di Zellania; quando vengono distrutti, si trasformano in polvere.»

Allan deglutì, perdendo la voglia di avanzare oltre. Fu Jaira a farlo smuovere, afferrandogli un braccio e trascinandolo di peso, forse notando quanto si fosse fatto pallido.

«Perché hai così tanta paura? Per noi è un bene che si siano ammazzati a vicenda.»

Allan si lasciò condurre nell'ennesimo cunicolo stretto, richiamando a sé le luci.

«Qualcuno deve aver vinto e, a giudicare dalla quantità di goblin morti, propendo per l'esercito di minatori diversamente vivi.» Parlò sarcastico, per evitare che i nervi lo facessero impazzire. «Sai che i miei ammaliamenti non funzionano su chi non ha un'anima, vero?»

Il Canto della Rosa e del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora