Capitolo 36.

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Osservavi con un sopracciglio alzato tutte quelle cazzo di vetrate, riconoscendo subito la stanza dove riposava Flaca prima di andarsene, prima che venisse salvata da suo marito, e una più grande, dove i ragazzini del cazzo di prima stavano "festeggiando" credendosi fighi solo per una sigaretta in mano e probabilmente anche qualche spinello.

Dopo essersi presentata alla scolaresca, la mora aveva permesso a tutti di scegliersi una stanza, come se fosse davvero la padrona dell'hotel, per poi rivolgersi a voi e chiedervi, non di certo gentilmente, di seguirla senza fare domande.

Le risposte le avreste avute a tempo debito.

Il corridoio che avevi attraversato, guidata da Zulema, era piccolo e umido e vi aveva condotto in quello che sembrava uno sgabuzzino per guardoni.
Toccasti uno dei vetri freddi che dava sulle camere, rabbrividendo quando ti accorgesti che erano esattamente gli specchi della sala degli interrogatori della polizia.

Ne avevi visto uno, quando ti eri ritrovata in centrale dopo aver evirato quel porco di tuo padre, e questo ti riportò alla mente brutti ricordi.
Che cazzo ci faceva una sala del genere, all'interno di un hotel in mezzo al deserto?

Zulema si sedette sulla poltrona centrale, e sentisti i suoi occhi su tutta la tua figura, non lasciarti un attimo e osservare ogni tuo più piccolo movimento.
Quasi con apprensione.
Quasi con timore.

<< che posto è questo? >> chiese Goya, dando voce ad ogni vostro dubbio, domanda che ti fece girare di scatto verso la mora e Macarena, che ora si guardavano stranamente complici, stranamente consapevoli.

<< vi trovate nel cervello di Sandoval. >> le rispose Zulema, lasciandola sorpresa e lasciandoti sorpresa.

Sandoval...?
Sandoval!

Te lo ricordavi, o meglio, ricordavi il suo nome: la regina mora ti aveva raccontato di lui una sera in carcere, una notte, dove ti eri rientrata nel suo letto.
Ti aveva accarezzata, e ti aveva raccontato la Rivoluzione, quando questo Sandoval ne era il direttore, esattamente a Cruz del Norte.
Ti aveva spiegato ogni minimo dettaglio, e di come, alla fine, l'avevano ucciso tutte insieme.

Quello che potevi rammentare era che lo avevi classificato come pazzo.
Uno psicopatico d'eccellenza.
E quella stanza ne era la prova certa.

<< perché ci hai portate qui? >> domandò ancora la gordi, non smettendo mai di osservare lo specchio che dava sulla stanza della scolaresca.

<< è una trappola! >> si aggiunse Monica, avvicinandosi alla regina mora, che aveva iniziato a dondolarsi con un piede su quella poltroncina imbottita e sgualcita.

<< certo che no... Siamo in purgatorio: sapete no? Qui, ci purificheremo dai nostri peccati. >> rispose alla provocazione Zulema, guardandola con un sopracciglio alzato, facendo roteare tra le dita la pistola che aveva precedentemente nei pantaloni.

<< tu lo sapevi...? - ti domandò Goya, avvicinandosi a te, che di tutta risposta scuotesti il capo, sconvolta ancora da quello che vedevi - tu, Maca, lo sapevi? >>

La biondina rimase in silenzio qualche secondo in più, per poi posare una mano sulla spalla della vostra compagna.

<< ora, direi che non ha più importanza. Io e Zulema ci siamo chiarite, ed è giusto che nessuna di noi abbia segreti: siamo una squadra e tra poco arriverà un elicottero per portarci via da qui. >> le rispose la bionda, facendoti alzare un sopracciglio appena sentito "io e Zulema ci siamo chiarite".

Ma quando...?
Ma dove?

La tensione era palpabile tra di loro, e come cazzo era possibile che la tua donna si fosse chiarita con la biondina quando non riusciva neanche a guardarti negli occhi quando ti parlava?
Quando le chiedevi cosa c'era che non andava...?

Domani tornerà SerenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora