55. Meet me in the hallway

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"Di quello che non è mai accaduto non ce ne scorderemo mai."



Quando l'avrebbe trovata, perché sarebbe accaduto, l'avrebbe legata e portata via di peso

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Quando l'avrebbe trovata, perché sarebbe accaduto, l'avrebbe legata e portata via di peso. L'avrebbe sgridata, per essere così dannatamente incosciente. L'avrebbe baciata, per essere così indipendente. E poi non l'avrebbe lasciata andare più.

Gli aveva detto che lui aveva una spiccata tendenza a decidere per la vita degli altri, ma la verità era che quando due vite sono così profondamente intrecciate nessuno può stabilire nulla per nessun altro.

Scrollò la testa per liberarla da quei pensieri, perché Estelle era l'unica persona al mondo capace di farlo essere così maledettamente arrabbiato e al tempo stesso più si infervorava contro di lei e più sentiva di aver bisogno di andare a tappezzare una città enorme solo per ritrovarla.
Era insensato, trascinante e ottenebrante, e forse il sentimento libero dai vincoli era proprio questo.

Il problema era che in quel momento gli sembrò completamente impossibile trovarla senza che lei gli dicesse dove fosse.

L'auto di sua sorella non aveva il gps e il telefono di Estelle suonava costantemente a vuoto come se fosse stato abbandonato da qualche parte.
Forse il posto in cui aveva deciso di andare era collegato a quello che le era successo, e che Ivonne aveva deciso di non dirgli, ma quella ragazza era se possibile più testarda persino di Estelle e non era riuscito a smuoverla da quel punto.
Avrebbe potuto prendere l'auto e vagare per San Francisco tutta la notte, e anche per dieci notti di fila, ma la realtà era che non sapeva nemmeno da dove iniziare a cercare.

Ed era ormai passata un'ora dalla telefonata di Ivonne e lui continuava a restare con le mani in mano senza un punto da cui partire.
Se non fosse che l'aveva chiamato il giorno prima per pregarlo di precipitarsi da lei e poi negarglisi in quel modo, la sua sparizione le sarebbe sembrata meno assurda.
Inoltre Estelle non era una tipa da colpi di testa, per quanto Ivonne potesse convincerlo che per un qualche motivo non fosse in sè.

Ma siccome continuare a barcollare in un'impasse di indecisione non era decisamente il suo forte, dopo aver fissato per qualche minuto buono la parete di fronte a sé, scattò in piedi tirandosi indietro sulla fronte una ciocca di capelli, dopodiché afferrò le chiavi della macchina e si precipitò fuori della camera dell'hotel dove stava temporeggiando nell'attesa di una qualche illuminazione.
Ebbe uno strano presentimento, mentre guardava le sue stesse scarpe percorrere quel corridoio ricoperto di moquette color tabacco.

Era euforia, perché d'un tratto era determinato a trovarla, da qualche parte, se lo sentiva scorrere sotto pelle quel sottile presagio che si sarebbero incrociati ancora, ma allo stesso tempo ultimamente i corridoi degli alberghi non gli donavano più sensazioni particolarmente positive, come se fossero una sorta di limbo a mezz'aria a cui erano stati dati in sorte.
E poi era spaventato dallo stato in cui l'avrebbe trovata.
Ivonne le aveva messo addosso un sesto senso inquietante che si appiccicava alla pelle come il caldo umido della California del sud.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora