Capitolo 35.

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Il suono di uno sparo vi fece trasalire e spaventare.
Zulema alzò lo guardo verso la direzione di quel suono sordo e forte, allarmandosi visibilmente, per poi riposare nuovamente gli occhi sulla tua figura.

<< torna in camera, vado a controllare. >> ti chiese, allontanandosi di qualche passo.

<< ancora...? Zulema- >> le rispondesti, già nel panico dovuto ad un nuovo abbandono, dove questa volta erano presenti sicuramente delle armi.

<< torno preso, lo prometto. Anche perché mi devi spiegare chi cazzo ti ha fatto quei segni sul collo. >> ti rassicurò per poi ringhiare verso la fine della frase, osservando quasi con ossesso gli ematomi violacei che ti erano comparsi sulla pelle fragile del collo.

La implorasti con lo sguardo, vedendola annuire e sparire ancora una volta dalla tua vista, dirigendosi verso il deserto e dove era convinta fosse avvenuto lo sparo.
Ti indirizzasti verso la vostra stanza, prendendo le chiavi dalla tasca posteriore dei jeans e infilandola nella toppa, girando un paio di volte.

Apristi il grande armadio per poi prendere la valigia di Zulema e tirarne fuori una delle sue felpe enormi che tanto ti piacevano e che tanto sapevano di lei.
Del suo profumo, della sua essenza.

Ti spogliasti della maglietta di cotone e della tua giacca, rimanendo in reggiseno e rabbrividendo per lo sbalzo di temperatura, per poi infilarti dal collo l'indumento della mora, lasciando che ti calmasse i nervi solo pensarla lì vicino, con te.

Sobbalzasti quando il tuo cellulare prese a vibrare insistentemente nella tasca dei pantaloni, portandoti a vedere chi cazzo fosse.
Appena notasti il nome della regina mora azionasti la chiamata: sospirasti quando ti rassicurò, confermandoti che stava tornando e che la proprietaria dell'hotel aveva deciso di tirare le cuoia, sparandosi un colpo in testa.

Deglutisti, terminando la chiamata e sedendoti a gambe incrociate sul materasso.
Ti lasciasti cadere sul letto scomodo mugugnando in dissenso, e rimanendo immobile per una decina di minuti.

Con uno sbuffo, ti alzasti e uscisti dalla stanza, chiudendola a chiave nuovamente e dirigendoti verso il parcheggio dell'hotel, nel punto esatto dove Zulema ti aveva lasciata, sperando di incontrarla, una volta tornata, ancora lì.
La notasti entrare dal cancello principale, con il suo moto scocciato e vestita con i suoi pantaloni cargo e la sua maglia larga.

Amavi il suo stile, davvero, lo adoravi e ti incantavi ogni volta nell'osservare il suo corpo minuto fasciato in quegli abiti a volte troppo grandi per lei.

Alzasti la mano, per salutarla, quando notasti dal nulla, comparire una chioma bionda e mossa che anticipò il  volto di Macarena che si era fermata qualche istante prima per osservare prima te, e poi la regina mora.

<< dios, Maca, sei ritornata dal regno dei morti! >> ridesti, avvicinandoti e lanciandole un'occhiata divertita, nonostante tutto eri felice di vedere che anche lei stava bene.

La donna non ricambiò il gioco di sguardi, anzi, dopo averti quasi fulminata con gli occhi, riprese a camminare verso Zulema, che si era fermata di fronte a lei, in attesa che combinasse qualcosa e che reagisse.

Alla fine, aveva distrutto ogni suo piano di fuga e ogni appiglio per incastrarla con la polizia.

Si guardarono per qualche secondo di troppo, e notasti solo in quel momento la presenza di Cepo stringersi le mani convulsamente, segno evidente di quanto fosse allarmato: alzasti un sopracciglio, quando Macarena si indirizzò verso la prima macchina disponibile e la tua regina mora, copiò esattamente il suo stesso movimento.

Ripeterono la scena, ancora: l'araba, eseguiva ogni movimento proposto dalla bionda quasi in sincronia, come se avesse già inteso e capito la primissima mossa.

Domani tornerà SerenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora