Capitolo 42.

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Sobbalzasti quando la voce della donna dall'altra parte prese ancora parola, con tono molto più scocciato.
Stringesti il telefono tra le dita, decidendo che ormai non avevi più nulla da perdere, e che avresti rischiato fino alla fine.

<< Zulema Zahir. >> solo dire il suo nome, rabbrividisti dalla testa ai piedi, lasciando che per un istante la tua testa percorresse quel pomeriggio maledetto.

Ci fu un momento di silenzio, solo uno, poi sentisti qualche sussurro dall'altra parte e di nuovo quel tono, questa volta più leggero, parlare finalmente una lingua a te comprensibile.

<< finalmente ho il piacere di conoscerti, (t/N). Non mi aspettavo una chiamata, o almeno, non a quest'ora. >>

<< tu chi sei... E come cazzo fai a conoscermi...? >> domandasti incerta, sgranando gli occhi sorpresa.

<< io sono Farah, e sono stata incaricata da Zulema stessa, di aiutarti nel caso in cui ti fossi trovata in difficolta... Allora, cosa posso fare per te, alle... quattro meno dieci del mattino? >>

<< io... Farah... voglio solo tornare a casa, voglio tornare a Madrid. Voglio rispettare l'ultima promessa che le ho fatto prima che me la portassero via. >> le rispondesti, come se volessi, in realtà, giustificare anche a te stessa quella idea del cazzo, ma decidendo che si, l'avresti fatto.

<< Aspetta, fammi capire, tu vuoi tornare nella gabbia dei leoni? A quale cazzo di scopo? >>

<< di questo non ti deve assolutamente interessare. Posso pagarti, posso comprare la mia libertà, che ora non ho... Non l'ho più. >> le confessasti, in cerca di una sorta di supporto morale che sapevi di certo nessuno ti avrebbe mai dato.

<< non mi interessa cosa ti passa per la testa, Zahir mi ha pagata per aiutarti, e se portarti dal primo poliziotto spagnolo in circolazione farà terminare il mio compito, chi sono io per dirti di no... Ora, veniamo alle cose importanti, dove ti trovi? >>

<< in Marocco- >> cominciasti venendo interrotta qualche istante dopo.

<< grazie, quello lo so. Con esattezza, per favore. >>

<< non-non lo so, io non so dove- >> le rispondesti, ora nel panico di non sapere con precisione la tua stessa posizione geografica.

La sentisti probabilmente imprecare nella sua lingua madre, per poi sbuffare e ritornare alla cornetta.

<< ...ti sto rintracciando, rimani ancora qualche secondo con la chiamata attiva. >>

Serrasti la bocca immediatamente, cercando di recarle meno fastidio possibile mentre dentro di te quasi esultavi per la tua imminente partenza verso Madrid, verso la tua casa, speravi, anche verso di lei.

<< ok, perfetto, ho il segnale. Percorri tutta la strada, quella dove ti trovi ora: entro una ventina di minuti verrà una macchina grigia, dai vetri oscurati, a prenderti. Non fare domande, non parlare, non chiedere. Ti porterà da un'altra persona, salirai sul suo elicottero ed entro le otto del mattino sarai a Colmenar. Da qui, per tornare a Madrid, ti basterà semplicemente presentarti nella prima caserma e chiedere di tornare in città, e tutto sarà fatto, ma sopratutto anche il mio lavoro terminato. >>

Sospirasti tremante, stringendo leggermente la cornetta, e decidendo solo in quel momento, che nonostante tutto, avresti dovuto ringraziare la biondina per quello che aveva cercato di fare con te.

Domani tornerà SerenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora