Capitolo 23.

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Il viaggio verso casa fu, forse, più lungo dell'andata, nonostante la strada fosse la medesima.
Nel silenzio, vi eravate perse ognuna nei vostri pensieri: chi ragionava sull'ennesimo crimine, di certo non premeditato, chi continuava a tormentarsi e torturarsi vedendo in ogni dove i corpi di quei quattro uomini.

Speravi tanto che Maca non si abbattesse, non era il momento adatto, poco meno di quattro mesi e avreste compiuto il colpo della vita, dove vi sareste sistemate per sempre.
Quello non era proprio il luogo giusto e il tempo corretto per lasciarsi andare ai sensi di colpa.

Il tuo era egoismo?

Possibile, anzi, certamente: l'ultima cosa che volevi in quel momento era finire in carcere, e davvero, questa volta non te la saresti cavata con poco (omicidio, occultamento di cadavere, associazione a delinquere) nonostante la promessa di Zulema ti lasciasse un attimo più tranquilla.

Apristi la portiera della macchina quando la regina mora la parcheggiò a qualche metro dalla vostra carovana, mugugnando dolorante e stiracchiandoti leggermente la schiena, portando le mani sui fianchi.

<< che bel modo di iniziare l'anno nuovo. >> commentò la mora, incapace di stare zitta, nel tragitto fino alla porta di casa, che aprì con le chiavi lasciando entrare prima te e la biondina.

Nessuna di voi due rispose, e notasti come Maca si fosse rifugiata in bagno senza dire una parola.
Sentiste qualche imprecazione e poi lo scrosciare dell'acqua della doccia.

Sospirasti rumorosamente, togliendoti il parka e lasciandolo cadere per terra, notando delle chiare macchie di terriccio umido anche sui jeans e maledicendole, sperando che con un buon lavaggio potessero andare via.

Rimanesti in mutande, solo con il maglione di lana addosso, rabbrividendo per il freddo improvviso e lasciando che ti si formasse la pelle d'oca su tutto il corpo.

Sentisti lo sguardo di Zulema fisso sulla tua figura, che seguiva ogni tuo anche impercettibile movimento.
Ti faceva sentire al sicuro, protetta: lei c'era, ed era lì con te.

Senza pensare alla conseguenze ti avvicinasti a lei, che nel frattempo si era spogliata della giacca rimanendo con i suoi pantaloni cargo e la sua felpa calda, abbracciandole stretta il busto e affondando il viso nel suo petto.
Inspirasti il suoi profumo dolce, unico e ti lasciasti coccolare docilmente.

Sorridesti un po' nel sentire una sua mano sui tuoi capelli, e l'altra sulla tua schiena.

Alzasti il capo, incrociando i suoi occhi chiari che ti stavano scrutando anche l'anima, appoggiandoti alle sue dita che ti stavano percorrendo una guancia delicatamente.
Notasti il suo labbro spaccato, il sangue ormai rappreso e un piccolo livido sullo zigomo sinistro, proprio sotto la sua lacrima tatuata.

<< devo medicarti. >> sussurrasti, poggiando lieve i polpastrelli sull'ematoma, e poi sul taglio, lasciando che socchiudesse le palpebre al tuo tocco gentile.

<< non è necessario. >> ti rispose dopo qualche secondo, indietreggiando insieme a te, fino a farti toccare con le gambe il bordo del letto, permettendoti di sederti, mentre ti posava un bacio sulla fronte.

<< invece si, potrebbe fare infezione. >> la rimproverasti alzandoti e spingendola sul materasso, lasciando che prendesse il tuo posto.

Bussasti alla porta del bagno, sentendo che l'acqua aveva smesso di scorrere, chiedendo alla biondina la possibilità di entrare per recuperare la scatola del primo soccorso.

<< entra pure, ho quasi finito. >> sentisti dall'interno, prima di aprire l'uscio e recuperare quanto ti serviva per medicare Zulema.

<< fai tranquilla, prenditi tutto il tempo che necessiti. Noi siamo qui fuori, ti aspettiamo. >> la informasti, sorridendo anche se Maca non poteva vederti, chiusa dentro il vetro opaco della doccia.

Domani tornerà SerenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora