Capitolo 34.

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Inizio flashback

<< ZULEMA! >> urlasti infine tu, il suo nome, forte, scandendolo bene e attirando finalmente l'attenzione della mora su di te, che abbassò piano l'arma, sussultando quando vide la preoccupazione stampata sul tuo viso.

E come non potevi essere preoccupata da quello che stava succedendo?
La guardasti dritta negli occhi, implorandole di smetterla, di andarvene, di mantenere viva quella promessa, quella stessa promessa di non farti finire in carcere, ma soprattutto di farti uscire viva da quella rapina.

Alzasti una mano nella sua direzione, come ad invitarla a raggiungerti, mano nella mano, ma i suoi occhi vennero calamitati in un punto esatto affianco a lei.
Seguisti il suo sguardo smeraldo, vedendo l'espressione sconvolta di Ramala, che ti guardava, ti squadrava come se avesse potuto ucciderti in quello stesso momento.

Rabbrividisti vistosamente, sentendoti così esposta e maledicendoti per aver fatto saltare la tua copertura in un momento di debolezza, solo per cercare di far ragionare lo scorpione.
Lui non avrebbe di certo reagito, non avrebbe dato nessun ordine: Zulema era troppo imprevedibile in quel momento, ma te l'avrebbe fatta pagare insieme alle altre.

Spostasti gli occhi da lui quando la regina araba, sbalordendo tutti i presenti, prese possesso del palco dove erano fermi ed immobili i mariachi per poi aggrapparsi al microfono quasi dolorosamente e lasciarsi sfuggire una smorfia infastidita.

<< Signora, smetta di piangere. >> disse, attaccando le labbra all'amplificatore, rimproverando un'invitata che altro non stava facendo se non piangere dalla paura, dalla paura di non uscirne viva.

<< smetta di piangere, ho detto. - continuò, ringhiando quasi e spostando il peso del corpo su una gamba sola, per poi lasciare andare il microfono con un gesto quasi stizzito. - c'è sempre qualcuno che piange ai matrimoni. Sempre: qualcuno quando la sposa dice "si", qualcuno al lancio del riso, oppure fuori dalla chiesa... >>

Stava passeggiando tra gli invitati, blaterando stronzate, e se prima risultava quasi divertente, ora faceva solo paura.
Perché Zulema sembrava una granata in procinto di esplodere, imprevedibile, impossibile da capire quando sarebbe scoppiata.

<< io invece, piango durante il primo ballo degli sposi. >> confessò, annuendo e lanciandoti comunque un'occhiata di sfuggita, in modo tale da tenerti sempre sotto occhio e scattare nel caso qualcosa fosse andato storto.

"Io invece, piango durante il primo ballo degli sposi."

Sorridesti, lieve, alzando un poco l'angolo delle labbra, rendendoti conto che ti sarebbe piaciuto sposare Zulema.
Ti sarebbe piaciuto diventare sua moglie e vederla piangere durante il vostro primo ballo da coniugi.
Le tue labbra tornarono dure e rigide, quando quella vocina che da troppo tempo non sentivi, ti disse che non sarebbe mai successo.

E non sarebbe mai successo perché lei ti avrebbe abbandonata di nuovo, una volta terminato il colpo, ovviamente se mai ne foste uscite vive da lì, ti avrebbe lasciata in Marocco, dove avrebbe intrapreso la sua strada decidendo ancora una volta per te e sparendo dalla tua vita questa volta per sempre.

<< la musica e l'amore, sono decisamente troppo per me. >>

Ristornasti alla realtà, concentrandoti sullo show che stava dando ancora la mora, vedendola ferma in mezzo al giardino insieme a Macarena che la fissava ancora tremante.

<< questo, è esattamente questo il momento degli sposi... Suonate qualcosa in loro onore. >> ordinò la mora, in direzione dei musicisti, che ubbidirono, sconvolti dall'irruenza e dalla pazzia che stava estraniando la donna araba.

Domani tornerà SerenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora