Capitolo 4.

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Dopo quella chiamata, le cose si erano susseguite in maniera fin troppo rapida per essere una settimana: avevi trovato una scusa per il lavoro, fingendoti malata per cui nessuno avrebbe potuto disturbarti eccessivamente.

Riassumendo, Zulema era tornata sui suoi passi, e un paio d'ore dopo, la ritrovasti nuovamente a fumare le tue sigarette nella tua cucina, dove ti aveva spiegato a grandi linee il piano per la rapina.

Diamanti.

Da rubare alla figlia di un noto narcotrafficante messicano che vi avrebbe fatto esplodere il cervello se solo vi avesse scoperte, ma quello era un piccolo dettaglio.

Davanti ad una pizza, ovviamente offerta da lei e ad un paio di birre ghiacciate, ti aveva comunicato che non sareste state sole: una compagna all'inizio che probabilmente vi avrebbe atteso direttamente nel luogo in cui vi sareste nascoste, per stabilire anche con te come muoversi e poi altre tre, al massimo quattro, mercenarie per il lavoro sporco.

Valore della rapina?

Venti milioni di euro, e cazzo, una bella vacanza a Mindanao ti sarebbe venuta fuori.

Stavi già pregustando la preparazione del viaggio verso le Filippine, crogiolata al sole caldo anche d'inverno, con una tintarella da far invidia e un cocktail super alcolico in mano, qualche scopata occasionale e la tua mega villa in riva al mare.

Era quello il paradiso?

I tuoi pensieri, vennero brutalmente interrotti dal suono della suoneria del nuovo cellulare che la donna araba ti aveva fatto avere: il precedente smartphone dismesso in un cassetto della tua camera, la Sim spezzata in due.

<< dove cazzo sei? >> ti disse proprio la fonte dei tuoi pensieri, con un torno scocciato senza neanche salutare.

Ah già.

Vi eravate date appuntamento per quella mattina, sotto casa tua: Zulema ti avrebbe portata in quella che sarebbe stata la tua, la vostra, nuova casa per i successivi mesi, lontane dal mondo, senza distrazioni di alcun tipo.

<< a-arrivo! >> rispondesti con tono agitato, osservando i due borsoni pieni di vestiti (gli psicofarmaci nascosti sotto tutto) e di cianfrusaglie che probabilmente ti sarebbero servite nella tua nuova vita da... latitante?

Ti caricasti in spalla entrambe le valige, uscendo dalla tua abitazione e guardando all'interno per l'ultima volta.

Sorridesti malinconica, rivivendo i momenti più belli all'interno di quelle quattro mura che comunque ti avevano accompagnata per cinque lunghissimi anni.
Ti faceva male pensare che non saresti più tornata a girovagare impacciata per quelle stanze, con i jeans che non volevano salire in vita dovuto al tuo ritardo cronico.

Ridesti leggermente, catturando l'attenzione di una ragazza sulla ventina, con i capelli cortissimi e colorati, che stava lasciando il sacco della spazzatura appena fuori la sua abitazione.

<< finalmente la tua ragazza ti porta un po' in vacanza? >> ti chiese notando le sacche e il tuo abbigliamento relativamente sportivo.

La mia ragazza?

Guardasti la giovane con sguardo interrogativo, riconoscendola immediatamente, essendo la tua vicina di casa.

<< si! La tipa con i capelli neri, lunghi fino alle spalle, che da una settimana a questa parte veniva qui ogni giorno. È la tua ragazza, no? >> ti chiese, come se fosse la cosa più scontata di questo mondo.

Questa ciccia, mi sta appena comunicando che ha visto una donna entrare nel mio appartamento.

Ma perché mai nessuno in questo cazzo di condominio si fa gli affaracci propri?

Domani tornerà SerenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora