Capitolo 29.

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<< allora, ne è valsa la pena? >> domandasti dopo qualche istante di silenzio, sentendo il respiro di Zulema ora regolare.

Cominciasti a canticchiare Make You Feel My Love, saltando alcune parole e abbandonandoti in quell'abbraccio dolce e amorevole che ti stava scaldando anche l'anima.
La mora alzò le spalle, non intenzionata a risponderti, ma sorridendo leggermente ancora scossa da tutto quel piacere e da tutte quelle strane sensazioni che il suo corpo stava provando.

Che il suo cuore stava provando.

Un calore esattamente dove il muscolo involontario stava battendo forte.

La sentisti sbuffare sul tuo capo, dove ti lasciò un bacio lieve, forse di ringraziamento, sentendo immediatamente tutta la stanchezza della giornata pesarle sulle spalle in fase di post coito.

Osservasti, con il viso appoggiato alla sua spalla, e una gamba incrociata alla sua, la regina mora allungarsi, mettendo in risalto la sua silhouette, verso il posacenere dove un paio di sigarette già rollate erano posate posate all'interno.

Te ne passò una, mentre si alzava leggermente con il busto per aiutarti a stare anche tu più comoda, accedendoti direttamente la paglia con la sua, facendo incontrate la cenere bruciata e lasciando che la tua cartina si consumasse per permetterti di fumare.

Aspirasti profondamente, sentendo le membra rilassarsi completamente e pensando che "la sigaretta post sesso" fosse la cosa migliore del mondo.

I tuoi occhi percorsero il profilo meraviglioso della tua mora, le sue spalle, la sua mano, con quelle dita affusolate che stringevano il filtro della sigaretta... Per non parlare del suo viso e di quel naso che ti faceva impazzire.

<< se continui così, mi consumerai. >> scherzò un poco la regina araba, sentendosi osservata, scrutata, in ogni parte di pelle scoperta.

<< ti guardo, perché sei bellissima. >> ti complimentasti ancora, senza stancarti di ripeterlo, perché era la verità.

Pura, semplice.

Zulema sbuffo una risata, passandosi la lingua sui denti a bocca chiusa, per poi fare un tiro dalla sua sigaretta.

Si girò verso il suo viso, espirandoti il fumo nero e denso, lentamente, direttamente sul viso, posandoti poi un bacio sulla guancia, sulle labbra.

Arrossisti, ammazzando il tuo mozzicone all'interno del posacenere, assecondando il bacio e l'incontro delle vostre lingue.
Vi separaste in carenza di ossigeno, continuando a guardarvi senza proferire parola.

Non serviva, erano inutili.
Stavate comunicando con gli occhi, in un idioma che solo voi conoscevate.

Che sapeva di passione, che sapeva di amore.

Continuasti ad accarezzarla, sul suo petto profumato di lei e di sesso, ora incantata a guardare un punto non precisato della carovana, immersa nei tuoi pensieri, e cullata dal respiro calmo della regina araba.

<< faremo finta che anche questa notte non sia accaduta? >> dimandasti con un filo di voce, sentendola irrigidirsi per un istante solo, non osando più alzare lo sguardo.

Forse per pura, per timore che ti avrebbe risposto che si, non c'era niente da ricordare, che era meglio far finta di nulla.

Come ogni volta.
Come il primo bacio che vi eravate scambiate.
Come la prima volta che ti aveva toccata dopo tutti quegli anni.

Perché in carcere sembrava quasi soddisfatta di sapere che le altre detenute ti consideravano sua?
Perché a distanza di cinque anni, tutto quello che si stava creando ancora tra di voi era da nascondere?
Quasi da scordare?

Domani tornerà SerenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora