Capitolo 15.

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Era passato circa un mese dalla seconda rapina, dicembre era già giunto da qualche giorno e la fine dell'anno si avvicinava sempre di più.

Zulema si era ripresa fin troppo velocemente dallo sparo, e già la mattina dopo l'accaduto, ti aveva rimproverata come non era mai successo, neanche in carcere.

Flashback
Stavi osservando le prime luci dell'alba passare dalle tende bianche del finestrone affianco al vostro letto e, come volevasi dimostrare, non avevi chiuso occhio, presa ad osservare il volto della mora e a misurarle quasi con accanimento la temperatura della fronte con la mano (un'infezione sarebbe stata l'ultima cosa che avresti voluto).

Il tuo aspetto era orribile, e la stanchezza nello sguardo era palese: stavi arrancando, tremante, accorgendoti solo in quel momento che praticamente non riposavi correttamente da un paio di giorni.

Sospirasti, serrando le palpebre per qualche secondo.

Sono in piedi con cinque ore scarse di sonno per quarantotto ore di veglia.

Sobbalzasti vistosamente, quando una mano si posò sul tuo capo, portandoti a fissare gli occhi su quelli della regina araba che erano aperti e scattanti: verdi come i migliori prati e le più belle pietre preziose.
Ti sorrise gentile, cominciando ad accarezzarti i capelli amorevolmente, per poi intensificare la presa delle dita sulla tua cute.

Aveva cambiato espressione, sembrava quasi ringhiare.

<< che cazzo ci fai seduta per terra? >> chiese senza neanche preoccuparsi si abbassare il tono della voce: che la bionda si svegliasse, non le importava granché.

Oh merda.

<< n-niente. Mi sono svegliata un po' prima e sono uscita a fumare, poi mi sono messa qui per non recarti fastidio. >> rispondesti, campando la prima scusa che ti venne in mente, banale, anzi, faceva proprio schifo, ma speravi che ci cascasse, magari intorpidita ancora dai farmaci.

<< se c'è una cosa che non riesco proprio a sopportare è quando mi si prende per il culo, quando si pensa che io sia una stupida: il letto, dalla tua parte, è freddo; non puzzi di fumo, anzi, profumi talmente tanto di bagnoschiuma al cocco che quasi mi viene la nausea. Non pensavo che ti fossi dimenticata che ho il sonno schifosamente leggero, ho sentito la tua mano sulla fronte ogni volta. Quindi ripeto la domanda, sperando che tu mi risponda seriamente: che cazzo ci fai seduta per terra? >> commentò, gettandoti addosso quel ragionamento che non faceva una piega, era stata bravissima e non sembrava per niente intontita dal dolore e dagli effetti delle pastiglie.

Sospirasti, tanto valeva che dire la verità.

<< non volevo disturbarti, sembravi dormire così bene che svegliarti era l'ultima delle mie intenzioni. Maca si è addormentata subito sul suo letto. Le scelte erano due: dormire fuori al freddo di novembre oppure sul pavimento, e ho scelto la seconda opzione. >> le rispondesti, guardando il pavimento, omettendo che in realtà non avevi chiuso occhio.

<< peccato che tu non abbia dormito un'ora sputata. - scoccò Zulema, prendendoti il mento con la mano libera, per permetterle di guardarti bene in viso - hai una cera pessima: lo sai benissimo che devi riposare, a meno che tu non voglia avere le allucinazioni e stare di merda imbottita di psicofarmaci. Sono due giorni che non ti addormenti, cosa pensi, che non abbia notato che la notte prima della rapina eri sveglia? Cazzo, continuavi a rigirarti nel letto! Ti rendi conto che sei in piedi da quarantotto ore? >> continuò a rimproverarti, cercando di mettersi quanto meno seduta, era stanca di stare sdraiata, non sentiva più il sedere.

Domani tornerà SerenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora