Capitolo 27

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Pov's Niccolò

Le mie mani stringevano il volante così forte tanto da farmi diventare le nocche rosse.
Arrivai ai Parioli, e con più precisione alla scuola di Alice, dopo solo sette minuti. Tra qualche giorno mi sarei ritrovato sicuramente con qualche multa per eccesso di velocità o per essere passato con il rosso, ma poco me ne fregava. Dopo quel messaggio il mio cervello non capì più niente.

- Alice: puoi venire a scuola? È successo un casino e non voglio chiamare i miei genitori -

Non sapevo cosa fosse successo, ma di certo non le si era spezzata un'unghia. La preoccupazione in me aumentava ad ogni gradino della scalinata esterna del maestoso istituto che avevo davanti .

Entrai in quell'istituto e la mia sorpresa fu immensa.. era completamente diverso da ogni scuola che avessi frequentato io in precedenza. Questa scuola sembrava più un museo.

Con qualche difficoltà riuscii ad arrivare in presidenza, dove ad accogliermi vi erano una signora sulla mezza età seduta dietro ad una scrivania, probabilmente la preside..e poi con mia grande sorpresa vidi la figura minuta di Alice affiancata da quella di Luca.

PRESIDE: "Lei è?" mi chiese la preside
A: "È il mio autista, è venuto a prendermi" rispose Alice, continuando però a non voltarsi verso di me
N: "Che è successo?"

A quella domanda non ricevetti nessuna risposta. Alice si abbassò per prendere lo zaino da terra e con lo sguardo chino si avvicinò a me.

A: "Andiamo?"

Non mi guardava negli occhi ed io non potevo vedere i suoi. Tutto ciò mi dava immensamente fastidio.
Con una dolcezza che nemmeno io sapevo di avere le alzai con due dita in maniera molto delicata il viso, per far scontare i nostri sguardi.
I miei occhi però non ritrovarono la visione che speravano di vedere...Alice aveva gli occhi pieni di lacrime ed una chiazza rossa contornava la sua guancia destra.

A: "Andiamocene per favore" mi sussurrò

Ma io a quella frase restai fermo, non mi mossi di un centimetro.
L'unica cosa che riuscii a fare fu spostare il mio sguardo verso quel pariolino che ci guardava. Da dolce e protettivo il mio sguardo divenne violento, una violenza che in quel momento dovevo sfogare.

A: "Niccolò per favore, portami via"

Quelle parole mi fecero ritornare alla realtà che per un secondo avevo abbandonato. Presi la mano di Alice e la trascinai via da quel posto.

Pov's Alice

Finalmente libera.

Appena uscii da scuola con Niccolò mi sentii rinata. Il sole batteva sul mio viso, in qualche zona pizzicava ma era un dolore sopportabile. Non avevo mai desiderato così tanto l'aria aperta come in quel momento.

Senza aspettare Niccolò mi diressi verso la macchina che vidi parcheggiata in malo modo fuori scuola.

N: "Me spieghi che cazzo è successo?" mi chiese Niccolò in tono aggressivo una volta entrati in auto
A: "Niente, non mi sono sentita bene" mentii
N: "Ah no? Il tuo messaggio diceva che era successo un casino"
A: "Scusa Niccolò, ho esagerato. Ora puoi partire? Vorrei tornare a casa"
N: "Alice, te ho trovato in quella stanza con quel pezzo de merda ed in più hai il viso rosso...dimmi solo che nun te ha toccato e nun te chiedo più nulla"

Niccolò non era un ragazzo stupido, anzi..era forse troppo. A quella sua frase un brivido attraversó tutto il mio corpo e gli occhi mi si riempirono di nuovo di lacrime che non riuscii a trattenere.

Pov's Niccolò

Improvvisamente scoppiò a piangere.
Dentro di me in quel momento vi erano mille emozioni, nessuna delle quali era positiva e pacifista..nonostante ciò l'unica cosa che riuscii a fare fu accogliere Alice tra le mie braccia.

N: "Te prego parlami" dissi cambiando tono di voce, da aggressivo a dolce
N: "Sto male a vederti così Alì"
A: "Mi prometti che non farai nulla?" disse tra i singhiozzi
N: "Nun te prometto niente, perché se quello si è solo permesso di sfiorarti te giuro sulla mia stessa vita che la pagherà cara. Te lo avevo detto Alì, ora che ce sto io nessuno deve permettersi di farti del male."

Alice si staccò dal mio corpo. Nonostante gli occhi gonfi e il trucco sciolto per me rimaneva la più bella ragazza che avessi mai visto.

A: "Non qui Niccolò, per favore...portami via"

L'avrei portata sulla Luna se avessi potuto.
In quel momento mi reso conto che forse ero proprio io quello che doveva portarla via da questo mondo e salvarla. Ma come facevo a salvare lei se in primis io ero un caso perso?
Lasciai scorrere tra la mia mente questa domanda..senza controbattere misi in moto l'auto ed iniziai a sfrecciare tra le strade di Roma. Dovevo portarla in un luogo dove si sentisse al sicuro, dove anche io mi sentivo al sicuro. Se non ero al sicuro io come potevo salvare lei? Quale posto migliore del parchetto di San Basilio?

Vorrei soltanto amartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora