32. Il drago delle leggende (parte 2)

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Fulmineo, le balzò addosso e la colpì, spingendola indietro di parecchi metri e aprendole con gli artigli di una mano una profonda lacerazione dallo sterno fino al ventre.

Il sangue sgorgò copioso, andando a sporcare lo specchio sotto di lei, e l'emissaria si ritrovò supina, senza parole a causa del dolore intenso e profondo che le aveva appena attanagliato le membra.

Restò inerme anche quando lo vide avvicinarsi a passi lenti; boccheggiò alla disperata ricerca d'ossigeno quando lui l'afferrò da sotto al mento, alzandola da terra per mantenerla a mezz'aria, col volto a pochi centimetri dal suo. Dooko la fissò con una rabbia estrema a deturpargli i lineamenti già bestiali; la teneva per il collo, ma non stava stringendo e, anzi, le scostò delle ciocche dal viso con la punta di un artiglio della mano libera, disegnando una sottile scia di sangue.

«Sono stanco di aspettare. È tempo di far avverare l'antica leggenda. È tempo che il drago riunisca i popoli, sì: nel fuoco e nella distruzione. Come cantano i bardi di ogni razza, porterò la pace e tutti saranno infine uniti, nella morte.»

La sofferenza che Eatiel percepì nelle parole di Dooko si unì a quella della sua anima e superò il dolore fisico, superò gli strilli isterici degli spettri e superò l'angoscia. Alzò gli arti, prima abbandonati lungo i fianchi, e strinse le dita intorno agli avambracci di lui, tastando i muscoli in tensione. Ricambiò il suo sguardo e le iridi azzurre avvamparono d'intensità, mentre folate di vento turbinante piombarono a circondare entrambi.

«No, non lo farai.»

Non capì se fosse per davvero la sua voce quella che le era appena uscita dalle labbra, troppo concentrata a far fluire la magia attraverso il corpo martoriato, riunendola lì, in quel contatto.

Dai palmi si sprigionò l'oscurità e l'emissaria restò impassibile nell'osservare il viso del drago sciogliersi nel tormento, le palpebre sgranate. Il dono della morte le permise di sottrarre da lui la vita per infonderla a sé stessa e si sentì rinvigorita mentre le sue ferite si richiudevano, aprendosi nel corpo dell'essere.

Dooko la lasciò interrompendo quel contatto, saltò all'indietro con l'ausilio delle ali ed Eatiel non cadde grazie al vento che continuò a sferzare l'ambiente intorno a lei, mantenendola in quella posizione.

Lui si strinse il ventre, poi fissò a bocca aperta il sangue scuro che ora gli sporcava le braccia, scivolando a formare una seconda pozza in quel luogo di meraviglie e splendore.

Dalle fauci trasudò un fumo scuro e denso, una nube che lo avvolse completamente, espandendosi ovunque e costringendo Eatiel a indietreggiare, spinta dalla brezza che ora poteva controllare di nuovo. Non vedeva in modo chiaro cosa stesse accadendo, ma scorse la figura di Dooko ingrandirsi a dismisura, cambiando forma finché la foschia si diradò, mostrandolo così come l'aveva visto la prima volta.

Il drago rosso della falsa visione, imponente e minaccioso, occupava buona parte dell'ambiente ed era incredibile come le sue gigantesche zampe artigliate si posassero sullo specchio senza graffiarlo o romperlo; teneva le ali ripiegate sulla schiena e muoveva la coda in modo rapido, sferzando l'aria, incurante di colpire le ricchezze accumulate in modo disordinato. La sua voce roca e profonda penetrò la mente dell'elfa senza che lei la comprendesse, mischiandosi ai rantoli di terrore degli spettri.

Lei non aveva paura, però.

Il vento era tornato, Serendhien aveva deciso di aiutarla, di perdonarla o comprenderla. Dooko aveva assunto la sua vera forma, ma le ferite non si erano risanate, anzi, parevano persino essersi fatte più profonde, dato che ogni movimento della bestia era accompagnato da una pioggia di gocce nere.

I raggi solari provenienti dall'apertura colpivano le scaglie in modo quasi abbagliante e Dooko seguì con lo sguardo i movimenti di Eatiel, mentre lei s'innalzava verso il soffitto in un fugace tentativo di calcolare se mai sarebbe riuscita a buttarsi fuori dalla montagna.

Il Canto della Rosa e del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora