Capitolo 1

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Pov's Alice

Vivere in questo preciso quartiere di Roma mi ha sempre dato benefici che ragazzi di altri quartieri non hanno mai avuto. I miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla, mi hanno sempre coccolata e viziata come meglio potevano. Hanno sempre speso molto anche per la mia istruzione, frequento infatti una scuola privata ai Parioli.
Nonostante ciò non sono la classica ragazza snob, proprio per questo non ho nessuna amica... tutte le ragazze della mia classe si sono sempre preoccupate del loro aspetto esteriore e mai di quello interiore. Io non sono così. Io non piango se mi si spezza un'unghia.

MAMMA: "Alice sei pronta ?" disse mia madre entrando nella mia stanza
A: "Si"
MAMMA: "È arrivato il nuovo autista, ti accompagnerà lui a scuola"
A: "Licenzierete tra un mese anche lui?"

I miei genitori sono sempre stati molto selettivi per quanto riguarda il nostro personale. Non gli importava da dove venisse la nostra servitù, ma volevano comunque persone qualificate , a modo e con voglia di lavorare. Con gli autisti non so perché non si erano mai trovati bene...

MAMMA: "Spero di no, è il figlio di Anna. Lui sarà il tuo autista, mentre Giacomo sarà sempre il mio e di tuo padre"

Giacomo lavorava per noi da quasi cinque anni, è sempre stato l'autista di mio padre...è molto simpatico, per essere un signore di 60 anni.
Anna invece è storica in questa casa, è da sempre stata la cuoca di famiglia, e da quello che ho compreso suo figlio sarà il mio autista.

A: "Giacomo non andava bene per tutti?"
MAMMA: "Lo sai benissimo che tuo padre durante il giorno fa avanti e indietro tra casa, studio privato e clinica. Giacomo deve occuparsi solo di lui"

Mio padre è un famoso e bravissimo chirurgo plastico, mia madre invece , come quasi tutte le donne sposate dei Parioli, fa la bella vita tra negozi, ateliere e centri estetici.

A: "Come vuoi mamma, ora vado"
MAMMA: "Ho detto all'autista di portarti a fare colazione e poi a scuola"
A: "Grazie, ci vediamo a pranzo"

...

A: "Buongiorno" dissi al ragazzo che era appoggiato alla macchina, presumibilmente il nuovo autista
N: "Buongiorno a lei, sono Niccolò"

Appena il ragazzo mi dedicò la sua attenzione iniziai a scorgere ogni suo particolare. Ero sempre stata una persona molto attenta ai dettagli , mi affascinavano.

N: "Prego" disse aprendomi la portiera

Roma al mattino era sempre super caotica, fortunatamente il bar dove facevo colazione di solito non distava molto da casa mia, e anche dalla scuola.

A: "Quanti anni hai Niccolò?"
N: "Ventiquattro"
A: "Sei il figlio di Anna?"
N: "Si"
A: "Tua madre è una bravissima persona"
N: "Lo so"
A: "Come mai hai scelto di lavorare per noi?"
N: "Pensavo che le mie mansioni fossero solo accompagnarla in giro, no fare terapia di gruppo"
A: "È un modo per conoscerci"
N: "Perché dovremmo?"
A: "Perché è quello che fanno delle persone educate quando conoscono qualcuno"
N: "Ma io e lei non dobbiamo conoscerci, lei è la principessa dei Parioli ed io il suo autista"
A: "Puoi anche darmi del tu Niccolò"
N: "Siamo arrivati al bar"

Con un po' di prepotenza scese dalla macchina pronto per venire ad aprire il mio sportello.
Entrammo all'internello del bar che come ogni mattina era pieno di gente, liceali, studenti universitari, uomini con la loro ventiquattro ore...
Ci accomodammo in un tavolino per due, e subito ordinammo qualcosa da mettere sotto ai denti ad un cameriere.

A: "Non togli gli occhiali da sole?"
N: "No"
A: "Sei sempre così gentile e loquace o è un trattamento che riservi solo a me?"
N: "Dovrò rivedere le mie mansioni"
A: "Non si tratta di mansioni, ma di educazione" dissi mentre il cameriere appoggiò sul nostro tavolino la colazione

Lui aveva ordinato un semplice caffè, mentre io un cornetto al cioccolato ed un cappuccino.

A: "Vuoi un po' di cornetto?"
N: "No"
A: "Si dice no grazie"
N: "A San Basilio le buone maniere nun so ancora arrivate"
A: "Tua madre con me è sempre stata educata e gentile"
N: "Io nun so mia madre"
A: "Ho notato"
N: "La aspetto fuori" disse dopo aver estratto una sigaretta dal suo pacchetto.

Quel ragazzo era così strano, insolente, snervante, e del tutto strano.
Appena terminai la mia colazione mi avvicinai alla casa per pagare, ma con mia grande sorpresa il cameriere mi disse che il conto era stato già pagato.

A: "Non dovevi pagare il conto, ci ho sempre pensato io. I mie genitori mi danno i soldi per la colazione" dissi avvicinandomi a Niccolò che era , nuovamente, appoggiato alla macchina
N: "Lo so che i suoi genitori le danno i soldi, ma era per dimostrarle che non sono scostumato"
A: "Potevi dimostrarlo in altri modi"
N: "Senta signorina"
A: "Alice"
N: "Alice, non voglio casini. Io sono l'autista e tu la figlia del mio capo, che me paga, e paga pure bene. Intesi?"
A: "Provare a fare conversazione è così tanto sbagliato?"
N: "No, ma semplicemente non ne ho voglia. Sono qui solo perché mi pagano. Ed ora sbrighiamoci che siamo in ritardo" disse aprendo lo sportello dell'auto per farmi salire.

N: "All'una sarò qui" disse Niccolò appena arrivammo fuori scuola
A: "Ciao Niccolò" dissi uscendo velocemente dalla macchina senza aspettare una sua risposta, che sicuramente non ci sarebbe stata.




Ciao a tutti, eccoci qui in una nuova avventura. Buona lettura a tutti❤️

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