44. The things I'm fighting to protect

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"Si tratta del fatto di capirsi, totalmente. Si tratta di non avvertire i buchi neri. I vuoti.
Lo smarrimento.
Potrei dirle che ho ucciso, ho rubato, lei non lascerebbe la mia cazzo di mano."

L'oscurità stillava dalle pareti del salone della sua casa di Londra come una vernice tossica dai fumi letali, resina appiccicosa a grondare sulla scorza dura della sua pelle ispessita

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L'oscurità stillava dalle pareti del salone della sua casa di Londra come una vernice tossica dai fumi letali, resina appiccicosa a grondare sulla scorza dura della sua pelle ispessita. Gli avvenimenti degli ultimi giorni lo avevano logorato dentro macerandolo e sviscerando la parte più bestiale della sua natura.
Era in superficie, si percepiva dal suo tono di voce, dalla coltre spessa di nubi plumbee che macinavano a mulinelli nei suoi occhi.

Restava le ore sul divano a fissare il vuoto, tenendo stretto nella mano un bicchiere di Oban, che però rimaneva a fluttuare nel bicchiere e a respirare, ad attendere, senza che lui lo portasse mai alle labbra.

Ad Estelle aveva detto di avere un problema con la casa discografica per il contratto da solista, ma lei non era riuscita a credere non ci fosse dell'altro.
E avrebbero potuto essere vergognosamente felici, se non ci fosse stato quel neo maligno ad insinuarsi nella bolla di vetro soffiato della loro quotidianità.

Estelle lo trovò assorto sul divano mentre osservava un punto indefinito e negli occhi aveva una galassia fossile e senza stelle.
Lei invece sgambettava a passo convinto nella sua serenità, e potersi riempire gli occhi di lui ogni giorno le bastava e la rendeva felice, al punto che lo avrebbe gridato al mondo, quello stesso mondo che scompariva, si disfaceva, si sgretolava e si crepava nelle sue mani come creta al sole, di fronte a quella stessa ingenua felicità.
E allo stesso tempo non gliene fregava assolutamente niente di gridarlo a nessuno, perché ormai non esisteva proprio nulla al di fuori di loro due.

Forse voleva solamente illudersi, che tutto andasse al meglio, nonostante nei suoi momenti di disincanto notava che Harry avesse le spalle incurvate dal peso di un'ombra non meglio identificata.
Ma lui era anche bravo a nasconderlo, e le regalava sprazzi di suggestioni meravigliose.

Avevano voglia di scoprirsi, di non sprecare il tempo, nemmeno un istante, di ascoltare i loro sospiri mischiati al rumore della pioggia, fino a quando non guardavano fuori e non si rendevano conto che si era fatto buio. Quando un sorriso di stupore puro si apriva dolcemente sul volto di lei, che esclamava, affondando il volto tra i suoi riccioli di cioccolato: «Oddio com'è tardi, non me ne ero accorta.»
Ed erano le piccole cose di ogni giorno a fargli capire che così bene, loro due non erano mai stati.

Quel modo delicato ma brioso che aveva Estelle di riempire ogni cosa, nelle sue case, nella sua vita, con la sua presenza che profumava di attimi di immenso.
Quel modo discreto e costante che aveva Harry di prendersi cura di lei, di farsela scivolare nelle mani e incastrarsela tra le dita per non lasciarla andare più, ad afferrare ogni istante, che diventava sempre più sgargiante, più chiassoso: faceva una tale luce e un tale rumore dentro di loro da lasciarli senza fiato, senza parole, senza nient'altro che la vita stessa.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora