Non c'è nulla che non vada in te

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Emma pov

Non ho mai visto Damon così preoccupato…, in effetti forse in ospedale devo andarci, mi sento bene, a parte il bernoccolo, però faccio fatica a stare in piedi, appena mi alzo ho come un senso di vertigini.

Attaccata alla sua schiena sento i suoi muscoli contratti, mi dispiace che sia così preoccupato ma, sinceramente, tutta questa apprensione mi rende anche felice…, comunque appena arriveremo, devo riuscire a parlargli.

Damon: “Come stai?

Emma: “Bene, non preoccuparti

Ci mettiamo circa mezz’ora ad arrivare, appena Damon ferma la moto, io mi stacco dalla sua schiena e tolgo il casco, cerco di scendere ma lui mi precede

Damon: “Aspetta, fai piano, reggiti a me

Emma: “Grazie Damon, ma davvero, ce la faccio

Lui comunque, mi tiene una mano dietro la schiena…, appena vedo una panchina, mi ci siedo, siamo ancora nel parcheggio.

Damon: “Non ce la fai? Ti porto in braccio! Ti vuoi riposare?

Emma: “No Damon, ti voglio parlare, vieni” – dico facendogli segno di sedersi vicino a me.

Damon: “Non è il momento, lo faremo dopo o-“

Emma: “No! Lo faremo adesso, se no non entro in ospedale” Lui alza gli occhi al cielo, imprecando e si siede.

Damon: “Sei infantile quando fai così

Emma: “Anche tu, quando non vuoi vedere i problemi e allora ti incazzi e te ne vai” Damon: “Non è così!”

Metto una mano sulla sua.

Emma: “Capisco la tua preoccupazione, dire cose così forti a tua mamma, con i suoi problemi di cuore, è pericoloso” – lui abbassa lo sguardo irrigidendosi – “però saranno emozioni peggiori quelle che proverà se glielo dice James, non credi?

Damon: “Sì, ma se non fosse vero…

Emma: “Comunque, è il momento che tu permetta a tua mamma, di farti da mamma e dividere, il peso che ti ostini a portare da solo” Damon: “Non è solo questo…, a Natale ho fatto una cosa orribile” – stringe i pugni e contrae la mascella.

Emma: “E per quello che hai bevuto, quella sera?” – lui annuisce senza guardarmi

Damon: “Mia madre voleva che gli raccontassi degli incontri…, ma io non ho voluto, lei ha iniziato a piangere e ha cercato di abbracciarmi e io…” – gli prendo la mano e accarezzo il palmo – “non lo so cosa mi è preso, ma l’ho spinta via da me facendola cadere…, poi sono scappato

Emma. “E’ stato un incidente, tu volevi solo allontanarla, non volevi farle male…

Damon: “Ma mi ha guardato con uno sguardo così…, da quella notte non riesco più a guardarla

Emma: “Mm… e lei? Lei come l’ha presa?

Damon: “Fa finta non sia successo come sempre… Emma, io ho qualcosa che non va!

Emma: “Damon guardami” – lui non si volta  - “Damon…” – avvicino la mia mano alla sua guancia facendomi guardare – “non c’è nulla che non va in te e ciò che ti circonda che è orrendo, ok?

Lui abbassa lo sguardo senza rispondere. Oh Damon quanto ancora ti vorrai punire

Emma. “Inoltre, questo ti dà un motivo in più per parlare con tua mamma, per farle capire e per poter avere un supporto in più, Damon

Damon: “E se quello che sentisse la spaventasse?” Se pensasse che sono un mostro?

Emma: “Damon tu non sei un mostro… ficcatelo in quella testa! Un mostro non rischierebbe per allenare i ragazzi, non si sarebbe preoccupato perché io, stupidamente, ho sbattuto contro un palo, ok?... Un mostro è un uomo che picchia la moglie e costringe il figlio a sopportare, da solo, quello che hai vissuto, un mostro è James…” – accarezzo la leggera barba di Damon, finalmente lui posa di nuovo i suoi occhi verdi nei miei.

I nostri visi si avvicinano, l’aria diventa carica di elettricità, i nostri respiri si uniscono, le nostre fronti si scontrano e…

Emma: “Ahio!

Damon: “Ahaah, dai, ora ti porto in ospedale” Rido anche io annuendo.

 

LA LUCE DELLE LUCCIOLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora