Capitolo 5.

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<< vorrei ricordarti che sono stata io a guidare per seicento chilometri. >> ti disse scocciata Zulema, osservando con un sopracciglio alzato il tuo corpo morto sul letto, a faccia in giù sul cuscino, di quella che era la vostra nuova casa.

Che poi... casa.

Che parolone.

Una roulotte, una cazzo di roulotte, dove probabilmente la tua camera da letto, nel tuo piccolo appartamentino di Madrid, poteva essere più grande.

Rammentasti brevemente, il vostro arrivo, quando uscisti dall'auto, sentendoti sfatta, completamente distrutta: ti eri appoggiata alla portiera aperta con entrambe le braccia, sospirando, mentre ti guardavi intorno spaesata.
Il nulla era veramente emozionante: vi eravate fermate in uno spiazzale ampio, veramente tranquillo, e sopratutto lontano dalla città.

Flashback
La ghiaia sotto i tuoi piedi scricchiolò quando ti spostasti per chiudere lo sportello dell'auto e indirizzarti verso il baule per prendere i tuoi bagagli, notando l'infinita distesa di acqua cristallina a qualche metro da voi: un lago limpido e calmo.

Avevi pensato che non era male la location, ma una domanda ti sorse spontanea: la casa?

Indirizzasti uno sguardo pieno di dubbi alla mora che, con passo svelto, si stava dirigendo, chiavi in mano, verso una struttura che, purtroppo, conoscevi fin troppo bene.

Un... caravan?

Ti venne da ridere, era quella la vostra nuova dimora?
Davvero?
Stava scherzando!

La raggiungesti correndole dietro, e fermandoti quando lei si arrestò all'improvviso, girando il viso nella tua direzione e poi ancora davanti a se, un sorriso sulle labbra e le mani sui fianchi.
Quasi compiaciuta.

<< allora, che ne pensi della nostra nuova casa? >> chiese, indicando con il capo davanti a se, verso quella struttura di metallo colorata di un tenue azzurro pastello.

<< allora non stavi scherzando... >> sussurrasti più a te stessa che a lei, incrociando il suo sguardo, un'espressione sul tuo volto quasi sofferente.

<< dove pensavi che andassimo ad abitare, secondo te? >> domandò Zulema, il sopracciglio alzato.

<< ho vissuto praticamente tutta la mia vita in una roulotte, lo sai che non le sopporto! >> sbottasti, pensando che un monolocale ad Almeria non sarebbe stato male, magari nella periferia.

<< hai vissuto praticamente tutta la tua vita in un carcere. >> ti corresse, decidendo di avanzare fino alla porta della carovana.

<< quelli sono dettagli. >> le dicesti, seguito da un movimento della mano esattamente davanti al viso.

Zulema ridacchiò leggera, il tono basso e baritonale, mentre con una mandata faceva scattare la serratura della porta del caravan.

Ti fece segno di entrare per prima, e salendo due piccoli gradini, entrasti in quella stanza.
Era un posto relativamente piccolo, da fuori lo sembrava di più, però accogliente: nel fondo era posizionato un letto di una scarsa piazza e mezza che sembrava quasi soppalcato, al di sotto infatti c'erano dei cassoni apribili, sottostante quello che avresti potuto classificare come divano-letto; subito alla tua destra un piccolo cucinino con qualche che scaffale appeso e un tavolino pieghevole.
Rimanesti piacevolmente colpita dalla vetrata in fondo, che copriva tutta la parete.

<< e il bagno? >> chiedesti quando anche la donna araba fu entrata.

Batté la mano su d'una parete affianco al letto grande, dove era presente una porticina scorrevole che non avevi notato.

Domani tornerà SerenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora